Processo ai Lombardo|E' l'ora delle strategie - Live Sicilia

Processo ai Lombardo|E’ l’ora delle strategie

Corruzione elettorale. Nel processo a carico di Raffaele e Angelo Lombardo parlano i pentiti. E raccontano di cene per procacciare voti al presidente della Regione.

Accusa e difesa a confronto
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Difficile dire se dopo l’udienza di stamattina davanti al giudice monocratico nell’aula bunker dell’istituto penitenziario Bicocca, siano più importanti le dichiarazioni del killer-pentito Gaetano D’Aquino o il calendario della prossime udienze stilato dopo un giorno di interrogatorio con l’accordo di accusa e difesa. Quattordici, ventidue e ventotto giugno: tre appuntamenti importanti di cui uno importantissimo.

L’appuntamento importantissimo è quello del prossimo 28 giugno, giorno in cui la difesa dei Lombardo dovrebbe decidere se chiedere il rito abbreviato nell’altro troncone processuale che vede i fratelli Lombardo imputati coatti per concorso esterno e voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia. A chi oggi ha mostrato perplessità sulla vicinanza tra un’udienza e l’altra, Lombardo ha risposto: “E’ giusto che questi atti confluiscano nell’altro processo anche per un possibile ne bis in idem”.

In questo frangente esistono due tronconi processuali sui due appuntamenti elettorali avvenuti il 13 e 14 aprile 2008: elezioni regionali e politiche. Per le politiche è in corso da quasi un anno il processo che vede i Lombardo rinviati a giudizio per corruzione elettorale non aggravata con elementi di spicco del clan Santapaola. Questo troncone processuale, che oggi ha ospitato l’audizione di un collaboratore, procede spedito tra aule Bunker e videoconferenze varie, e ha consentito la raccolta di elementi che proprio ieri sono stati depositati nell’altro troncone processuale che ancora praticamente non è arrivato a giudizio e che riguarda prevalentemente le regionali del 2008.

Questa improvvisa accelerazione di oggi fa incrociare i destini dei due filoni processuali con lo spettro del “ne bis in idem”, ovvero la regola secondo cui nessuno può essere giudicato due volte sugli stessi fatti. Regola importante in caso di assoluzione. Ma il fatto qual è? Il presunto sostegno mafioso per le politiche del 2008 inserito nel capo d’imputazione dei Lombardo o tutti gli elementi che riguardano il 2006 che stanno emergendo nel corso delle deposizioni dei pentiti? L’unico punto di contatto fisico tra i due tronconi processuali è rappresentato dal pm Carmelo Zuccaro, coordinatore della Dda catanese che sostiene l’accusa nei due diversi procedimenti. È lui, insieme al pm Michelangelo Patanè, che potrebbe per esempio contestare l’aggravante di aver favorito la mafia e circoscrivere in modo approfondito il capo d’imputazione generico che lo scorso 13 giugno ha comportato la citazione diretta a giudizio dei fratelli Lombardo.

Seguendo il ragionamento della difesa dei fratelli Lombardo, il procedimento davanti al tribunale monocratico per la valutazione di presunti fatti di mafia, senza contestazione dell’aggravante mafiosa, potrebbe compromettere definitivamente il troncone processuale in cui si ipotizza il sostegno a Cosa Nostra che ancora si trova in uno stadio preliminare.

Ecco perchè il mese di giugno si annuncia ricco di colpi di scena, il ventotto sarà determinante: i nodi dei due filoni processuali paralleli verranno al pettine. E i Lombardo sapranno come passeranno l’estate

LA DIRETTA

11. L’invito al killer, adesso pentito, Gaetano D’Aquino, sarebbe arrivato direttamente da “Sebastiano Fichera, reggente del clan Pillera”. “Io -dice D’Aquino- non andavo mai a certi appuntamenti, ma in quel caso sono stato presente ed eravamo tutti attorno allo stesso tavolo, si parlava di Ascenzio Maesano, ma anche e soprattutto del sostegno elettorale a Raffaele Lombardo”.

11.20 “Angelo Santapaola mi disse che teneva molto a Pippo Limoli e li ho visti insieme in un bar vicino all’ospedale Garibaldi”. A questo punto il killer-pentito Gaetano D’Aquino racconta di aver chiesto ad Angelo Santapaola come faceva il clan ad appoggiare Limoli e i fratelli Lombardo. Il boss avrebbe risposto: “io porto numeri e per questo posso appoggiare più persone”.

LA MAPPA DEL VOTO TRA MPA E PDL
11.45.
Continua l’interrogatorio di Gaetano D’Aquino. “Il boss Fichera avrebbe dato l’incarico di sostenere l’azzurro Maesano ai fratelli Arena, appartenenti alla famiglia che fa riferimento all’ex latitante Giovanni Arena”. A Misterbianco è stato coinvolto il gruppo di Mario Nicotra, non nasceva la confusione con Angelo Lombardo. Il clan chiamava -secondo D’Aquino- Ascenzio Maesano in codice: “Ascio lo chiamavamo, organizzavamo i pullman per portare la gente a votare e se vedevamo la digos scappavamo”.

I fratelli Arena con “Nello ndringheta”, avrebbero sostenuto “Ascenzio Maesano a Librino, a San Giorgio pure, Ascenzio Maesano ha dato 120mila euro”. Il sostegno elettorale del clan sarebbe avvenuto sotto l’occhio vigile del candidato. “Ascenzio Maesano constatava direttamente se noi lo stavamo sostenendo”. Ascenzio Maesano avrebbe consegnato ai boss “circa 50-70 mila euro prima delle elezioni per sicurezza, e altri 50mila subito dopo”.

Fichera avrebbe dirottato i voti della famiglia Vinciguerra, “u cuttunaru”, verso Angelo Lombardo. Il sostegno della mafia ad Angelo Lombardo sarebbe arrivato anche da San Cristoforo, via della Concordia, piazza Palestro, quartiere Cappuccini. La zona “alta” di Catania invece sarebbe stata per Ascenzio Maesano. “Io stesso – racconta Gaetano D’Aquino – ho portato i volantini dentro un bar e ho detto a un ragazzo: dateli a questi personaggi. Me ne sono occupato io direttamente e ho raccomandato di dare i voti a Angelo Lombardo. Fichera Sebastiano mi disse: ‘mi sto muovendo per Angelo Lombardo’.

ECCO CALIMERO
12.
Spunta “Calimero”. Sarebbe “una persona di fiducia di Rosario Tripoto e del boss Corrado Favara, sua moglie era con l’Mpa”. Non un autonomista qualunque. Gaetano D’Antonio detto “Calimero”, l’uomo di cui parla il killer pentito D’Aquino, a cavallo delle elezioni regionali 2008 era sposato con Vanessa D’Arrigo, capogruppo dell’Mpa alla provincia regionale guidata da Raffaele Lombardo. D’Aquino è un fiume in piena, parla di Calimero come di ” un ragazzo che ha molte amicizie e tanta disponibilità di soldi. Uno dei più cari è stato Rosario Tripoto”. D’Antonio sarebbe stato “uno dei principali sostenitori dei Lombardo”.

11.50 Lombardo sparito dopo le elezioni. “Ricordo che in un’occasione si disse che Raffaele Lombardo era sparito con la scusa delle microspie, era diventato inagganciabile”. Secondo il pentito Gaetano D’Aquino i Lombardo avrebbero saputo dell’indagine del Ros già nel 2008, effettivamente si tratta del periodo in cui i carabinieri del nucleo speciale intercettavano e fotografavano presunti affiliati presso la sede dell’Mpa del viale Africa. All’improvviso, secondo D’Aquino la sede dell’Mpa sarebbe stata spostata in Via Pola “per la presenza delle microspie”. “Lombardo -dice D’Aquino- era sparito con la scusa delle microspie, ma la riunione riguardava gli omicidi che erano avvenuti a Catania. Non ho mai sentito lamentele nei confronti di Angelo Lombardo, per Raffaele invece si era troppo chiacchierato, era sparito dalla circolazione, era diventato inagganciabile. Girava la voce nella malavita che era diventato inagganciabile. Voci di cortile nella malavita”.

 


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