La trattativa Stato-mafia| "Vito Ciancimino era in missione" - Live Sicilia

La trattativa Stato-mafia| “Vito Ciancimino era in missione”

Il pentito Nino Giuffrè depone a Roma e racconta che l'ex sindaco di Palermo fu incaricato di "sondare" la disponibilità delle Istituzioni a trattare con i boss.

Parla il pentito Nino Giuffrè
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“Sapevo che Vito Ciancimino era in missione”. Arriva dall’ex capomafia di Caccamo, Nino Giuffré, oggi pentito, la conferma dell’esistenza della trattativa tra Stato e mafia. Manuzza, così era soprannominato Giuffrè, un tempo braccio destro di Bernardo Provenzano, è stato sentito nell’aula bunker del carcere di Rebibbia di Roma. I pubblici ministeri di Caltanissetta – Nicolò Marino, Stefano Luciani, Gabriele Paci e l’aggiunto Nico Gozzo – sono andati in trasferta per un incidente probatorio. Sono gli stessi magistrati che hanno riaperto le indagini sull’uccisione del giudice Paolo Borsellino. L’ex boss ha usato l’espressione “missione” per indicare una sorta di incarico avuto dall’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino di “sondare” la disponibilità a un’intesa tra Stato e mafia. Un tassello importante per i magistrati nisseni che hanno accertato che Borsellino sapeva dei primi contatti intrapresi da alcuni carabinieri del Ros con con Vito finalizzati a far cessare la strategia stragista in cambio di concessioni ai capimafia.

Giuffrè ha anche parlato dell’isolamento di Falcone e Borsellino: “Oggi si fanno grandi celebrazioni, ma quando erano vivi anche all’interno della magistratura non avevano molti amici e anche questo ha reso forte Totò Riina”. Secondo l’ex capomafia, l’isolamento che circondava i due magistrati uccisi dalla mafia nel ’92 rafforzò ulteriormente Cosa Nostra.

L’esame di Giuffré, primo dei quattro pentiti che sfileranno davanti al gip Alessandra Giunta, in trasferta a Roma fino a venerdì, è stato chiesto anche dal legale del capomafia Salvatore Madonia e del boss Vittorio Tutino, due degli ultimi quattro mafiosi arrestati a marzo per l’eccidio di via D’Amelio. Sono stati tirati in ballo nella nuova inchiesta aperta grazie alle dichiarazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza.Giuffré ha ricordato una delle riunioni deliberative della strage, organizzata a dicembre del 91 a cui – ha detto – partecipò Madonia.

Nella nuova inchiesta sono coinvolti, oltre a Madonia e Tutino, Salvatore Vitale e Calogero Pulci, pentito poi espulso dal programma di protezione.


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