LA RESA DEI CONTI - Live Sicilia

LA RESA DEI CONTI

La relazione dei magistrati contabili sul rendiconto 2011 della Regione parla di "una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi". Inefficaci le azioni del governo regionale e di quello nazionale. E il pg attacca i costi della politica.

Rendiconto generale 2011
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“Il rendiconto generale relativo all’anno finanziario 2011 registra una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi”. L’incipit del rendiconto generale per l’anno 2011 del presidente delle sezioni riunite della Corte dei Conti Rita Arrigoni è quantomeno inquietante. Per nulla incoraggiante. Poi, via via che si entra nello specifico del documento, arrivano i distinguo e le precisazioni. “Ma con i ‘se’ – ha puntualizzato pochi minuti dopo l’intervento della Arrigoni il procuratore generale della Corte Giovanni Coppola – non solo non si fa la storia, ma nemmeno il bilancio”.

I due interventi hanno aperto e chiuso la sessione pubblica nella quale è stato dato parere positivo al bilancio della Regione. Un bilancio di poche luci (la gestione della Sanità, ad esempio) e molte ombre: dagli eccessivi costi del personale, alle riforme mancate, dall’eccessivo utilizzo degli “esterni”, a una scarsa diminuzione della spesa, che viaggia insieme al preoccupane trend negativo delle entrate.

Ovviamente, non tutto è da imputare al governo regionale. Per la prima volta negli ultimi anni, in maniera così evidente, infatti, la Corte ha messo in luce la necessità di un dialogo tra Stato centrale e Regione, e del riconoscimento delle prerogative di uno Statuto speciale non del tutto compiuto dopo decenni.

“In questo quadro, certamente allarmante, – scrive però il presidente Rita Arrigoni – si iscrive un debito regionale in continua crescita che ha visto recentemente attivati, fra novembre e dicembre 2011, nuovi prestiti per 818 milioni di euro, determinando una complessiva esposizione a fine anno per circa 5 miliardi e 300 milioni”.

Tutto questo, all’interno di un contesto ulteriormente preoccupante. “”In Sicilia – ha proseguito la Arrigoni – continuano a manifestarsi segnali di inarrestabile declino. Anche nel 2011 l’economia siciliana ha risentito della fase ciclica negativa che ha causato un rilevante calo del Pil. Diverse pur valide iniziative – ha aggiunto – hanno scontato il condizionamento di interessi indisponibili ad una incisiva attività di riforma, che pure sarebbe stata necessaria per arginare quelle criticità finanziarie nelle quali è il rischio di sostenibilità futura nel bilancio regionale”.

E questo passaggio dà la cifra dell’opinione generale della Corte sull’operato del governo regionale. Le riforme sono state pensate, annunciate, in alcuni casi avviate. Ma i risultati ottenuti sarebbero di gran lunga inferiori alle attese. Anche per l’assenza di un sufficiente “”sostegno alla Sicilia da parte del Governo nazionale. Ciò varrebbe a dare nuovo, realistico impulso – ha detto il presidente Arrigoni – a quelle misure, pur previste da recenti iniziative regionali”, che non hanno avuto risultati apprezzabili. “Il che vale per il Piano di riordino delle società regionali, per la riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, per la riduzione degli enti sanitari, nonché per le nuove regole sulla trasparenza, sulla semplificazione, l’efficienza, specialmente con le iniziative previste a contrasto della corruzione e della criminalità organizzata”.

Insomma, “se” il governo nazionale desse una mano alla Sicilia, forse qualche riforma in più avrebbe colto nel segno. “Ma con i se – ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti Giovanni Coppola, durante la sua requisitoria – non solo non si fa la storia, ma nemmeno i bilanci”. Nei confronti dei quali, però, la Corte ha l’ultima parola: “Qualcuno dice – aggiunge Coppola – che se ci fossero più controlli, ci sarebbero meno problemi nei bilanci. Io dico che i controlli ci sono. Semmai dobbiamo chiederci se sono efficaci. Ma forse i controlli efficaci non piacciono, visto che in passato c’erano (e mi riferisco ad esempio ai controlli preventivi sugli atti degli enti locali) e sono stati aboliti”.

Al di là dei controlli, però, la Sicilia rimane, secondo Coppola, in “una situazione economica che definire disastrosa è un eufemismo”, anche a causa di una mancata attuazione di molti articoli dello “Statuto speciale che non deve essere visto – precisa Coppola – come una gentile concessione dello Stato, ma come un patto. Spesso non rispettato”. Poi la requisitoria del procuratore è entrata nel dettaglio dei numeri (cui dedicheremo un articolo a parte). Per sintetizzare, Coppola ha messo in luce la crescita seppur minima della spesa, nonostante la delibera del governo sui cosiddetti “tagli ai costi della politica”, la diminuzione delle entrate “dovute principalmente alla crisi che ha colpito le aziende private”, i buoni risultati della Sanità, il non ancora compiuto riordino delle società partecipate.


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