No al ricorso di Crosta | Dimezzata la sua pensione d'oro - Live Sicilia

No al ricorso di Crosta | Dimezzata la sua pensione d’oro

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'ex dirigente del dipartimento Acque e rifiuti, considerandolo inammissibile. La sua pensione, così, scende da 460 mila a 227 mila euro l'anno.

La Suprema Corte ha messo la parola fine sulla complicata battaglia legale tra la Regione Sicilia e Felice Crosta, ex super-dirigente che negli ultimi due anni ha percepito una pensione d’oro da 1.400 euro al giorno. Uno scandalo che si trascinava dal 2010 e che e’ rimasto aggrappato soltanto a un cavillo. Crosta infatti voleva i suoi soldi e ha deciso cosi’ di fare causa, contestando la sentenza della Corte dei Conti che gli aveva dimezzato il vitalizio. Ora è arrivata la sentenza: ricorso respinto perché considerato inamissibile: niente piu’ maxi pensione per il superburocrate.

Nel 2006 l’ex super dirigente fu messo da Cuffaro a capo dell’Agenzia per i rifiuti, con un compenso di oltre 460mila euro l’anno. Crosta accettò, ma si dimise qualche mese dopo. E quella breve indennità gli valse come base pensionabile in forza a una legge che l’Assemblea regionale siciliana varò proprio alla vigilia della sua nomina.

Un dettaglio che, sfumato l’astro dell’ex governatore Cuffaro, non è certo passato inosservato alla nuova amministrazione finita nelle mani di Lombardo, che ha deciso di rivolgersi alla Corte dei Conti. “Non si tratta certo di un regalo, io ho lavorato per 45 anni”, spiegò Crosta, che, conti alla mano, per due anni ha ricevuto un assegno di pensione di circa mezzo milione di euro l’anno, ovvero 1.369 euro al giorno.

Nel 2010, in primo grado, la Corte dei Conti ha riconosciuto il suo diritto, ma in appello ha ribaltato il verdetto, stabilendo che al manager pubblico spettava “soltanto” una pensione commisurata all’indennità percepita prima del brevissimo “compito” assegnatogli da Cuffaro: 227mila euro, circa la metà del vitalizio percepito fino a quel momento.

La vicenda sembrava conclusa così, con l’obbligo per Crosta di restituire alla Regione Sicilia anche 1,5 milioni di euro di arretrati. Ma l’ex dirigente ha deciso di aggrapparsi a un piccolissimo dettaglio e di ricorrere in Cassazione, contestando la composizione del collegio che gli ha dimezzato l’indennità. Un cavillo che la Suprema Corte non ha fatto proprio (le motivazioni si conosceranno nei prossimi giorni) e che non ha resistituito a Crosta la sua “maxi-pensione”.


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