"Ho un cognome ingombrante | Ma non chiamatemi Trota" - Live Sicilia

“Ho un cognome ingombrante | Ma non chiamatemi Trota”

Toti Lombardo presenta la sua candidatura a Catania. Con lui papà Raffaele e lo zio Angelo. Il figlio del governatore tiene a precisare: "Non sono il Trota, sono piuttosto un pescespada".

Toti Lombardo a Catania
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CATANIA- Toti Lombardo apre la campagna elettorale insieme al papà Raffaele e allo zio onorevole Angelo, tanta gente oggi a Catania ha partecipato al “debutto” del figlio del governatore. Ad attendere Toti e Raffaele ci sono Gianfranco Micciché e il gotha del potere etneo, a partire da Salvo Riolo, ex manager della Johnson e Johnson, Concetto Costa, ingegnere, principale progettista delle opere pubbliche e private catanesi, Antonio Scavone, ex manager Asp 3 e Gaetano Tafuri, vice presidente dell’Ast già commissario governativo della Ferrovia Circumetnea. Per non parlare di Santi Rando, nuovo assessore autonomista del comune di Catania e dei numerosi vigli urbani, che raramente si vedono sulle strade catanesi, intenti a bloccare l’arteria che costeggia il cinema Odeon per tutta la durata della manifestazione politica.

Raffaele, appena Toti viene circondato dai giornalisti, inizia a sospirare e ascolta con attenzione. Ma il figlio sfodera gli artigli e lancia il primo attacco “ai giornalisti del Nord che utilizzano il soprannome ‘Trota’ per non dire nulla”. “Appellativi e soprannomi – aggiunge Toti – sono la classica rappresentazione falsa della verità”. “Il mio cognome è ingombrante – continua Lombardo junior – perché ha dato una svolta e ha fatto iniziare una pagina nuova della storia politica siciliana”. L’aspirante deputato regionale autonomista ribadisce lo slogan della campagna elettorale tra i flash dei fotografi: “Liberi di crederci al fatto che una classe politica giovane si affaccia oggi sulla politica sul solco di una politica autonomista che è l’unica speranza che ha la Sicilia”.

Altro che Trota, Toti rivendica lo status di “pescespada” e per farlo reinterpreta la mitologia classica: “Noi – dice letteralmente Toti – ripercorreremo la mitologia siciliana dei pescespada che seguirono Achille nel mare dopo che venne ucciso perché volevano continuare a combattere”. Eppure i Mirmidoni, secondo la mitologia, si suicidarono gettandosi in mare per non essere riusciti a vendicare la morte di Achille. La Dea Teti, madre di Achille, li tramutò in pescispada, per ricordare la loro arma. Toti tiene a ribadirlo: “Io non sono il Trota, ma sono pescespada, e non sono da solo come il Trota, siamo centinaia di pescespada, che sconfiggeranno la mala politica, il giornalismo delle notizie false”.

“Non mi sento l’Achille di nessuno – precisa Toti Lombardo – mi sento una persona libera che oggi vuole intraprendere un percorso che sia utile, ho 23 anni e questa è una grande fortuna perché se mi renderò conto che non potrò essere utile perché verrò bloccato, verrò vituperato in continuazione, potrò sicuramente cambiare e fare altro, con la vicinanza di mio padre”. A questo punto Raffaele rompe la tensione creata con i giornalisti: “Toti fa 24 anni facciamogli gli auguri!”. E scattano gli applausi. “Faccio a mio nipote tanti auguri – ha detto Angelo Lombardo – anche perché oggi per entrare in politica ci vuole molto coraggio, soprattutto in Sicilia”. “E’ un ragazzo eccezionale – ha aggiunto – e spero che abbia più fortuna e che riesca a mettere al servizio dei siciliani l’impegno che ha già messo nel passato nel suo mondo giovanile”.
“Sono venuto qui – ha concluso Angelo Lombardo – perché è mio nipote, per sostenerlo con affetto. Abbiamo tanti candidati in questo movimento, sostengo lui come sostengo tanti altri”.


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