Prime spine per Crocetta| "Non si governa col 10%" - Live Sicilia

Prime spine per Crocetta| “Non si governa col 10%”

L'alto prelato interviene sul dibattito innescato dall'assenza di una maggioranza per il nuovo esecutivo regionale: "E' necessaria una partecipazione ampia". Critiche anche sulle recenti esternazioni del neo governatore: "Non è un pm antimafia, pensi a far funzionare gli uffici della Regione".

Il cardinale Romeo a tutto campo
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Il cardinale Paolo Romeo

PALERMO – Il nuovo governo regionale, la disaffezione dei cittadini alla politica e i tagli alle spese superflue. Sono passate poche ore dal verdetto delle urne, che lo ha incoronato presidente della Regione siciliana, e già Rosario Crocetta deve fare i conti con il pressing delle forze che contano. In primo piano l’assenza di una maggioranza all’Ars: nessuna imboscata in Aula (il nuovo Parlamento è ancora lontano dall’insediarsi), ma un vero e proprio avvertimento lanciato da chi vive proprio a pochi metri da quel Palazzo dei Normanni dove Crocetta sarà costretto a lunghe trattative per consentire una vita serena ai provvedimenti del suo governo. Il cardinale Paolo Romeo, intervistato da Radio Vaticana, è antrato nel dibattito avviatosi già lunedì sera: “Ora noi, qui in Sicilia saremo governati da chi è andato al governo col 10% dell’elettorato – ha ricordato l’arcivescovo di Palermo – Ora in un momento di crisi così grave credo che sia impensabile poter governare col 10%, perché si ha bisogno di una partecipazione ampia”. Secondo Romeo “oggi sempre più quando c’é da spartire tutti sono disponibili, ma quando c’é da fare dei sacrifici tutti si chiamano fuori. Ma se tutti non facciamo dei sacrifici la realtà della quale ci lamentiamo non cambierà mai”.

Romeo non è tenero con Crocetta, neanche quando questi ricorda il suo impegno antimafia facendone una discriminante rispetto al passato di Palazzo d’Orleans: “In queste ore ho sentito sbandierare che ora c’é un antimafia a presidente della Regione. Ma il presidente della Regione non è il procuratore antimafia, quello lo deve fare il procuratore antimafia, mentre il presidente della Regione se vuole combattere la mafia deve far funzionare gli uffici della Regione. Perché se non funzionano c’é sempre chi, corrompendo, li farà funzionare come vuole lui”.

E’ l’astensionismo, registratosi domenica, l’elemento che più proccupa Romeo: “C’é un degrado della vita civica e della vita sociale sempre più pronunciato – ha sottolineato -. C’é una scollatura tra paese politico e paese reale molto preoccupante. L’astensionismo che si è registrato qui – spiega il cardinale – è un fenomeno altamente preoccupante perché non dobbiamo dimenticare che i nostri padri per darci una democrazia, per dare la voce al popolo hanno sacrificato la propria vita. Noi quindi non possiamo chiuderci nelle nostre case e guardare dalla finestra ciò che accade nel nostro territorio. Trovo dunque un tradimento dei sacrifici dei nostri padri – ha continuato Romeo – il voler pensare: io ho un giocattolo che è la democrazia, se voglio giocarci ci gioco, altrimenti no. Questo è un fenomeno gravissimo perché siamo dei rinunciatari che ci chiudiamo nelle nostre visioni e lasciamo che a decidere siano altri, che a prendere le redini della società siano altri”.

Secondo Romeo, “un altro fenomeno gravissimo è che noi parliamo di società civile, ma la società civile deve essere una società civile che prenda in mano i destini e il futuro dei propri figli, della propria terra, e questo non accade. Non si può dire: perché non vedo niente allora io lascio giocare gli altri. Questo è un tradimento del senso della coscienza civica”.

Infine il monito a tutta la classe politica siciliana.  “Alla politica dico: ognuno faccia il proprio dovere – ha ammonito Romeo -. E il proprio dovere non è quello di forzare la legge per avere cinque consulenti in un assessorato ma per mettere a frutto le energie che ci sono all’interno. Ieri sera sentivo che ci sono 1.200 dirigenti. Ma dirigenti di che? Di un
ufficio dove c’é solo il dirigente e nessun collaboratore? Tutti vogliono essere dirigenti. Come la storia dei forestali – ha aggiungto il cardinale -. Qui in Sicilia ce ne sono più che in Friuli ma qui foreste non ci sono. I forestali spengono solo il fuoco, cosa che fanno già i pompieri. E poi gli incendi certe volte sono dolosi. Insomma, questi sono numeri pesanti, che certamente non hanno snellito le istituzioni. E in questo senso riforme non sono state fatte, non le ho viste”.


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