Miccoli, Lauricella e l'estorsione | I boss di Porta Nuova diedero l'ok - Live Sicilia

Miccoli, Lauricella e l’estorsione | I boss di Porta Nuova diedero l’ok

Da sinistra Fabrizio Miccoli, Mauro Lauricella, Alessandro D'Ambrogio, NIcola Milano e Tommaso Di Giovanni

Mauro, figlio del boss della Kalsa Nino Scintilluni, aveva ottenuto il benestare da Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni per favorire la richiesta dell'ex capitano del Palermo. Nelle conversazioni intercettate si fa riferimento anche ad Alessandro D'Ambrogio.

Palermo - il retroscena
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PALERMO – Mauro Lauricella avrebbe ricevuto il via libera dal gotha della famiglia mafiosa di Porta Nuova per portare a termine l’incarico commissionatogli da Fabrizio Miccoli: recuperare il credito di un amico del calciatore, l’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini che aveva investito nell’acquisto della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine.

Mauro, figlio del boss della Kalsa Nino Scintilluni, aveva ottenuto il benestare da Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni arrestati nel 2011 con l’accusa di avere retto le sorti del mandamento di Porta Nuova. Nelle conversazioni intercettate di Lauricella si fa riferimento anche ad Alessandro D’Ambrogio e all’incontro in un ristorante con il boss che sarebbe finito in cella nel 2013 perché avrebbe preso in mano le redini del mandamento e di una grossa fetta della Cosa nostra palermitana.

Tutto questo si apprende da una conversazione, avvenuta nel marzo 2011, fra Mauro Lauricella, da due giorni in cella con l’accusa di estorsione aggravata, e la madre Rosa Brusca: “Mamma… quel discorso… il discorso di Fabrizio… il discorso dei quattromila euro … gli è arrivato a Nicola Milano all’orecchio… a Nicola Milano e Masino (si tratterebbe di Tommaso Di Giovanni ndr)”. Gasparini voleva restituiti12 mila euro ma alla fine ne avrebbe ottenuto solo due mila. Lauricella sarebbe riuscito, infatti, a recuperare con le maniere forti, da qui l’accusa di estorsione aggravata, seimila euro trattenendone quattro mila per sè. Così Mauro lo spiegava alla madre: “Non avanzava i piccioli da quello, dodicimila euro… glieli ho recuperati, mi ha dato i piccioli quattromila euro… però glielo hanno mandato a dire a Nicola e a Masino…dice: il tizio mi deve dare i piccioli. Dice: li recuperi e te li prendi tu, a Nicola gli hanno detto… e Nicola mi ha detto che… lui mi fa… dice: cumpà a te cercavo… mi ha detto Nicola … gli ho detto che è Nicola? … e aveva un bigliettino”.

Di fronte a Milano, nove mesi prima che quest’ultimo venisse arrestato, Mauro Lauricella avrebbe scelto la strada della sincerità: “Con te con la verità ti parlo… perché sei mio fratello lo sai, il discorso è accussì, accussì e accussì … il discorso è che questo avanzava dodicimila euro… gli ho detto: io l’ho chiuso a metà… e seimila euro gli ho detto… duemila glieli ho mandati a lui e quattromila me li sono ammuccati io”.

Milano e Di Giovanni sapevano già tutto: “A posto compare non ti preoccupare, non ce n’è problemi con te, dice: i soldi che mi dovevo sgubbare io dice te li sei sgubbati tu, mi ha detto Masino. Siccome mi sono visto rubato, per scherzare… a posto dice… se era un altro dice, mi doveva andare a prendere i soldi subito, siccome sei tu il discorso si chiude accussì”.

Nel prosieguo della conversazione è una frase della madre – “giusto giusto tuo padre sapeva il discorso” a fare emergere che l’allora latitante Nino Scintilluni era al corrente di tutto. E il figlio lo confermava: “Sì, io gliel’ho detto a Fabrizio”. Quindi spuntava un pizzico di rammarico – “… la gente mi vuole bene … e lui non ci crede …”, nei confronti del padre latitante che non ne avrebbe apprezzato fino in fondo le capacità. Altri, invece, avrebbero avuto una grande considerazione nei confronti di Lauricella e fra questi Alessandro D’Ambrogio.

I due si erano incontrati in un ristorante in viale Regione Siciliana. Mauro raccontava alla madre che il boss era in compagnia di Luigi Giardina, cognato di Gianni Nicchi, e del fratello di Massimo Mulè, di recente scarcerato dopo una lunga condanna. “… mi disse salutami a tuo papà, a tua mamma salutami, a tutti…”, gli avrebbe detto D’Ambrogio dopo averlo invitato a mangiare insieme: “… perché ci ha detto sedetevi qui ed io gli ho detto, no, no ci mettiamo là mi siddia…”. E la madre registrava con soddisfazione: “… a noi ci rispetta… a noialtri… Alessandro”.

 


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