Torna all'Ars il caso degli immobili | Intanto la Regione ne vende 157 - Live Sicilia

Torna all’Ars il caso degli immobili | Intanto la Regione ne vende 157

Il valore delle vendite potrebbe essere milionario ma è solo il valore attuale dei beni deve essere stimato

PALERMO – Il caso degli immobili torna all’Ars. Oggi la commissione antimafia ascolterà l’assessore all’Economia Gaetano Armao sulla vicenda del censimento del patrimonio costato 90 milioni e su tutti gli sviluppi del caso, fino ad arrivare alla vicenda della password di cui si è entrati a disposizione sono poche settimane fa. Intanto però la Regione si prepara a dismettere 157 immobili che per la maggior parte sono terreni presenti in tutta la Sicilia.

157 immobili da vendere ma non si conosce il valore attuale

Quanto potrebbe incassare Palazzo d’Orleans con la dismissione di questa parte del patrimonio non è segnalato. Alcune fonti dell’assessorato all’Economia affermano che il valore potrebbe raggiungere i 17 milioni ma non ci sono cifre ufficiali. Proprio per questo, prima di potere procedere alle dismissioni sarà necessario che il dipartimento tecnico regionale accerti il valore attuale degli immobili, attraverso gli uffici del Genio Civile provinciali. Chiarito quale sarà il prezzo a base d’asta, si potrà procedere alle gare per la vendita.

Il tema d’altronde è stato affrontato durante la discussione del disegno di legge Collegato ‘generale’ alla finanziaria per il 2019. In quell’occasione il governo aveva presentato una norma, poi stralciata, che dava al dipartimento regionale tecnico il compito di compiere le stime sui valori di tutti gli immobili regionali per avviare una ricognizione straordinaria del patrimonio della Regione.

Un caso ‘vecchio’ dieci anni

La norma era stata oggetto di un’aspra critica e aveva tirato in ballo la vicenda del censimento immobiliare costato circa milioni 90 e di cui non si erano mai conosciuti gli esiti. I deputati del M5s, proprio nel corso della discussione di questa norma hanno protestato chiedendo come si potesse avviare una nuova ricognizione senza prima consultare quella già esistente. Al titolare dell’Economia era allora toccato ammettere che il governo non disponeva della password per accedere al server del censimento. Solo dopo alcuni giorni la password è stata recuperata.

Il caso del censimento degli immobili della Regione ha radici profonde. Tutto ha inizio durante il secondo governo Cuffaro nel 2009. Allora il governo regionale pensò di vendere una parte degli immobili di proprietà regionale utilizzando la Spi, Sicilia patrimonio immobiliare, una società mista, al 75 per cento della Regione e al 25 per cento dei privati. Attorno a quell’operazione sono stati tanti i dubbi e le ombre, messi nero su bianco anche dalla Corte dei conti. Nel 2012, poi il governo Lombardo ha deciso di escludere la Spi dalla gestione del patrimonio immobiliare. Sarebbe partito così un contenzioso con i privati rappresentati dall’immobiliarista Ezio Bigotti recentemente finito al centro delle cronache giudiziarie. Proprio per via di questa causa si il censimento sarebbe diventato inaccessibile.

Lo sblocco della questione registrato circa due mesi fa non è comunque bastato a risolvere il problema del calcolo del valore del patrimonio regionale. A quanto pare infatti, come pure era stato annunciato durante le sessioni d’aula all’Ars, le stime del censimento sarebbero ormai obsolete e così è necessario che siano aggiornate. Per questo, prima di mettere in vendita il patrimonio da dismettere, serve una nuova valutazione da parte del dipartimento tecnico. Proprio come prevedeva la norma che l’Ars non ha approvato.

La dismissione annunciata da Musumeci

Questo piano di dismissioni è nella mente del governo regionale da tempo. Lo scorso febbraio, infatti, il presidente della Regione Nello Musumeci in una dichiarazione alla stampa aveva affermato che il suo esecutivo stava facendo scoperte “incredibili” e cioè che la Regione era proprietaria di oltre 500mila ettari di terra che il governatore aveva promesso di volere “dare ai giovani”.

Musumeci stesso, in quell’occasione, aveva spiegato la conformazione di questo patrimonio. “Si va – ha detto – da ex feudi e piccoli lotti di terreno, superstiti della riforma agraria, a masserie e capannoni di industrie alimentari dismesse, a campagne in pianura e in alta montagna. Un immenso patrimonio che potrebbe superare i 550mila ettari: solo l’Ente di sviluppo agricolo è proprietario di circa 400mila ettari; il dipartimento per lo Sviluppo rurale ne gestisce, invece, 150mila. E poi ci sono gli immobili appartenenti alle Aziende sanitarie provinciali, provenienti essenzialmente da lasciti e donazioni di benefattori. Per la stragrande maggioranza di questi beni – ha aggiunto ancora il presidente – mancano dati dettagliati e valutazioni agronomiche. Inutile dire che tra le pieghe di tanta indifferenza, che ha caratterizzato negli anni la gestione del patrimonio pubblico in Sicilia, si annidano mafiosi, speculatori, opportunisti e qualche ‘amico del giaguaro’, che detengono senza alcun titolo immobili non di loro appartenenza”.

Di che immobili si tratta e dove si trovano

Ora il dipartimento alle Finanze e al credito ha selezionato i beni che si possono cominciare a vendere. La lista potrebbe non essere definitiva perché nella delibera la giunta ha disposto la facoltà della presidenza della Regione di non fare dismettere alcuni beni d’interesse culturale o agricolo.

Come detto per la maggior parte si tratta di terreni, ma ci sono anche terreni con fabbricati, tratti di arenili e quindi di spiaggia, alvei abbandonati dai torrenti. Tra i siti che destano maggiore attenzione, si trovano anche impianti sportivi come nel caso di una palestra a Catania, e di un impianto sportivo con palestra ad Adrano, e poi ancora il palazzo dell’ex Azasi a Modica, delle colonie marine a Catania e a Pozzallo e un villaggio con 22 unità immobiliari a Castronovo di Sicilia, in contrada Regalmici. E non mancano fra i fabbricati gli appartamenti da uno fino a più di 6 vani.

La provincia di Messina è quella con il più alto numero di beni da dismettere: sono 58. Nella provincia di Agrigento saranno dismessi dodici beni, mentre in quella di Caltanissetta sono solo tre. Una trentina di immobili da alienare si trovano nel territorio etneo mentre nell’ennese sono 18. Rimangono le province di Palermo,dove i beni del patrimonio da dismettere sono 16, Ragusa con 9 cespiti, il trapanese con 7 e il siracusano con uno solo.

ECCO LA LISTA DEI BENI SELEZIONATI PER LA DISMISSIONE COMUNE PER COMUNE

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI