Sul voto la spada di Damocle dell'inchiesta Girgenti Acque - Live Sicilia

Sul voto la spada di Damocle dell’inchiesta Girgenti Acque

Il procuratore Patronaggio: "In città la mafia non è più attore principale. Ma in provincia...".
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AGRIGENTO – C’è chi dice che è questione di giorni. Chi addirittura si aspetta il colpo prima del voto. In procura ovviamente sui tempi le bocche sono cucitissime. Ma di certo, l’inchiesta su Girgenti Acque, una spada di Damocle per il palazzo del potere agrigentino, è aperta da un pezzo. E la sua chiusura sarebbe vicina. Ci sono decine e decine di indagati nella maxi inchiesta della procura di Agrigento sulle vicende della società di Campione, oggi commissariata, che ha gestito l’acqua da queste parti. E che sarebbe stata al centro, secondo le ipotesi degli inquirenti, di una rete affaristica. Trasformandosi anche in “assumificio” per amici e parenti di potenti vari. Un aspetto, questo, che in realtà nell’inchiesta col tempo avrebbe visto diminuire il proprio peso, trattandosi peraltro di una società privata che poteva assumere liberamente. Il lavoro degli inquirenti si è concentrato sempre più su altre possibili storture nei rapporti tra il pubblico e la società concessionaria del servizio idrico. La politica agrigentina attende le mosse della procura guidata da Luigi Patronaggio. Che da queste parti ha un bel da fare sul fronte dell’immigrazione (una valanga gli arrivi dalla Tunisia quest’estate), tema per la verità quasi assente nella campagna elettorale di Agrigento.

Luigi Patronaggio

Gli incroci tra politica e imprese in questo territorio possono finire sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. “Questo è un territorio che per lo più non ha imprenditori, se non un’imprenditoria assistita legata alla politica”, osserva il procuratore capo Patronaggio, che da quattro anni siede negli uffici del quinto piano del palazzo di giustizia. Un po’ di soldi da queste parti la politica li portò soprattutto ai tempi di Totò Cuffaro, tra eolico e agricoltura. Ora se ne vedono meno.

E la mafia? In campagna elettorale non se ne sente parlare. C’è ancora ad Agrigento? “Certo ma Cosa nostra non è quella di vent’anni fa – risponde Patronaggio –. Diciamo che in città ha cambiato volto e non è più l’attore principale. Lo continua a essere in provincia dove è molto presente”. Provincia difficile, l’Agrigentino, con una lunga tradizione di mafia e affari. “D’altronde questa è la città del Tavolino”, ricorda Patronaggio. Che osserva come sul versante occidentale della provincia, da Ribera in poi, qui si senta “forte il legame con la mafia trapanese di Messina Denaro e con la massoneria”. Ma la politica agrigentina al momento sembra avere altro a cui pensare. E fra quell’altro c’è la spada di Damocle dell’inchiesta su Girgenti Acque.

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