"Gli stipendi le spettano, ma deve restituire i soldi dei mobili" - Live Sicilia

“Gli stipendi le spettano, ma deve restituire i soldi dei mobili”

L'ex sovrintendente incassa 20 mila euro, ma ne sborsa 14.500 spesi per comprare arredi considerati "inutili"
ORCHESTRA SINFONICA SICILIANA
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PALERMO – Gli stipendi non dovrà restituirli perché le spettano, ma i soldi spesi per gli arredi sì. Ciò significa che Ester Bonafede, ex sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana, incassa ventimila euro e ne sborsa 14.500. A conti fatti ha diritto a cinque mila e 400 euro.

Lo ha deciso il giudice della Terza sezione civile del Tribunale Andrea Compagno che ha accolto uno solo dei due motivi di ricorso della Fondazione, assistita dall’avvocato Andrea dell’Aira.

Nel primo motivo la Fondazione chiedeva la nullità del decreto ingiuntivo con cui il Tribunale aveva obbligato l’ente a pagare gli stipendi di febbraio e marzo 2013 (il mese successivo Bonafede si dimise) ritenendo che ci fosse incompatibilità fra l’incarico di sovrintendente e la nomina ad assessore regionale al Lavoro e alla famiglia nel governo Crocetta. Si tratta di ventimila euro a fronte di un contratto annuo di 120 mila euro.

Il giudice dà ragione a Bonafede, costituita in giudizio con l’assistenza dell’avvocato Barbara Billeci, ricordando nella motivazione che il punto sulla incompatibilità fu impugnato dal Commissario dello Stato ed eliminato dall’Assemblea regionale siciliana che ne ha accolto i rilievi.

Solo successivamente, il 4 maggio 2013, un decreto legislativo introdusse l’incompatibilità e il giorno precedente l’architetto Bonafede “correttamente rassegnò le proprie dimissioni”. Che poi il decreto legislativo aveva l’obiettivo di contenere la spesa pubblica e non di regolare l’incompatibilità.

La vicenda degli stipendi ora decisa dal Tribunale faceva parte del contenzioso che costò a Ester Bonafede, nel giugno 2019, la revoca della nuova nomina a sovrintendente. Furono giorni caldi con l’allora presidente del Consiglio di amministrazione Stefano Santoro che spiegò che la nomina era stata revocata perché Bonafede non aveva presentato l’attestazione della sospensione dei procedimenti pendenti sul conflitto d’interessi, avendo un contenzioso aperto con la stessa Fondazione (la Foss è una partecipata della Regione siciliana).

Le è andata peggio nel caso dell’acquisto dei mobili. In particolare dovrà restituire: 8.700 euro per due credenze, due tavoli e un divano, 605 euro per dei lumi, 2.495 per altri divani.

Secondo la Fondazione, si trattava “di acquisti beni del tutto superflui effettuati ad insaputa del consiglio di amministrazione”. Mobili non solo “inutili per la Foss ma clamorosamente difformi da quelli appostati in fattura (semplici riproduzioni e non mobili antichi restaurati)”.

“Detti acquisti sono stati effettuati dal sovrintendente architetto Bonafede in totale autonomia – scrive il giudice Compagno – ovverosia senza alcun coinvolgimento ne preventivo né tanto meno successivo del consiglio di amministrazione, in totale dispregio del riparto di competenze sancito dallo statuto della Fondazione”.

Ecco perché Bonafede è stata condannata a restituire 11.800 a cui vanno aggiunti 2.250 euro per il mancato pagamento di quattro bolli auto di una Alfa 155 che invece di essere rottamata, come da accordi, per acquistare una nuova Bmw fu “affidata un soggetto che poi si è reso irreperibile senza peraltro preoccuparsi di avviare la pratica amministrativa di cancellazione del pubblico registro”. Ala fine fra dare e avere a Bonafede spettano 5.421 euro. E la Foss deve anche pagare oltre duemila di euro di spese legali.


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