Tangenti nella sanità siciliana: in tre patteggiano, si indaga ancora - Live Sicilia

Tangenti nella sanità siciliana: in tre patteggiano, si indaga ancora

Manganaro concorda la pena, ma a condizione che restituirà i soldi delle tangenti. Damiani e Candela scelgono il rito abbreviato

PALERMO – In tre patteggeranno, sei hanno scelto il rito abbreviato mentre uno sarà giudicato in ordinario. È questo il quadro processuale degli imputati per il presunto giro di tangenti nella sanità siciliana.
Il giudice per l’udienza preliminare Antonella Consiglio aveva accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, secondo cui “le prove sono evidenti”. L’evidenza è un requisito necessario per saltare l’udienza preliminare e iniziare subito il dibattimento. Per altri indagati la Procura al momento ha stralciato la posizione.

I pm hanno prestato il consenso al patteggiamento di Salvatore Manganaro, considerato il referente di Fabio Damiani per gli appalti (4 anni e 2 mesi condizionati alla restituzione di tangenti che avrebbe incassato assieme Damiani e che superano il milione di euro), Ivan Turola, referente occulto della società Fer.Co (4 anni e mezzo di carcere), Roberto Satta, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie (5 anni). Processo in abbreviato per Damiani, manager dell’Asp di Trapani ed ex responsabile della Centrale unica di committenza che gestiva le gare di appalto a livello regionale; Antonio Candela, allora coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19 ed ex manager dell’Asp di Palermo; Giuseppe Taibbi, imprenditore legato a Candela: Francesco Zanzi, amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie spa; Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di Siram e amministratore delegato di Sei Energia scarl; Salvatore Navarra, presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa. Sarà processato con il rito ordinario Crescenzo De Stasio, direttore unità business centro sud di Siram srl. L’inchiesta avrebbe svelato un giro di mazzette per pilotare quattro gare di appalto: oltre 600 milioni di euro in forniture e servizi. LEGGI ANCHE: “Damiani scrive ai pm”

Candela nel corso di un interrogatorio ha spiegato di essere finito nella rete di Taibbi, che gli avrebbe fatto credere di essere un agente dei servizi segreti. Il fascicolo si è anche arricchito delle confessioni di Manganaro ai pubblici ministeri. Confessioni che gli sono valse gli arresti domiciliari perché “ha proceduto a una rivisitazione critica delle sue condotte e rescisso il legame con l’ambiente”. L’imprenditore agrigentino ha riferito dell’esistenza di un patto illecito su cui si reggeva la gestione di una grossa fetta delle commesse sanitarie. Non solo appalti milionari, ma anche gare per cifre inferiori su cui continuano a indagare i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria che hanno messo le mani sugli archivi informatici di Manganaro, grazie al quale è in corso la decriptazione. Ci sono nomi e fatti che riguardano la sanità pubblica. Così come si continua a indagare sul livello politico dell”inchiesta. Tanti i nomi in ballo. Agli atti è finita una lettera che Damiani ha scritto alla Procura di Trapani che l’ha girata ai colleghi di Palermo in cui si definisce sostanzialmente vittima di un sistema in cui l’ingerenza della politica è totale. È lo stesso Damiani a indicare nomi e cognomi. Non si tratta di un gesto di collaborazione, ma di un atto di difesa ma ciò che ha messo per iscritto va verificato punto per punto. LEGGI ANCHE: “Sanità, le nuove confessioni di Manganaro”

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