"Barche e ville con i soldi della società": farmacisti indagati per bancarotta

“Yacht e ville coi soldi della società”: farmacisti sott’inchiesta

Sono indagati per bancarotta fraudolenta

PALERMO – Due farmacisti indagati per bancarotta fraudolenta. Prima e dopo il fallimento avrebbero distratto e dissipato il patrimonio della società.

Sotto inchiesta sono finiti Bice Raspanti e Fabio Polizzi, marito e moglie, di 58 e 53 anni. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Francesca Dessì che si sono affidati alla ricostruzione dei finanzieri.

La “Farmacia Tulone Calogera di Raspante Bice e Mariafrancesca srl” è stata dichiarata fallita dal Tribunale nel gennaio 2017. Bice Raspante ha depositato la documentazione contabile. Il curatore l’ha analizzata e ha scoperto un passivo di sei milioni di euro, tra stipendi non pagati ai dipendenti, tasse non versate e debiti verso i fornitori.

Dalla vendita degli immobili societari si possono ricavare quattro milioni di euro, di cui 2,6 milioni già incassati e utilizzati per ripianare i debiti. Solo che nel frattempo gli investigatori hanno scoperto nuove operazioni sospette.

La stessa Raspante aveva ammesso di avere eseguito una serie di prelievi per le esigenze della propria famiglia (ha parlato di “sostentamento”) e per pagare in nero in lavoratori.

In realtà dalle indagini dei finanzieri, i quali hanno raccolto anche le testimonianze dei dipendenti e di diversi professionisti che hanno lavorato per la farmacia, si è scoperto che gli indagati non avrebbero pagato regolarmente gli stipendi nonostante 5.000 euro di ricavi al giorno.

Non solo: a differenza di quanto dichiarato da Raspante con i soldi prelevati dai conti correnti della società sarebbero stati comprati immobili, imbarcazioni di lusso e autovetture di grossa cilindrata anche quando ormai l’esposizione debitoria era acclarata. Gli inquirenti parlano di tenore di vita altissimo e non di sostentamento.

Secondo l’accusa, dietro il fallimento non ci sarebbe una “crisi del mercato”, bensì “precisi e spregiudicati comportamenti commerciali non dettati da provvisorie difficoltà ma preordinati ad accumulare ingenti profitti in spregio alle norme tributarie, alle regole commerciali e alle ragioni creditorie di tutti i soggetti – dipendenti, professionisti, fornitori – che operano nella vita d’impresa nonché dell’erario”.

Lo scorso settembre il tribunale del Riesame su ricorso della Procura ha applicato il divieto di dimora ad entrambi gli indagati, con l’aggiunta per il solo Polizzi del divieto di esercitare impresa.

In quella sede è emerso che Raspante non avrebbe fatto cenno all’esistenza di altri beni, fra cui una villa di lusso in Kenya, immobili a Ustica e Favignana, e attivitàcommerciali a Malta su cui pesa l’ombra di un possibile riciclaggio di denaro..


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