Le mani dei clan sui tour: le condanne del gup - Live Sicilia

Le mani dei clan sui tour: le condanne del gup

La sentenza chiude il processo, stralcio abbreviato, scaturito dall'inchiesta del Gico della Guardia di Finanza.
INCHIESTA ISOLA BELLA
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CATANIA – A Taormina i clan facevano affari in partnership. Il profumo dei soldi riesce a mettere da parte anche vecchi rancori, che hanno l’eco di sanguinarie guerre. Davanti il tratto di mare di Isola Bella, i CIntorino, legati ai Cappello, e i Santapaola-Ercolano sarebbero riusciti a mettere le mani nelle attività da diporto legato alle escursioni turistiche. Pizzo che le due famiglie mafiose si sarebbero spartite, per un giro d’affari – stimato dagli inquirenti – in 20 mila euro al giorno nelle giornate di alta stagione estiva. L’inchiesta, condotta dal Gico della Guardia di Finanza di Catania, ha portato alla sbarra esponenti di vertice delle due ‘fazioni’ mafiose. Oggi è arrivata la sentenza del gup Stefano Montoneri del processo abbreviato. Un procedimento composto da un apparato accusatorio articolato da decine e decine di intercettazioni, ma anche da indagini di riscontro alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che hanno arricchito i faldoni del processo. E tra i pentiti anche Carmelo Porto, volto storico del clan Cintorino, che pochi giorni dopo il blitz ha deciso di entrare nel programma di protezione e raccontare i segreti della mafia jonica. 

I vecchi boss

La pena più dura è quella al boss Sebastiano Trovato. Sono 20 gli anni inflitti dal gup al boss di Calatabiano, storico luogotenente del capomafia Nino Cintorino. L’operazione Isola Bella sancisce il suo ritorno al ‘potere mafioso’. Trovato avrebbe preso lo scettro dopo la sua scarcerazione nel 2016. Carmelo Porto, a lungo reggente del clan, gli avrebbe passato il testimone. Ma in questa inchiesta ci sono altri vecchi nomi del passato, come l’ergastolano Mario Pace, esponente storico del clan Cappello che durante i suoi permessi premio avrebbe organizzato summit anche grazie all’appoggio dei figli Antonino e Giuseppe e della compagna Agnese Brucato. Pace senior è stato condannato a 12 mesi di isolamento in continuazione all’ergastolo, i figli e la partner 6 anni e 8 mesi ciascuno. 

La posizione di Carmelo Pennisi

Carmelo Pennisi, difeso dall’avvocato Maria Cinzia Panebianco del foro di Messina, è stato assolto dal reato di associazione mafiosa e dalla contestazione di spaccio di droga è caduta l’aggravante mafiosa. Un passaggio della sentenza rilevante e di cui sarà importante leggere le motivazioni, considerando che nel corso del processo il collaboratore Carmelo Porto aveva indicato Pennisi non solo come appartenente al clan ma come reggente di Moio Alcantara.

Le condanne

Ecco le condanne inflitte dal gup: Pasqualino Bonaccorsi,  12 anni 10 mesi e 20 giorni, Agnese Brucato, 6 anni e 8 mesi, Domenico Calabrò, 3 anni 4 mesi e 28 mila euro di multa, Fortunato Cicirello, 3 anni (a titolo di continuazione), Francesca Colosi, 10 anni e 2 mesi e 20 giorni, Giuseppe D’Arrigo, 10 anni 2 mesi e 20 giorni, Gaetano Di Bella, 15 anni 5 mesi e 20 giorni, Luigi Franco, 12 anni e 6 mesi e 20 giorni, Gaetano Grillo, 11 anni 1 mese e 10 giorni,  Giuseppe Leo, 3 anni 4 mesi e 28 mila euro di multa, Salvatore Leonardi, 4 anni e 8 mesi e 1400 euro di multa, Silvestro Macrì, 13 anni 5 mesi e 9 giorni, Giuseppe Messina, 10 anni 6 mesi e 20 giorni, Antonio Pace, 6 anni e 8 mesi, Giuseppe Pace, 6 anni e 8 mesi, Mario Pace, 12 mesi di isolamento diurno a titolo di continuazione dall’ergastolo, Carmelo Pennisi, 6 anni 8 mesi e 60 mila euro di multa, Carmelo Porto, 9 anni 9 mesi e 10 giorni, Gaetano Scalora, 4 anni (continuazione con altra sentenza) Damiano Sciacca, 4 anni 6 mesi e 42 mila euro di multa, Sebastiano Trovato, 20 anni. 

Le assoluzioni

Il giudice Montoneri  ha assolto Francesco Bellingheri, Carmelo Bonaccorsi (difeso dall’avvocato Maria Caterina Caltabiano), Salvatore Fichera (assistito dall’avvocato Michele Pansera) e Giuseppe Timpanaro. Assoluzioni parziali per Agnese Brucato, Gaetano Di Bella, Salvatore Leonardi, Mario Pace. Antonino e Giuseppe Pace, difesi dall’avvocato Maria Lucia D’Anna, sono stati assolti da alcune estorsioni.

Il gup ha emesso sentenza di non luogo a procedere per Emanuele Sorrentino per morte del reo. Le motivazioni saranno depositate tra novanta giorni. 

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