"Tangente da 30 mila euro": funzionario arrestato, agenti in assessorato

Funzionario regionale arrestato per corruzione, Dia in assessorato

Nuovo capitolo del'inchiesta su Vito Nicastri. Perquisizione della Dia negli uffici regionali dell'Energia a Palermo

PALERMO – L’inchiesta sulle presunte tangenti pagate da Vito Nicastri si arricchisce di un nuovo capitolo. E potrebbe non essere l’ultimo. Gli agenti della Direzione investigativa di Trapani hanno arrestato (ai domiciliari) Marcello Asciutto, 58 anni, funzionario regionale in servizio a Palermo all’assessorato all’Energia. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo.

Le accuse al funzionario

L’ipotesi è che Asciutto abbia intascato una tangente da trenta mila euro per agevolare le pratiche di Nicastri, soprannominato “il re del vento” per i suoi interessi nelle energie alternative a cui è stato confiscato un patrimonio miliardario accumulato con l’appoggio di Cosa Nostra. Nicastri l’anno scorso è stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e ha patteggiato 2 anni e dieci mesi nel processo nato dall’inchiesta che oggi ha portato al nuovo arresto di Asciutto.

I colleghi già processati

Nella stessa indagine sono stati già coinvolti i dirigenti regionali Giacomo Causarano, condannato a tre anni e quattro mesi, e Alberto Tinnirello, pure lui imputato di corruzione con il rito ordinario assieme al professore genovese Paolo Arata, ex consulente della Lega ritenuto socio occulto di Nicastri.

Secondo l’accusa, Nicastrò pagò un giro di mazzette alla Regione siciliana in cambio dell’approvazione dei progetti che condivideva con Arata. Nicastri ha fatto delle confessioni ai pm svelando i nomi dei protagonisti dell’ennesimo caso di corruzione nella burocrazia regionale siciliana.

“Mazzette le autorizzazioni”

“Ogni volta che dovevo parlare con Alberto Tinnirello, responsabile dell’ufficio III dell’Assessorato e colui il quale avrebbe dovuto firmare l’autorizzazione, mi rivolgevo al responsabile del procedimento, Giacomo Causarano”, ha raccontato Nicastri ai pm.

Causarano, dunque avrebbe fatto da tramite tra l’imprenditore alcamese e Tinnirello, che doveva rilasciare il permesso necessario a Nicastri per un progetto di due impianti di biometano a Francofonte e Calatafimi. Il prezzo della corruzione sarebbe stato 500mila euro.

Il piano era ottenere l’Autorizzazione Unica da parte della Regione per due impianti da costruire a Francoforte e Calatafimi. In realtà Nicastri aveva intenzione di vendere il progetto, con tutte le autorizzazioni ottenute, e incassare tra 10 e 15 milioni.

Le confessioni di Nicastri

“Ho consegnato a Causarano personalmente nei miei uffici 100 mila euro in tranche da 10-12 mila euro, – ha raccontato Nicastri – denaro che secondo quanto riferitomi da Causarano avrebbe dovuto consegnare a Tinnirello”.

Cinquecentomila euro, dunque, per un via libera che avrebbe consentito al re dell’eolico di avere un progetto approvato da rivendere a grosse imprese del settore incassando fino a 15 milioni di euro.

Nei capi di imputazione dei processi i reati sono sempre stati contestati “in concorso con altri soggetti non ancora identificati”. Si era spesso parlato del ruolo di un altro funzionario regionale e le indagini sono ora giunte al nome di Asciutto che potrebbe non essere l’ultimo tassello investigativo da scoprire.

La tranche romana

Una tranche dell’inchiesta ha ipotizzato anche il pagamento di una tangente di 30 mila euro all’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l’approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci, fu trasmessa a Roma per competenza. Siri ricevette un avviso di garanzia e lasciò l’incarico. Due giorni fa i pm romani hanno chiesto il rinvio a giudizio per il senatore Siri.


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