"Portati tutto, togli tutto": i documenti segreti dei Fontana

“Portati tutto, togli tutto”: i documenti segreti dei Fontana

Un giorno di aprile i fratelli trapiantati a Milano fecero sparire le tracce di nuovi affari mafiosi
IL RETROSCENA
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PALERMO – Quel giorno di aprile di due anni fa i fratelli Angelo e Gaetano Fontana arrivarono alle mani con un uomo all’esterno di un bar che si trova nella stessa strada di Milano dove ha sede la gioielleria di famiglia finita sotto sequestro.

Ad avere la peggio non furono loro, ma i fratelli Fontana temevano di finire nel mirino della polizia. “Ha chiamato gli sbirri?”, si chiedevano preoccupati. Avevano un solo obiettivo: fare sparire documenti a casa e in gioielleria.

Cosa c’era nei documenti? Gaetano Fontana cominci da questo a fare cadere tutti i segreti che conosce e allora dimostrerà che la sua collaborazione è autentica.

Degli affari milanesi della famiglia mafiosa dell’Acquasanta si conosce solo una parte. Ed è quella legata agli affari milionari degli orologi di lusso che ieri ha portato al blitz dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, coordinati dal procuratore aggiunto Salvo De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Dario Scaletta.

C’è molto altro da scoprire e la conferma si ha nei riferimenti ai documenti che i fratelli Fontana fecero sparire in fretta. Il giorno della lite in cui ferirono l’uomo con un coltello in via Felice Cavallotti, Angelo e Gaetano Fontana concordarono di raccontare alla polizia che erano stati vittima di una rapina.

Quindi Angelo chiamò l’amico Fabio Diguardi, pure lui indagato: “Portati tutto tu, Fa… Fabiè togli tutto, spegni tutto e chiudi… chiudi, chiudi, chiudi, chiudi, chiudi il negozio… te ne sei andato?”. E mentre parlava aveva il fiato corto. Il tono era preoccupatissimo. Tirò un sospiro di sollievo quando ricevette la risposta che sperava: “… sì ci ho tutto… tutto io ci ho… son vicino ma… ho messo tutto in moto”.

Quindi Angelo Fontana avvertì la compagna che si trovava a casa: “Vedi che adesso verrà sicuramente la polizia… io ti avevo dato i documenti da toglierti… dove li metto io… dove li metto io… “.

Il fratello Gaetano telefonò alla compagna Michela Radogna: “Michela… prenditi… vieni in negozio… in negozio Michela… però sbrigati… vieni ti sto dicendo… hai capito? Subito… non non perdere più tempo… Michela però subito… “. Non c’era tempo da perdere. Nessuno doveva entrare in possesso di quei documenti importanti. Che probabilmente conducono ad altri investimenti ancora da scoprire di una famiglia che ha messo radici a Milano. La madre Angela Teresi e i figli Gaetano, Angelo, Giovanni vi hanno spostato la residenza ormai da anni.

Gaetano Fontana, però, nel suo primo approccio con i pm ha sminuito il suo peso mafioso ed economico. Non sapeva che i finanzieri tenevano già sotto controllo sia lui che il fratello Giovanni, mente di un vorticoso giro di affari legati alla compravendita di orologi di lusso.

Ora ha chiesto di essere sentito dai pubblici ministeri che gli hanno spedito l’avviso di conclusione delle indagini dell’inchiesta che lo coinvolge assieme ad altre 83 persone. Potrà e dovrà chiarire ogni segreto, a cominciare dai documenti che i Fontana hanno fatto sparire in quel giorno di aprile. Altrimenti la sua collaborazione sarà un bluff o, peggio, una strategia per tentare di salvare il patrimonio.


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