Inchiesta Montante bis: favori e corruzioni, tutte le nuove accuse

Inchiesta Montante bis: favori e corruzioni, tutte le nuove accuse

Politici e burocrati, secondo la Procura di Caltanissetta, per una lunga stagione sono stati sottomessi al suo volere
AVVISO DI CONCLUSIONE DELLE INDAGINI
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PALERMO – Non è solo un avviso di conclusione delle indagini, ma un atto di accusa nei confronti di un’intera classe dirigente. Politici e burocrati, secondo la Procura di Caltanissetta, per una lunga stagione sono stati sottomessi al volere di Antonello Montante.

L’ex potente uomo di Confindustria ordinava e in tanti eseguivano. Compreso pezzi grossi della politica e uomini in divisa. Montante avrebbe indirizzato le decisioni del presidente della Regione Rosario Crocetta, scelto i nomi degli assessori, fatto stipulare contratti e convenzioni, commissionato indagini contro i nemici, raccomandato gente per incarichi pubblici e assunzioni in imprese private, spinto per ottenere un trattamento di favore negli aeroporti dove ostentava la sua potenza facendosi prelevare in macchina fin sotto la scaletta. Godeva di una fittissima rete di relazioni ad alto livello.

Nell’avviso di conclusione delle indagini dell’inchiesta bis c’è molto di più di quanto emerso nel processo che in primo grado si è concluso con condanne pesantissime (14 anni a Montante). Si va oltre quello che il giudice di primo grado aveva definito “il potere assoluto” di Montante e l’idolatria delle istituzioni”.

Rosario Crocetta

Delicatissimo il ruolo di Crocetta che si sarebbe messo a disposizione di Montante “asservendo agli interessi di quest’ultimo e dei soggetti a lui legati gli apparati dell’amministrazione regionale sottoposti, direttamente indirettamente ai suoi poteri di indirizzo vigilanza e coordinamento”.

In cambio Crocetta avrebbe ottenuto, sulla base del patto corruttivo, da Catanzaro e Montante 200 mila ciascuno per finanziare nel 2012 la campagna elettorale del Megafono (il movimento di Crocetta) e l’intervento di Montante per “evitare la diffusione di un video a contenuto sessuale che ritraeva Crocetta”.

Le nomine alle Camere di Commercio

I pm di Caltanissetta elencano favori di Crocetta a Montante, diretti e indiretti: la nomina dell’assessore Linda Vancheri alle Attività produttive nel novembre 2012, “benché non avesse alcuna esperienza politica pregressa né alcuna competenza specifica”.

Il governatore successivamente apporovò le nomine proposte da Vancheri di “commissari ad acta o commissari straordinari delle camera di commercio di Enna, Catania, Ragusa e Messina (Dario Lo Bosco, Sebastiano Gurrieri ed Emanuele Nicolosi), in vista dell’elezione del nuovo presidente di Unioncamere fissata per il 22 aprile 2013”. Erano tutti soggetti di fiducia di Montante che divenivano componenti di diritto della giunta e del consiglio di Unioncamere.

Expo 2015

Ed ancora Crocetta, su proposta di Vancheri, diede il via libra alla partecipazione della Sicilia ad Expo 2015 così consentendo, tra l’altro, la stipula di una convenzione con Unioncamere Sicilia, all’epoca presieduta da Montante”. Una volta stipulata la convenzione Uniomcamere firmò un contratto con “Antico Torronificio Nisseno”, riconducibile a Montante, e uno di progettazione assegnato al cognato di Diego Di Simone, l’uomo della sicurezza di Confindustria.

Anche dietro la successiva nuova nomina di Vancheri ad assessore nel 2014 ci sarebbe lo zampino di Montante, così come nella scelta di Mariella Lo Bello nel successivo ottobre 2015 e di Maria Grazia Brandara a Commissario ad acta dell’Irsap.

Giuseppe Catanzaro

Quindi i pm elencano i favori che l’ex presidente della Regione avrebbe fatto all’imprenditore dei rifiuti Giuseppe Catanzaro. Prima di emettere un’ordinanza che desse il via libera al “ricorso temporaneo ad una speciale forma di gestione dei rifiuti nel territorio della Regione Siciliana nelle more del rientro in ordinario della gestione del ciclo integrato dei rifiuti” Crocetta chiamò Catanzaro, socio della Catanzaro Costruzioni srl, che gestiva la discarica di Siculiana.

Lo avvertì della necessità di dotarsi di un impianto di bio-stabilizzazione, senza il quale la discarica non poteva lavorare. Lo stesso Crocetta lo avrebbe messo in contatto con un produttore di impianti mobili che potesse tempestivamente fornirgliene uno. Nell’attesa, era agosto 2016, il governatore avrebbe dato il via libera all’aumento della capacità di tritovagliatura della discarica di Siculiana.

Linda Vancheri

Per ottenere i favori di Linda Vancheri. una volta ottenuta la sua nomina alle Attività produttive, Montante le avrebbe fatto avere un contratto da 160 mila euro a carico di Confindustria nazionale. Vancheri in cambio si sarebbe messa a disposizione per approvare il progetto “Your Gate to Sicilian Excellence” di Unioncamere finanziato con un milione e 300 mila euro.

Mariella Lo Bello

In cambio della nomina ad assessore Maria Lo Bello si sarebbe impegnata a portare avanti il progetto di unificazione delle Camere di Commercio Siciliane, in particolare all’accorpamento della Camera di Commercio di Messina al blocco “Catania-Siracusa-Ragusa” o al blocco “Palermo-Enna”.

E poi ci sono le pressione che Lo Bello “su espressa indicazione del Montante”, avrebbe esercitato su Alessandro Ferrara, dirigente generale dell’assessorato alle Attività produttive, “affinché rendesse ulteriori dichiarazioni agli inquirenti in ordine ad asserite condotte illecite poste in essere da Marco Venturi e Alfonso Cicero nel periodo in cui costoro ricoprivano, rispettivamente, il ruolo di assessore regionale delle Attività produttive e commissario straordinario e poi presidente dell’Irsap”.

Screditare Venturi e Cicero

Venturi e Cicero sono stati i due grandi accusatori del sistema Montante e per questo bisognava “minare la loro attendibilità in relazione alle dichiarazioni già rese alla Procura della Repubblica di Caltanissetta sul conto di Montante”. Per raggiungere il suo obiettivo Montante avrebbe pure fatto nominare commissario dell’Irsap Mara Graazia Brandara assieme a cui cercarono di screditare la gestione di Cicero.

Una sfilza di nomine

Ed ancora: Lo Bello nel luglio del 2016 avrebbe allertato Montante “della contrarietà di Rosario Crocetta a nominare Ornella Laneri amministratore delegato della Sac, la società di gestione dell’aeroporto di Catania”. Montante sarebbe intervenuto sul presidente della regione e Laneri ebbe il via libera.

Traffico di influenze

L’imprenditore Carmelo Turco è indagato per concorso in traffico di influenze. Montante, sfruttando i suoi rapporti Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria, e i dirigenti dell’Eni Salvatore Sardo e Bernardo Casa, avrebbe fatto ottenere delle commesse a Turco nelle raffinerie di Gela e Priolo Gargallo. In cambio Turco avrebbe comprato un immobile di Montante a Caltanissetta ad un prezzo considerato tre volte superiore al valore reale.

L’imprenditore Rosario Amarù, già presidente di Sicindustria Centro Sicilia, è indagato per favoreggiamento. Convocato dalla squadra mobile di Caltanissetta come persona informata sui fatti disse di non essere in grado di fornire delucidazioni su alcuni documenti chiesti dagli investigatori. Allo stesso Montante Amarù avrebbe poi consegnato una serie di documenti e hard disk relativi anche al periodo della presidenza Venturi.

Favori in aeroporto

Di corruzione risponde il vice questore Vincenzo Savastano in servizio all’aeroporto di Fiumicino. Da Montante avrebbe avuto una bicicletta, la promessa di una raccomandazione per farlo assumere alla società “Aeroporti di Roma” o per farlo passare all’Interpol, il pagamento di una vacanza a Cefalù e 13 mila euro per acquistare una minicar (ufficialmente la comprò Savastano, ma poi Monttante gli avrebbe fatto avare i soldi in due tranche tramite Di Simone).

In cambio il vice questore avrebbe consentito a Montante di essere prelevato sottobordo appena sceso dall’aereo, senza passare dalla dogana e avrebbe favorire alcuni amici dell’ex presidente di Sicindustria agli imbarchi anche quando il gate era ormai chiuso.

Corruzione di uomini in divisa

Infine ci sono le ipotesi di corruzione contestate ad Arturo De Felice, fino al 2014 direttore della Dia, Giuseppe D’Agata, capocentro della Dia di Palermo e Gaetano Scillia di Caltanissetta, entrambi in carica in Sicilia fino al 2014.
In cambio De Felice avrebbe ottenuto da Montante incarichi per il figlio da Confindustria nazionale e dalla Università Luiss e per la figlia da “Brunello Cucinelli”.

Scillia avrebbe ottenuto il trasferimento alla Dia di Reggio Calabria, l’assunzione del figlio del comandante della stazione dei carabinieri di Mistretta in un’impresa privata.

Queste utilità, si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, gli uomini in divisa le avrebbero ottenute “per compiere una pluralità di atti funzionali ad acquisire materiale informativo e/o investigativo a carico di Giuseppe Amato, Pasquale e Francesco Foresta, Salvatore Moncada, Tullio Giarratano, Umberto Cortese, Pasquale Tornatore e Pietro Di Vioncenzo, funzionale ad attivare, nei confronti di questi ultimi, procedimenti penali o per l’applicazione di misure di prevenzione, al fine di arrecare loro nocumento e segnatamente non in vista del perseguimento del pubblico interesse, bensì per assecondare le richieste avanzate da Antonio Calogero Montante, cui detti soggetti erano invisi”.

Intercettazioni infondate

De Felice si era lamentato con Giuseppe D’Agata “dell’insufficienza delle prime schede informative elaborate dal Centro Operativo di Palermo su Giuseppe Amato e su Francesco e Pasquale Foresta” (Francesco Foresta fondatore e allora direttore di questo giornale e Giuseppe Amato suo socio ed editore) e D’Agata “si attivava affinché dette schede fossero implementate in modo da consentire dì avviare attività investigative. Nel febbraio 2014 D’Agata si recava personalmente presso la Procura della Repubblica di Palermo, per raccogliere elementi che consentissero di avviare un’attività di captazione nei confronti di Giuseppe Amato e Francesco e Pasquale Foresta e, benché consapevole della totale infondatezza della presunta notizia di reato, chiedeva ai propri collaboratori di approntare una nota contenente una richiesta di intercettazione che, ancorché avallata dalla locale Procura della Repubblica e autorizzata dal competente Ufficio Gip sì concludeva quasi immediatamente e senza alcun esito”.


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