Incastrato l'agente penitenziario: 1000 euro ogni "pacco" in carcere - Live Sicilia

Incastrato l’agente penitenziario: 1000 euro ogni “pacco” in carcere

Le consegne di droga e cellulari sarebbero avvenute durante il tragitto dall'infermeria alla cella

AUGUSTA – Altro che porte sbarrate o girevoli. Quelle del carcere di Brucoli sarebbero diventate addirittura spalancate quando si trattava di droga e cellulari. E purtroppo gli occhi bendati li avrebbe avuti Michele Pidone, sovrintendente della polizia penitenziaria che per 1000 euro (ogni consegna) avrebbe tradito la divisa che indossa per ‘aiutare’ un gruppo criminale di spaccio e di reperimento di telefonini gestito da due detenuti (Dario Muntone e Luciano Ricciardi) della casa circondariale dove è in servizio. Un’inchiesta, coordinata dai pm Marco Bisogni e Giuseppe Sturiale, che è partita da alcune rivelazioni del pentito delle scommesse Fabio Lanzafame. Da lì sono scattate delle intercettazioni che hanno portato a Muntone. Che però non avrebbe dovuto avere un cellulare a disposizione per ‘chiacchierare’ in quanto già dall’inizio delle indagini – lo scorso anno – era recluso nella casa circondariale di Augusta. La Guardia di Finanza a quel punto ha predisposto una rete di microspie che ha portato ad incastrare il poliziotto penitenziario infedele. l suo ruolo di ‘corriere’ inoltre è stato confermato dalle dichiarazioni di alcuni detenuti ascoltati dagli investigatori che sono finite nell’ordinanza firmata dalla gip Giuseppina Montuori. 

Le intercettazioni

Sono alcuni sms a indirizzare l’inchiesta del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catania. In particolare quelli tra Muntone, mente dello spaccio dietro le sbarre, e la cognata Giovanna Buda: “amo’ nn devi dirmi credo…ha.. ha devo essere sicuro xke devo fissare l’appuntamento cn lo sbirro dmn”. Il capo-banda inoltre discutendo con la moglie, Sara Buda, parla addirittura dei compensi: 700 euro da consegnare all’uomo che arriva con una jeep o con un Liberty. Le consegne – è emerso dalle intercettazioni – sarebbero avvenute in un noto panifico sulla 115, strada statale che collega Catania a Siracusa. Ma è ancora Muntone a spiegare parlando con la cognata che per fare entrare il materiale in carcere paga due persone: quella che lavora dentro il carcere, che consegna dentro il carcere, e quella che porta il materiale in paese. Al primo da 700 euro mentre al secondo paga 300 euro. In quel dialogo emerge inoltre che il sovrintendente (la persona che lavora dentro il carcere, ndr) sarebbe indagato. “L’ho saputo ieri”, dice Muntone a Giovanna Buda lo scorso ottobre.

Gli incontri e le consegne in carcere

I finanzieri grazie all’ascolto delle intercettazioni e all’analisi degli incontri al panificio tra gli indagati e il sovrintendente della polizia penitenziaria riescono a identificare diverse consegne di droga e cellulari all’interno del carcere avvenute tra settembre e novembre 2020. Il sistema per ‘introdurre” i pacchi è ben spiegato da Luciano Ricciardi mentre parla con Grazia. Ed è qui che spiega che il “corriere” (l’agente di polizia penitenziaria) gli darebbe pochi giorni: “Mi chiama di martedì… vedi che ci dobbiamo vedere… lui basta che ha i soldi ed è a posto, il cornuto, hai capito? … quello che vuole 1000 euro”. La ‘consegna’ avverrebbe in infermeria: il detenuto simula un malore. Poi quando Pedone avrebbe accertato che non c’è nulla da curare accompagna il recluso e nel tragitto avverrebbe lo scambio. Forse nell’ascensore. (“… ti senti male, chiamalo e gli fa l’iniezione, hai capito? per una minchiata scendi là sotto e poi ti accompagna lui qua, hai capito? Poi dentro l’ascensore lui…). La merce invece sarebbe nascosta “nella minchia, nel culo, dentro le mutande… ma noi abbiamo magari un giubbotto, hai capito? e lo usiamo solo per questo che non si nota, hai capito?. Sembra la sceneggiatura rubata da un episodio della serie cult Prison Break.


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