Un delitto diabolico nella villetta: la cronaca dell'omicidio di Lucrezia - Live Sicilia

Un delitto diabolico nella villetta: la cronaca dell’omicidio di Lucrezia

I dettagli inquietanti del femminicidio di San Giovanni La Punta

CATANIA – Voleva liberare la famiglia “da un peso”. Il peso delle richieste di Lucrezia per ristrutturare una casetta dove sarebbe andare a vivere con il suo fidanzato. Sarebbe questo il movente che avrebbe spinto Giovanni Francesco Di Prima a uccidere la sorella, venerdì scorso, tra le mura della villetta di San Giovanni La Punta. Erano le 14,30 quando si è appostato tra la sua camera e il bagno, in mano aveva una coltello da caccia. Appena l’ha vista le ha sferrato tre fendenti ammazzandola. Poi l’ha buttata sotto la doccia. A quel punto ha avvolto il corpo in un lenzuolo bianco e in alcuni teli di plastica. Ha trasportato il cadavere giù per tre piani, fino al garage. Lì lo ha caricato sul sedile della Fiat Panda. Ed è partito alla volta di Nicolosi, in via Della Regione. Li ha scaricato la sorella morta e l’ha seppellita sotto due vecchi materassi. Ed è in quel luogo che il giorno dopo i carabinieri l’hanno ritrovata.

Un inquietante racconto è quello che emerge dalle carte giudiziarie inerente l’indagine sull’omicidio della 37enne puntese, coordinata dalla pm Valentina Botti. Dettagli orripilanti che arrivano il giorno in cui la gip Ivana Cardillo ha convalidato il fermo del fratello ed emesso un’ordinanza di custodia in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.

La svolta delle indagini, che prima erano cominciate come un caso di persona scomparsa, si è avuta quando su uno dei cerchioni della Fiat Panda sono state trovate tracce di sangue. Poi, il padre – tornato di tutta fretta da un viaggio fuori regione – ha raccontato ai carabinieri che era scomparso dal garage il lenzuolo che serviva per coprire degli attrezzi ginnici. A quel punto gli investigatori, anche mossi dai sospetti su alcune incongruenze emerse dai racconti del giovane Di Prima, hanno concentrato le attenzioni sul fratello. Che riconvocato in caserma e sentendosi alle strette ha confessato tutto ed ha accompagnato i militari nel bosco dove aveva nascosto il cadavere di Lucrezia.

Una volta trovato il corpo, gli uomini della Sis sono andati nella villetta e grazie al Luminol hanno trovato le tracce di sangue tracce di sangue in bagno, in altre stanze e nell’auto. Il coltello, alla fine, è stato trovato sotto il mobile di un garage.

Giovanni Di Prima è rimasto dunque in carcere. Il prossimo passo, dopo l’autopsia svoltosi ieri, sarà quello dell’incidente probatorio – come richiesto dal legale, l’avvocato Umberto Terranova – per valutare la capacità di intendere e di volere del fratello nel momento in cui ha ucciso, in modo così diabolico, la sorella.


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