Anno giudiziario, Pennisi: "Le mafie attratte dai fondi Pnrr" - Live Sicilia

Anno giudiziario, Pennisi: “Le mafie attratte dai fondi Pnrr”

La relazione del presidente della Corte d'Appello Filippo Pennisi ha guardato anche ai vuoti d'organico e ai femminicidi.

CATANIA – Uno sguardo al passato non dimenticando la grave crisi che la magistratura ha vissuto con i vari scandali. Ma anche occhi proiettati al futuro per ricostruire il legame di fiducia con i cittadini. È una relazione attenta e lucida, che va dritto al sodo e che alle aleatorie narrazione preferisce la concretezza, quella del presidente della Corte d’Appello di Catania Filippo Pennisi per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022. Nell’analisi non poteva mancare il riferimento all’attuale pandemia che ha avuto effetti imponenti nella macchina della giustizia. 

“L’anno giudiziario in esame è stato interamente caratterizzato dal perdurare dalla nota emergenza sanitaria, ancora presente e prorogata fino al prossimo 31 marzo”, ha detto. “Accanto alla prioritaria preoccupazione dei capi degli uffici giudiziari di tutelare la salute di ciascun operatore e quella collettiva, in luoghi di lavoro particolarmente esposti ai rischi del contagio, specie laddove la situazione logistica ha reso e rende problematico il rispetto delle prescritte regole di distanziamento sociale, va evidenziato come la persistenza di tale difficile situazione generale abbia comportato il consolidamento di molte delle prassi sperimentate già nel corso del precedente anno”. L’esperienza vissuta deve far cambiare il passo verso una ‘giustizia più snella e digitale’ incita Pennisi: ”Resta comunque l’esigenza, fortemente avvertita dai magistrati del Distretto, di proseguire lungo la strada di una progressiva implementazione e utilizzazione delle vie telematiche, la qualcosa risulterà più agevole nel settore civile, già per tempo attrezzato in tal senso, mentre quello penale avrà bisogno di ulteriori cospicui investimenti finanziari e di conseguenti sforzi organizzativi per garantire che la tutela della salute pubblica non vada a discapito delle esigenze di tutela della collettività e delle parti civili e del rispetto dei principi costituzionali sulla difesa dell’imputato”.

Il presidente accenna con forza ai vuoti di organico che “affligge gli uffici”, all’annoso problema dell’edilizia giudiziaria (che potrebbe migliorare con la realizzazione dell’immobile di viale Africa, ndr) che non “va sottovalutato” perché ha riflessi “nella qualità”. Su questo piano il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania Rosario Pizzino ha detto: “Servono più risorse e personale per dare alla Giustizia italiana quella marcia in più”. 

Pennisi guarda in faccia i pericoli dovuti alle mafie, così radicate a Catania nonostante l’incessante attività di repressione. Quello che più preoccupa è l’arrivo dei fondi del Pnrr che fanno tanto gola alla criminalità organizzata. 

“La Dda di Catania ha ritenuto assolutamente necessario monitorare le opportunità di infiltrazione dei sodalizi mafiosi nelle attività imprenditoriali medio-piccole e il conseguente rischio, aumentato a causa dei devastanti effetti economici della pandemia, che le stesse vengano fagocitate dalle consorterie malavitose, diventando strumento per il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti”. E aggiunge: ”Suscita ulteriore preoccupazione, poi – ha aggiunto – l’interesse dei clan per le risorse stanziate per il rilancio del Paese, manifestato attraverso condotte frodatorie o corruttive, commesse anche con la compiacenza di professionisti ed imprenditori apparentemente estranei alle logiche criminali, e finalizzate al drenaggio dei fondi di sostegno destinati alle imprese, per contenere gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria. Nonostante la loro decimazione a seguito dei numerosi provvedimenti restrittivi, i clan mantengono nel medio periodo una composizione numerica pressoché inalterata, in seguito al continuo ingresso di nuova manovalanza criminale, proveniente dalle sacche di emarginazione e sottosviluppo radicate nelle periferie degradate, mai rimosse ed anzi in via di aggravamento per la perdurante crisi economica (ulteriormente appesantita dalla pandemia) e per le conseguenti difficoltà occupazionali”.

Il presidente della Corte d’Appello di Catania Filippo Pennisi, da uomo e da uomo delle istituzioni, dedica uno stralcio della sua analisi al fenomeno dei femminicidio. A Catania ce ne sono stati tre (Vanessa, Ida e Jenny) nell’arco di pochi mesi. “Il contrasto alla violenza di genere non puo’ essere affrontato o risolto solo per via giudiziaria: anzi, proprio i due recentissimi episodi di femminicidio ai danni di  Vanessa Zappala’ e Ada Rotini o anche gli analoghi delitti commessi da soggetti dopo avere scontato la pena per i reati di maltrattamenti o stalking manifestano la necessita’ di mirati interventi istituzionali, finalizzati ad un radicale cambio culturale della societa’ ed al recupero del soggetto maltrattante”. E lancia un appello al legislatore: ”Sempre nella prospettiva del recupero del maltrattante appare opportuno che il legislatore  preveda a carico del soggetto ammonito dal Questore l’obbligo (anziché la mera facoltà) di sottoporsi ad un programma di recupero”.


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