PALERMO – “Ci vogliono cacciare? Vogliono cacciare lo Stato da Ballarò, dimostrare di essere più forti? Si sbagliano, perché la Procura della Repubblica reagirà”. Leonardo Agueci sa bene che l’incendio del pub sequestrato a Gianni Nicchi è una sfida. E non si tira indietro. La notte scorsa sono stati incendiati i locali dell’attività commerciale che porta il nome del popolare mercato palermitano.
Ci sono volute tre ore di lavoro dei vigili del fuoco per spegnere le fiamme al civico 14 di via Nunzio Nasi. Il locale, che sotto il controllo di Cosa nostra si chiamava “Cu mancia fa muddichi”, è stato stato affidato dal Tribunale alla coop “Insieme si può”, costituita da sette imprenditori antiracket. L’amministratore giudiziario è Marco Montalbano.
Il pub doveva essere inaugurato fra 15 giorni. Nel frattempo è stato bersaglio di un’escalation di intimidazioni. Prima la rottura dei frigoriferi, poi di alcuni arredi e infine dell’incendio di ieri notte. Il provvedimento di sequestro era scattato in base ad alcune intercettazioni che risalgono al periodo in cui Nicchi era latitante e dalle quali emergeva che il dominus occulto del pub sarebbe stato Luigi Giardina, cognato di Gianni Nicchi che ne avrebbe favorito la latitanza. Il sequestro segnava il ritorno della legalità non solo nel locale, ma in tutto il quartiere. Un simbolo che ieri notte è stato violato. Ecco perché il gesto, più di altri, provoca la reazione del procuratore aggiunto Agueci, che coordina le indagini antimafia nel mandamento di Porta Nuova di cui anche Ballarò fa parte: “Sia chiaro a tutti. Non ci rassegniamo. Nessuno ritenga di essere più forte dello Stato”.
