CATANIA – Era pronto a far sparire ogni documento “compromettente”. Questa la sintesi di quanto avrebbe affermato uno dei due avvocati, coinvolti nell’inchiesta sulle truffe alle assicurazioni, parlando con uno dei 58 indagati nel corso di una telefonata intercettata dagli inquirenti. Durante la chiamata il legale avrebbe “rassicurato” il suo interlocutore sul fatto che ogni possibile traccia sarebbe da lì a poco “sparita”. E’ solo una delle tante conversazioni captate dalla polizia stradale nel corso delle indagini coordinate dai pm Angelo Busacca e Angelo Brugaletta che ieri hanno portato all’esecuzione di 5 misure cautelari nei confronti della guardia giurata Santo Privitera, dei due ispettori di polizia municipale Salvatore Saeli e Attilio Mazzara, e dei due principi del foro Rosario Privitera e Girolamo Miraldi.
Una frase questa che fa presupporre agli investigatori che il sistema delle truffe alle assicurazioni stesse continuando e non si fosse fermata al 2011, e cioè al periodo segnalato dall’esposto inviato alla Procura dagli stessi vertici della Polizia Municipale che avevano “notato” anomalie nel modus operandi dei due dipendenti comunali, ora sospesi dal servizio attraverso un provvedimento spiccato dall’esecutivo guidato dal sindaco Enzo Bianco.
Un’ipotesi quella che l’organizzazione fosse ancora operativa che motiva anche la decisione del Gip Laura Benanti, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare, di disporre la detenzione in carcere sia per il presunto capo del gruppo di truffatori, la guardia giurata Privitera che per l’ispettore di Polizia Municipale Saeli. Provvedimento che si fonda sull’eventuale inquinamento delle prove e reiterazione del reato da parte degli indagati. Reiterazione del reato che per gli avvocati è stata “bloccata” attraverso la sospensione dell’esercizio della professione forense, al momento fissata dal Giudice per due mesi.
La truffa sarebbe stata architettata dal vigilantes del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi. Privitera avrebbe contattato diversi pazienti che erano stati curati dai sanitari del nosocomio catanese per svariati motivi di salute. A queste persone, iscritte nel registro degli indagati ma come soggetti esterni all’organizzazione a delinquere, sarebbero stati prospettati i facili guadagni frutto di un sistema “collaudato” dove erano coinvolti i vigili urbani che avrebbero redatto i “falsi verbali” sugli incidenti stradali, mentre i due avvocati “avrebbero” trattato le pratiche con le relative compagnie assicurative per ottenere i risarcimenti.
Non è stato possibile stimare l’importo della truffa sui 20 casi finiti nel mirino della Procura. Alcune pratiche sono terminate con la liquidazione da parte delle compagnie di alcune migliaia di euro ai richiedenti, altre ritenute “sospette” sono state oggetto di querela da parte delle assicurazioni, alcune erano state già chiuse e ci sono anche procedimenti tutt’ora pendenti.
Nel corso dell’esecuzione dell’ordinanza, la Polizia Stradale di Catania ha trovato e sequestrato a casa della guardia giurata documenti relativi ad altre presunte truffe alle assicurazioni. Inoltre l’indagato era in possesso di una macchina “taroccata”, la carta di circolazione sarebbe stata creata da uno stock rubato in bianco. Ma su questo la Polizia Stradale sta effettuando i relativi accertamenti.