11 Febbraio 2024, 06:38
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Si è celebrata il 6 febbraio la giornata mondiale per la sicurezza in rete. Istituita dall’Unione Europea, la Safer Internet Day si svolge ogni anno, per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sia necessaria una Internet più sicura, in particolare per i bambini e i giovani, che in modo diffuso hanno un ruolo attivo nell’utilizzo della rete. Nell’ambito di questo evento, sono chiamati a cooperare con i più piccoli sia genitori che insegnanti, psicologi, esponenti del mondo politico, dell’industria e della società civile. Alla campagna, che si svolgerà prevalentemente sui social in oltre 100 nazioni, partecipa Save the Children, che promuove l’educazione all’uso consapevole degli strumenti digitali finalizzata alla tutela dei minori, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni e degli adulti di riferimento.
Due i punti cruciali: l’età media del primo accesso in rete è in diminuzione; aumenta il tempo medio trascorso online dai più giovani, nonostante la legge preveda che un utente possa accedere ai social media solo dopo aver compiuto 13 anni. In Italia, il 40,7% degli 11-13enni usa i social media. Le statistiche mostrano che gli adolescenti, nella misura del 13,5% rispetto ai social media e del 24% riguardo ai videogiochi, manifestano un comportamento classificato come “uso problematico dei social”, e trascorrono online la maggior parte della loro giornata, con un coinvolgimento che compromette lo studio, le relazioni interpersonali e il benessere psicologico.
I luoghi virtuali possono esporli a seri pericoli, come subire atti di cyberbullismo; o sviluppare una dipendenza tecnologica, correlata a un aumento dell’ansia, della depressione e dell’impulsività, a un rendimento scolastico scarso, a sovrappeso o obesità. Il “techno-stress” può condurre fino al fenomeno degli hikikomori, quell’autoisolamento estremo che si manifesta soprattutto tra i 15 e i 17 anni. Per bambini e adolescenti cresce il rischio di essere oggetti di adescamento: proprio la fascia pre adolescenziale, secondo un report della Polizia Postale, nel 2023 ha avuto più interazioni sessuali tecno-mediate (206 su 351 casi totali). Si registra l’abbassamento dell’età delle vittime, tra i 10 e i 13 anni: addirittura il 9% ha meno di 10 anni.
Appare evidente che bisogna rafforzare le misure di protezione. La straordinaria opportunità di abbattimento delle disuguaglianze e di ampliamento degli orizzonti rappresentata dall’ambiente digitale implica che le giovani generazioni, come ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi e Advocacy Italia-Europa di Save the Children, “siano accompagnati nella acquisizione delle competenze indispensabili per navigare in rete in modo creativo e consapevole”; a tal fine, l’Unione Europea sta definendo un Regolamento sulla prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori.
L’uomo ha goduto di molti privilegi sopravvivendo, come specie, a se stesso e alle azioni che hanno forgiato il futuro. Ma oggi un flusso di accadimenti e una straordinaria corsa verso la tecnologia hanno assemblato un complesso reticolo apparentemente inestricabile, un nodo di Gordio che può essere risolto solo agendo con decisione. Tra le piaghe che si stanno abbattendo sul mondo in cui viviamo, efficacemente descritte da Giulio Tremonti in “Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile”, emergono la spinta verso il transumano e l’apparizione dei giganti della rete. È la deriva delle società occidentali, la fine della globalizzazione.
Quella che possiamo definire come ultra-globalizzazione segna un passo in più, ma non è detto che sia un passo in avanti. Mentre l’umanità si connette, e otto miliardi di persone ricevono potenzialmente il medesimo segnale, l’individuo è prigioniero di un imprevedibile confinamento. Altro che villaggio globale di persone libere! In pochi decenni, Internet ha trasformato il modello di organizzazione sociale determinando la riduzione dei rapporti umani, che si accompagna a un deficit empatico che mina alla base lo sviluppo della socializzazione. All’apparente spinta egualitaria promossa dalla rete e alla crescente mediatizzazione corrisponde un diffuso senso di isolamento.
Tutto questo è inevitabile? O meglio, è diventato irreversibile? Viviamo la vita online, indifferenti di fronte al disciogliersi degli ultimi scampoli di socialità da una parte e di autonomia individuale dall’altra, trasformati da soggetti a utenti. Possiamo fingere di vivere nel migliore dei mondi possibili, o diventare consapevoli del fatto che l’esistenza non è qualitativamente migliorata. Riusciremo ad arginare la deriva? L’uomo è stato fin qui capace di ricostruire dalle macerie. Forse il progresso, piuttosto che acritico trionfalismo, è proprio questo: essere in grado di riparare i disastri.
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11 Febbraio 2024, 06:38