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Affari e trasporti| “Nel nome della famiglia”

Centri commerciali, autostrade, grandi parcheggi. Ecco gli affari di Enzo Ercolano secondo gli atti del Ros.

gli atti della magistratura
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CATANIA- Elegante e sicuro di sé, amante delle auto sportive e dei cavalli, signore dei trasporti e re dei padroncini. Con le cave di famiglia ha fornito i materiali per la realizzazione delle principali opere pubbliche e private non solo di Catania, Enzo Ercolano, arrestato nell’operazione Caronte con l’accusa di associazione mafiosa, è il figlio del defunto boss Pippo Ercolano e di Grazia Santapaola, sorella di “Nitto”, ma anche fratello di Aldo Ercolano, il killer di Pippo Fava al 41bis.

Prima di essere arrestato nel 1994, Aldo Ercolano era stato chiarissimo con Santo La Causa, ai tempi picciotto emergente dei Santapaola: Enzo non doveva fare parte attivamente della famiglia mafiosa. “Aldo Ercolano -ha raccontato Santo La Causa ai magistrati Fanara e Santonocito- mi aveva raccomandato di vigilare sul fratello per contenerlo ed evitare che si inserisse attivamente nella direzione dell’organizzazione mafiosa”.

E’ stato sotto processo diverse volte, ma nel 2009 Enzo Ercolano è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa e la sentenza è stata confermata in appello nel 2011. Per questo, la nuova accusa formulata dalla Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi si è concentrata sui fatti successivi al 2 aprile 2009.

L’operazione Caronte eseguita dal Ros sotto il coordinamento dei pm Antonino Fanara e Agata Santonocito ha ricostruito tutti gli affari della cava guidata da Enzo Ercolano e gestita dall’azienda di famiglia C.o.p.p.

CENTRO SICILIA. La sabbia estratta ad Agnone bagni nella cava degli Ercolano è servita a costruire il Parco Commerciale La Tenutella oggi denominato Centro Sicilia. Enzo Ercolano ha fornito la Scarl Sant’Agostino che si era aggiudicata l’appalto per la costruzione del centro commerciale La Tenutella dagli imprenditori sardi Cualbu. I mezzi della Geotrans, colosso del settore degli autotrasporti degli Ercolano già sequestrato dal Ros e dalla Dia di Renato Panvino, entravano e uscivano dal cantiere trasportando gli inerti: un affare da quasi 2 milioni di euro. Il Ros ha intercettato i contatti tra Enzo Ercolano, Giuseppe Alì e il figlio Giovanni, titolari della Home Progetti srl, impresa consorziata alla Sant’Agoistino Scarl insieme a Industria e Costruzioni Spa di Michele Scuto, cugino del noto Sebastiano. Dalle intercettazioni emerge anche il ruolo attivo del boss Pippo Ercolano, che gestiva, nonostante la sorveglianza speciale, le forniture di materiali insieme al figlio Enzo.

MERCATI AGROALIMENTARI Le aziende riconducibili ad Enzo Ercolano si sarebbero occupate, secondo quanto risulta dalle indagini del Ros, del trasporto dei materiali per la realizzazione del nuovo Mercato Agroalimentare, la struttura commerciale all’ingrosso più grande del Meridione. La costruzione del Maas è stata appaltata nel 2005 alla Cmc di Ravenna che ha subappaltato i lavori a Vincenzo Basilotta attraverso la Incoter e Judica Appalti e alla Icob di Mariano Incarbone. Dalle indagini del Ros emergono anche i contatti tra Enzo Ercolano e l’avvocato Vincenzo Ingrassia, presidente del Cda del Maas per partecipare all’aggiudicazione a trattativa privata dei lavori per la realizzazione di una piattaforma logistica.

GLI ALTRI APPALTI. Ercolano ha curato anche la realizzazione del centro commerciale Le Porte di Catania, realizzato sui terreni di Mario Ciancio: Ercolano ha curato il trasporto dei prefabbricati.

E ancora, la Geotrans di Enzo Ercolano avrebbe gestito il trasporto dei prefabbricati della Sicep per la realizzazione del Sicily Outlet di Agira, per il cinema multisala di San Gregorio sequestrato ai Puglisi Cosentino, il parcheggio multipiano di Palermo antistante il palazzo di giustizia e la Caltanissetta Agrigento.

Dalle intercettazioni è emerso il tentativo di Enzo Ercolano di lucrare, facendo da mediatore, sul trasporto di travi pesanti della Imea Spa: in questo caso Ercolano era in contatto con l’imprenditore Santo Massimo della Nika Group, anch’egli finito al centro dell’operazione Caronte.

Nel 2010 è sempre Enzo a subaffittare una gru della Nika Group “ad un imprenditore vicino alla ndrangheta”, sostengono gli inquirenti, per l’installazione di pale eoliche in Calabria. Si tratta di un esponente della famiglia Evalto, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare Caronte, ritenuta appartenente alla cosca Anello-Fiumara, nel vibonese. Il 17 novembre del 2010 Pippo Evalto ed Enzo Ercolano si incontrano nell’aeroporto di Torino, poco dopo, Enzo incontra anche il cugino Angelo Ercolano, numero 1 della Sud Trasporti. Altro incontro tra Ercolano ed Evalto avviene a Catania, nel giugno 2011, nel bar Pistorio di piazza Ludovico Ariosto.

GLI AUTOTRASPORTI. Attraverso la Geotrans Enzo Ercolano avrebbe stretto importanti accordi commerciali con il consorzio Bisonte Siciliani presieduto da Enzo Ercolano, consorzio Autotrasportatori europei riuniti costituito nel 2004 da Enzo Ercolano. Il giovane rampollo sarebbe stato il “dominus”, secondo la magistratura, del consorzio Cai Service, che si interessava per gestire le prenotazioni e i biglietti per l’attraversamento dello Stretto di Messina con la società Caronte. Contemporaneamente Enzo Ercolano sarebbe stato socio occulto della Servizi autostrade del mare srl, formalmente intestata a Caruso e a sua moglie. E poi, tramite Pino Scuto e Francesco Caruso, Enzo Ercolano avrebbe promosso la formazione del Partito nazionale autotrasportatori, in prima linea per gli eco-bonus a favore delle imprese di trasporto.

LE ESTORSIONI. Enzo Ercolano è indagato anche perché avrebbe compiuto atti di concorrenza con violenza e minaccia, obbligando clienti e fornitori che volevano operare nel mercato del trasporto su gomma a rivolgersi alle sue imprese e impedendo ad altre imprese di operare con i suoi clienti ad un prezzo di mercato libero”. Enzo Ercolano avrebbe anche costretto il figlio di D. M. “”a rinunciare a un lavoro che aveva già ottenuto per il trasporto di materiale in favore della Geotrans”.

Avrebbe anche costretto “F.R. Titolare dell’omonima azienda attiva nel settore dei trasporti su strada, a ritirare alcune offerte per trasporti a prezzi più convenienti di quelli praticati da Ercolano, che gli avrebbero consentito di ottenere commesse dalla Ortogel di Caltagirone”.

IL FRONTE PALERMITANO Le indagini del colonnello Lucio Arcidiacono del Ros hanno documentato che Giacomo Greco, uomo d’onore palermitano e genero del boss defunto Francesco Pastoia, capo della famiglia di Belmonte Mezzagno e esponente di primissimo piano di cosa nostra palermitana oltre che braccio destro di Bernardo Provenzano, ha parlato di Enzo Ercolano. Interrogato nel 2008 ha riferito di aver vissuto a Catania per gestire, nell’interesse dei Pastoia, una ditta di autotrasporti, la Savise, che era al 50% dei Pastoia e al 50% di Enzo Ercolano, che sarebbe stato presentato come “uomo d’onore inquadrato nell’omonima famiglia di cosa nostra”.

Secondo Greco, Enzo Ercolano già conosceva Giovanni Pastoia e Pietro Virga e con gli stessi si sarebbe incontrato anche per discutere della Savise. Dopo che quest’azienda subì dei furti, Enzo Ercolano si sarebbe attivato facendo indagini personali e avrebbe individuato il responsabile: tale “Concetto” del Clan Cappello. Enzo Ercolano, secondo il racconto di Greco, avrebbe ordinato di uccidere “Concetto” e, infatti, lo stesso fu vittima di un attentato dal quale riuscì a salvarsi.

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