Agenzie per il lavoro, nuove regole |No degli enti agli ex sportellisti

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15 Novembre 2019, 06:05

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PALERMO – Nuove regole d’accreditamento per le Agenzie per il lavoro (Apl), ma ai diretti interessati le novità non piacciono. La Regione ha deciso di imporre l’assunzione di almeno un ‘ex sportellista’ per quegli enti che aspirano a essere iscritti negli elenchi dei ‘centri per l’impiego’ privati. Anfop, Asef, Assofor, Cenfop, Forma Sicilia e Cna Sicilia segnalano: regole “non sostenibili”. E aggiungono: “Rischiamo la paralisi. Se non cambiano siamo costretti al ricorso”. Per questo le sigle hanno chiesto la convocazione di un tavolo tecnico all’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, e al dirigente generale del dipartimento competente, Francesca Garoffolo. In un primo incontro Scavone ha comunque manifestato la sua disponibilità ad avviare un confronto per ascoltare le istanze degli enti.

Nel frattempo le Apl hanno scritto all’assessore per puntualizzare quali sono le norme per l’accreditamento che a loro avviso vanno cambiate. Prima fra tutte la previsione secondo cui per accedere all’elenco delle agenzie per il lavoro occorra assumere degli ex sportellisti. Le associazioni censurano però anche la regola che prevede un tetto massimo di finanziamenti regionali per essere accreditati: il limite è stato fissato nel 30 per cento dell’intero fatturato. Non viene accettata anche la regola  dell’accreditamento ‘contingentato’ in un determinato arco temporale che va dal 30 novembre al 30 dicembre.

La previsione dell’assunzione di un ex sportellista è quella che viene maggiormente criticata dalle Apl. “Non si può non costatare – commenta Benedetto Scuderi, dell’Asef- la mortificazione a cui sono sottoposte le agenzie per il lavoro. Pur essendo una sorta d’azienda nelle norme per l’accreditamento delle Apl vengono previste regole che ledono la libertà di impresa. Non abbiamo un contributo continuativo da parte della Regione che giustifichi l’obbligo per gli enti di assumere i lavoratori indicati”.

L’altro aspetto criticato è il tetto massimo del 30 per cento di finanziamenti regionali sul fatturato annuo, una norma che, stando a quanto affermano gli enti, sarebbe ambigua in quanto non chiarisce se per fondi regionali debbano intendersi anche le risorse del Fondo sociale europeo.

La previsione di un accreditamento su base regionale per le agenzie per il lavoro è successiva a un decreto d’applicazione del ‘Jobs act’ che ha fissato le regole generali lasciando alle regioni la possibilità di regolare le iscrizioni prevedendo ulteriori elementi. Per Maurizio Merlino, della Cna Sicilia, proprio questo sarebbe il punto su cui intervenire. “Non possiamo avere una normativa peggiorativa e punitiva rispetto alle altre regioni d’Italia. Così le Apl siciliane, nate come enti d’ausilio alle strutture dei centri per l’impiego pubblici, subiscono un aggravio delle procedure proprio in una regione, la Sicilia, che grazie alle sue competenze speciali in materia di lavoro dovrebbe alleggerire le pratiche all’interno del contesto generale fissato dallo Stato”.

Le norme sull’accreditamento sono fissate da un decreto del dirigente generale del dipartimento alle Politiche sociali e al lavoro che applica una delibera di giunta adottata a inizio anno. Per questo gli enti chiedono la revoca del provvedimento dell’esecutivo regionale. “Siamo stanchi – commenta Joseph Zambito, di Anfop -di dover ricorrere ai tribunali per tutelare i nostri legittimi interessi. L’articolo del decreto che prevede i requisiti professionali per l’accreditamento è frutto di una irragionevole e vessatoria volontà politica. Basta confrontare tale decreto ministeriale del 2018 per appurare il carattere discriminatorio rispetto alle altre Apl operanti nel resto d’Italia. Dal 30 novembre rischiamo – prosegue Zambito – di dover licenziare il nostro personale già in organico, perché la totalità delle Apl non risulta nelle condizioni di accreditarsi. Molte Apl sono impegnate in progetti con l’Anpal”.

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15 Novembre 2019, 06:05

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