18 Febbraio 2024, 05:02
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PALERMO – “Gli imprenditori si sono esposti con le banche con le cambiali agrarie, nessuno può pagarle, si rischiano pesanti ricadute economiche nel mondo dell’agricoltura. Sono le conseguenze di una catastrofe dettata dal clima”. Lo spettro dei pignoramenti, Graziano Scardino, imprenditore agricolo, allevatore e leader della Cia in Sicilia, non ha dubbi: “Siamo di fronte a una crisi senza precedenti”.
“A settembre tutti gli allevatori allo stato brado – spiega Scardino – hanno iniziato a seminare il foraggio, ma non ha piovuto e c’è una siccità totale. Gennaio è stato il mese meno piovoso degli ultimi anni. La Sicilia è entrata nella crisi climatica al pari del Nord-Africa. Il mondo agricolo è esasperato, anche gli imprenditori lo sono”. Il bestiame soffre per l’assenza di foraggio, l’acqua scarseggia, i prezzi sono schizzati alle stelle e gli agricoltori sono prigionieri di una vero e proprio circolo vizioso. Con i campi brulli, i seminativi non hanno prodotto foraggio. In gran parte della Sicilia le imprese sono al collasso: gli agricoltori hanno seminato a settembre per raccogliere a Natale. “I semi, molto costosi – continua il leader della Cia – sono andati distrutti, gli allevatori non sanno più cosa dare al bestiame”.
La carenza d’acqua ha fatto schizzare alle stelle i prezzi. “La cosa più grave, oltre alla crisi climatica – aggiunge ancora l’allevatore – è che le imprese sono in apprensione per gli alti costi di produzione, dal settore frutticolo a quello zootecnico”. I pratica, gli imprenditori si stanno impoverendo e il 2023 è stato terribile, con la pioggia concentrata tra maggio e giugno con notevoli danni per il fieno, per gli allevamenti e, soprattutto, per i vigneti.
Graziano Scardino è preoccupato: “Siamo davanti a un calo della produzione di grano del 30%, il settore vitivinicolo ha già subìto un calo del 35% della produzione. A causa delle piogge abbiamo avuto la peronospora che ha influito negativamente sulla produzione dell’uva da vino, ma che si è aggravata con i colpi di calore dal 20 luglio scorso, con zone a 48/50 gradi”. I viticultori temono che anche quest’anno il clima non aiuti la produzione. “Dall’andamento della potatura – insiste Scardino – si teme che solo una piccola parte della pianta sarà destinata alla produzione nei prossimi mesi”.
Le imprese sono in ginocchio, gli imprenditori non potranno saldare il dovuto alle banche, le aziende sono a rischio pignoramento e il presidente della Cia lancia l’allarme: “Abbiamo le cambiali in scadenza, il problema finanziario si ripercuoterà sulle rate che non possono essere pagate. I tassi di interesse sono aumentati e le cambiali agrarie scadono in primavera, non sappiamo come pagarle, devono rientrare i crediti che le banche hanno fatto alle imprese agricole, è impossibile”. La Cia ha chiesto alla Regione di saldare i premi della Pac, per dare liquidità alle imprese e sul tavolo delle trattative c’è una moratoria dei debiti. La Regione ha già stanziato fondi per il settore vinicolo e non solo. Ma quello che spaventa non è il futuro, visto che è difficile prevedere l’andamento dei prossimi mesi. L’incubo degli agricoltori è il presente. E non si intravedono spiragli.
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18 Febbraio 2024, 05:02