Politica

Agrigento al voto|Kaos perfetto

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25 Settembre 2020, 06:12

7 min di lettura

Luigi Pirandello da quel busto un po’ così, con quei curiosi pettorali da dio greco, se la ride sotto il pizzetto guardando al municipio. Perché queste elezioni amministrative di Agrigento sembrano proprio uscite dalla sua penna, perfette per la terra del Kaos. Con il Pd che punta sul sindaco uscente, sostenuto da liste messe su anche grazie a pezzi da novanta del centrodestra. Col centrodestra che va diviso, una parte con quello che fino a qualche anno fa era il presidente del Pd siciliano, un’altra parte, quella sovranista, con una candidata che solo poco tempo fa ad Agrigento era nel partito di Angelino Alfano e dei suoi moderati. Con un candidato super civico che ha però come big sponsor un nome che da queste parti significa politica con la P di Palazzo, da più di 30 anni. È Agrigento, bellezza. E non puoi farci niente.

I sei candidati

Se c’è da sempre un luogo da tenere d’occhio nella politica siciliana questa è Agrigento, terra di politici potenti e di contraddizioni sempiterne. Le elezioni del 4 e 5 ottobre sono assai affollate: una carica di quasi 500 candidati al consiglio comunale con sei aspiranti sindaci, tre uomini e tre donne. Il nome da battere, secondo la vox populi, è quello dell’uscente Lillo Firetto. I due competitor che in città si pensa abbiano più chance di portarlo al ballottaggio sono Marco Zambuto, ex sindaco, e Franco Micciché, ex assessore comunale. A guastare la festa proveranno tre outsider, Marcella Carlisi e Angela Galvano, consigliere comunali uscenti, e Daniela Catalano, presidente del consiglio comunale. Vanno tenute d’occhio.

La sfida di Firetto

Sull’uscente Lillo Firetto, già sindaco di Porto Empedocle e deputato regionale Udc, ha puntato il Partito democratico. Che qui dalle parti dei Templi si vede poco. Firetto ha sette liste in campo, tutte civiche, senza simboli di partito. Un paio sono riconducibili a Carmelo Pullara, deputato regionale autonomista di centrodestra, che in rotta con Roberto Di Mauro ha puntato sul sindaco. E che negli ultimi tempi è finito risucchiato in grane giudiziarie delicate. Non è il solo “carico” di centrodestra calato sulla sua candidatura. È arrivata last minute nella compagnia anche Giorgia Iacolino, figlia dell’ex eurodeputato Salvatore. Una frattura in Forza Italia tra quest’ultimo e Riccardo Gallo Afflitto ha spinto Giorgia, già candidata alle Europee con un consistente numero di preferenze, sulla sponda di Firetto, che l’ha designata assessore.

Lillo Firetto

“È un progetto civico, senza insegne di partito”, dice il sindaco al tavolino di un bar di Villaggio Mosè, uno dei vari paesi e paesoni che compongono Agrigento. Firetto rivendica quanto fatto durante la sua sindacatura. E in primis avere messo mano ai conti disastrati. “Siamo partiti con un referto del 2015 della Corte dei conti che sostanzialmente decretava il dissesto del Comune”, ricorda. Dissesto evitato (“mi avevano consigliato di dichiararlo, appena insediato, ho scelto di rischiare”) e “grande operazione trasparenza” avviata in municipio, dice il sindaco, che ricorda il sistema anticorruzione messo in piedi e afferma di avere debellato un sistema di “intermediazione parassitaria”. E poi, c’è la “narrazione” nuova della città: “Eravamo percepiti come città dell’abusivismo, oggi abbiamo vinto il premio del Paesaggio e ospitiamo Google e Dolce e Gabbana”, dice Firetto, che ricorda i finanziamenti ottenuti (“il prossimo sarà un quinquennio di cantieri”) e i flussi turistici aumentati.

Il fattore Palazzo di Giustizia

Ma come s’usa di questi tempi, Palazzo di città anche qui guarda al Palazzo di giustizia, aspettando notizie. Firetto è finito in un paio di inchieste giudiziarie, anche frutto delle campagne martellanti condotte contro di lui da un paio di storici oppositori. C’è una storia di presunto abusivismo in un struttura ricettiva della famiglia, una vicenda giudiziaria controversa, c’è poi la faccenda dei conti del Comune di Porto Empedocle (di cui era sindaco), che risale ormai a molto tempo fa e per la quale il sindaco è già stato prosciolto dalla Corte dei conti. Ma a giorni, dopo il ballottaggio, per questa storia si deciderà sull’eventuale rinvio a giudizio che può avvelenare ulteriormente la campagna elettorale. Firetto si professa sereno: “Sono stato già stra-assolto dalla Corte dei conti con tre sentenze”, ricorda prima di sorbire il suo caffè con un goccio di latte.

A proposito di Palazzo di Giustizia, l’inchiesta che davvero turba i sonni della politica locale coinvolge altri. E può portare un bel terremoto quando arriverà la discovery. Si tratta della storia di Girgenti Acque, il carrozzone commissariato diventato assumificio, un’inchiesta con decine e decine di indagati, diversi illustri, che va verso la chiusura.

Zambuto tenta il ritorno

Chi tenta di tornare sulla poltrona lasciata a Firetto è Marco Zambuto. Già sindaco centrista enfant prodige, lasciò la carica a seguito, tanto per cambiare, di una vicenda giudiziaria. Da cui uscì assolto con formula piena pochi mesi dopo. “Posso andare a testa alta in città per questo, pochi si sono dimessi nelle mie condizioni”, dice Zambuto a un tavolino che guarda al principio di via Atenea, che ad agosto, raccontano, era piena di turisti. Se ne vedono ancora in giro. Ma Zambuto ritiene che si possa fare molto di più. E la sua parola d’ordine è quella di riavvicinare il Palazzo alla città. “In questi anni c’è stato un muro al municipio, che ha tenuto lontani gli agrigentini. Io voglio riavvicinare la città reale al Palazzo, che è rimasto chiuso e lontano dai cittadini”, dice l’ex sindaco. Che è anche ex presidente regionale del Pd. E che invece adesso corre con tre simboli di centrodestra: Forza Italia, che qui ha la faccia del deputato regionale Riccardo Gallo Afflitto, Udc (è della provincia il coordinatore regionale Decio Terrana) e Diventerà Bellissima, il movimento di Musumeci che qui è affidato alle mani di Giusy Savarino, molto presente quest’estate in città.

Marco Zambuto

“Abbiamo in lista professionisti, giovani, donne, c’è un grande entusiasmo”, dice Zambuto. L’obiettivo non dichiarato del suo entourage è portare Firetto a ballottaggio. E si spera in una mano del voto disgiunto.

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La scommessa di Micciché

Al comitato elettorale di Franco Micciché in viale della Vittoria si respira entusiasmo. La sfida civica del medico già assessore di Firetto aveva parecchio scaldato i cuori in città qualche mese fa. Poi il Covid e il lockdown hanno un po’ raffreddato gli spiriti, nuove candidate sono entrate in scena, il quadro è un po’ mutato. Ma qui si spera ancora di fare il colpaccio. “Agrigento mi conosce da sempre. Voglio ridare normalità alla città: decoro urbano, pulizia, trasporti urbani. E poi il turismo…”. Perché, non sta andando bene il turismo? “Il mordi e fuggi non ci può andare bene, soprattutto per le potenzialità che abbiamo”. Miccichè parla di periferie che sono “dormitori abbandonati”, di “frazioni scollegate”.

Franco Micciché

Civismo è la parola d’ordine. Eppure, nel comitato si incontra il big sponsor della candidatura, il vicepresidente dell’Ars Roberto Di Mauro, politico di lunghissimo corso dai tempi di Trincanato passando per Lombardo fino ad oggi. “Non ho una connotazione partitica. Lui crede in me: perché no?”, risponde a proposito Micciché. Che tra i suoi eventuali assessori ha scelto anche Diego Fusaro, il cui movimento Vox Italia sostiene il medico aspirante sindaco: “È un uomo di cultura e Agrigento è una città di cultura”, dice il candidato.

Cherchez la femme

Sull’esito finale peserà molto la performance delle tre candidate donne. Che pur partendo da outsider vanno tenute d’occhio. La presidente uscente Daniela Catalano è sostenuta da Lega e Fratelli d’Italia, oltre che da una terza lista civica. In questa campagna elettorale, ha battuto tra l’altro su temi cari alla destra come la sicurezza: “Donne, mamme e bimbi devono poter camminare e muoversi in qualsiasi parte della città e a qualunque orario senza paura di niente e di nessuno”. E dire che la candidata sovranista proviene da ambienti alquanto centristi, vista la sua precedente vicinanza al partito di Angelino Alfano, uno dei fantasmi del passato di questa Agrigento politica. Tra i suoi assessori designati Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega Salvini e avvocato.

Daniela Catalano

Dall’alta parte invece c’è Angela Galvano, che ha messo insieme Articolo 1, il movimento di Claudio Fava e quanto si muove alla sinistra del Pd: lavoro e politiche sociali al centro del suo programma. La sua candidatura potrebbe rosicchiare voti a Firetto, forse decisivi a primo turno. Due liste civiche per lei e tra gli assessori designati il presidente di un’associazione che si occupa di disabilità.

Angela Galvano

Last but not least, c’è Marcella Carlisi del Movimento 5 Stelle: la genesi della sua candidatura è stata travagliata. La pasionaria pentastellata è pronta a dare battaglia – trasparenza la parola d’ordine con un occhio attento alla difesa dei consumatori – in questo momento tutt’altro che semplice per il Movimento.

Marcella Carlisi

Tanto più forti saranno le tre candidate tanto più complicata è l’ipotesi che la partita agrigentina si possa chiudere a primo turno. Restano gli ultimi dieci giorni per conoscere la prossima puntata di questa sfida pirandelliana.

(1- segue)

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25 Settembre 2020, 06:12

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