28 Luglio 2009, 09:55
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(di Alfio Sciacca – da il “Corriere della Sera“) Anche per costruire il nuovo ospedale di Agrigento sarebbe stato utilizzato calcestruzzo depotenziato. A vederlo dall’esterno il «San Giovanni di Dio» sembra una gran bella struttura, ma travi e pilastri conterrebbero più sabbia che cemento. Tanto da far temere per la sua stabilità, soprattutto in caso di terremoto. Questa la conclusione a cui sono giunti i periti nominati dalla Procura che da mesi indaga sull’ospedale inaugurato in contrada «Consolida» appena cinque anni fa. Nell’inchiesta, affidata al comando provinciale della Guardia di Finanza, ci sono anche 22 indagati tra i quali il direttore dei lavori Antonio Raia e l’attuale manager del San Giovanni di Dio Giancarlo Manenti. E poi dirigenti ospedalieri e regionali, progettisti, collaudatori ed imprese che si sono aggiudicate gli appalti dei vari lotti. Sono accusati di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, omissione atti d’ufficio, favoreggiamento e truffa. Ma altri reati potrebbero essere contestati sulla base dell’ultima perizia tecnica. I consulenti, coordinati da professor Attilio Masnata dell’università di Palermo, alcuni mesi fa avevano già consegnato una prima relazione. Ma di recente hanno ultimato il loro lavoro giungendo ad una conclusione estremamente drastica: «La struttura dovrebbe essere dichiarata inagibile e dunque non idonea ad ospitare malati e personale sanitario».
In pratica, secondo i tecnici, la costruzione sarebbe «fragile» tanto da richiedere l’immediata chiusura. Una soluzione che ricorda il caso del piccolo ospedale di Melito Porto Salvo in Calabria chiuso l’anno scorso dopo l’ispezione del Nas. Ma il San Giovanni di Dio di Agrigento non è un piccolo ospedale ed ha una capienza di oltre 400 posti letto. Non è dunque facile immaginare le conseguenze di una chiusura che fino a qualche mese fa tutti escludevano. A cominciare dal manager Manenti: «I periti hanno solo fatto dei carotaggi – rassicurava – ma da qui a dire che bisogna chiudere l’ospedale ce ne vuole». E invece proprio i risultati di quei carotaggi non lasciano spazio a dubbi. La cosiddetta «resistenza alla compressione » dei campioni prelevati è risultata di gran lunga inferiore rispetto a quanto indicato nel progetto. E questo proprio per la scarsa quantità di cemento. Un riscontro tecnico che aggraverebbe la posizione del direttore dei lavori e dei tecnici.
Forse proprio queste considerazioni dei periti spiegano perché di recente anche il procuratore Renato Di Natale non aveva escluso sviluppi clamorosi: «I test eseguiti hanno purtroppo evidenziato delle criticità – aveva dichiarato – le ultime verifiche dei consulenti tecnici si sono appena concluse attendiamo l’esito per valutare l’opportunità o meno di un sequestro di alcune strutture ». Ma le conclusioni dei periti sono più severe di quanto si potesse immaginare: «L’intera struttura manca dei necessari requisiti di sicurezza statica». L’inchiesta era partita da diverse richieste di risarcimento danni presentate da infermieri che avevano avuto degli incidenti proprio a causa di alcune crepe visibili lungo i corridoi dell’ospedale ancor prima dell’inaugurazione. Nel tempo ci sono stati anche continui blackout per un difetto di progettazione dell’impianto elettrico, per non dire delle preoccupazioni dei sindacati per l’uso in fase di costruzione di materiali nocivi alla salute. Un disastro che viene da lontano. L’ospedale, costato 38 milioni di euro, è stato inaugurato dopo 20 anni dall’inizio dei lavori. E il giorno dell’inaugurazione parte degli ascensori si bloccarono e ci fu persino un’incursione di topi che misero fuori uso la sala operatoria e alcuni computer.
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28 Luglio 2009, 09:55