03 Luglio 2015, 06:15
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PALERMO – Prima che un calcio mortale alla testa spegnesse la sua vita, Aldo Naro fu vittima di un “brutale pestaggio ad opera degli addetti alla sicurezza”.
È il drammatico esito a cui giungono i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo che hanno chiuso la prima parte delle indagini sull’assassinio del giovane neolaureato in Medicina avvenuto all’interno della discoteca Goa, allo Zen.
Finora sotto accusa c’è soltanto un minorenne, Andrea, 17 anni, reo confesso di avere sferrato il calcio che uccise Aldo all’interno del privè e a cui ora, oltre all’omicidio volontario, viene contestata anche la rissa. Ben presto, però, nel registro degli indagati potrebbero finire altri nomi. A cominciare da quelli degli autori del “brutale pestaggio”, ma non solo. Ci sono altri aspetti la cui competenza passa dai pm della Procura per i minorenni Caterina Bartolozzi e Maria Grazia Puliatti a quello dei pubblici ministeri ordinari Carlo Marzella, Claudio Camilleri e Siro De Flammineis. Dalla rissa scatenata per il furto di due cappellini da cowboy sottratti agli amici di Aldo alla gestione della sicurezza nel locale (zeppo di abusivi ndr), dalle bugie e reticenze di molti presenti alle operazioni di soccorso del povero Aldo, che fu trasportato all’esterno della discoteca in attesa che arrivasse l’ambulanza, ai contatti con i mafiosi dello Zen: l’informativa dei carabinieri individua precise responsabilità con nomi e cognomi che ora i pm dovranno valutare.
Il primo input sul pestaggio è arrivato dalla parole di Andrea registrate all’interno del carcere Malaspina dove si consegnò dopo essersi reso irreperibile per alcuni giorni. “È successo un manicomio – confidava al suo compagno di cella – si sono buttati sopra di me… abbiamo cominciato a cafuddare… e gli ho dato un calcio a questo piciutteddu”. La folle notte del Goa si conclude così, con il povero Aldo colpito alla testa da Andrea, buttafuori irregolare intervenuto quando nel privè era scoppiata una rissa. Prima del calcio mortale, però, il giovane neolaureato, il prossimo settembre avrebbe compiuto 26 anni, sarebbe stato colpito dallo stesso Andrea e da un altro buttafuori.
Del ruolo di quest’ultimo parla uno dei giovani clienti della discoteca. Di lui dice “che nella parte superiore del privè ha dato un calcio sul fianco destro e sulla parte fra il collo e la faccia del ragazzo”, Aldo Naro era “per terra, chinato sul fianco sinistro che si proteggeva il viso con i pugni chiusi… uno dei due buttafuori gli sferrava con violenza due calci che lo colpivano sul fianco destro e nella parte superiore tra il collo e il volto”. Anche se il suo legale, l’avvocato Maurizio Di Marco, ha sempre sostenuto che si sia trattato di una rissa in cui Andrea ha subito anche dei colpi, secondo i carabinieri, avrebbe avrebbe partecipato al pestaggio. Gli investigatori hanno raccolto la testimonianza di un altro addetto alla sicurezza: “… ricordo di avergli visto sferrare due pugni e due calcio ad Aldo Naro, quando questi si trovava a terra sul privè nei pressi dei tavolini. Mi sono frapposto fra lui e Aldo Naro riuscendo a separarli. Quello è stato l’ultimo momento in cui l’ho visto cosciente. Ho saputo in seguito che era stato lui a sferrare il calcio letale ad Aldo Naro”.
Quelle descritte dal buttafuori sono le fasi concitate che precedono il drammatico epilogo dei festeggiamenti di Carnevale, quando, come racconta un’altra persona che lavorava al Goa, “abbiamo preso Aldo Naro, io da un braccio e lui da un altro, lo abbiamo tirato verso le scale per portarlo fuori dal giardino… io sono caduto insieme ad Aldo e tutti e due si siamo trovati davanti alla porta antipanico… mentre Aldo si è alzato mettendosi sulle ginocchia e con entrambe le braccia si stava sollevando mentre era in questa posizione con lo sguardo rivolto a terra Andrea gli sferra il calcio… un violentissimo calcio con il piede destro. Ho ancora impresso il rumore che provocò l’impatto”. Il rumore, il tonfo della morte di Aldo.
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03 Luglio 2015, 06:15