Amia, firmata la vendita a Rap| Orlando: “Si chiude un’epoca”

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28 Febbraio 2014, 20:35

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PALERMO – Si chiude definitivamente la storia dell’Amia. Pochi minuti fa è stata infatti firmata la cessione definitiva di 2350 lavoratori e dei beni mobili della società partecipata del comune di Palermo, fallita lo scorso aprile, alla neonata Rap presieduta da Sergio Marino. Un passaggio a suo modo storico visto che con l’Amia si chiude un capitolo fatto di buchi neri, inchieste giudiziarie, gestioni commissariali, disservizi, scioperi, emergenze rifiuti e percolato. Da oggi la Rap potrà operare a pieno titolo, ma soprattutto Palazzo delle Aquile si libera di una palla al piede e dei suoi disastrati conti che restano nelle mani della curatela fallimentare. “Grazie ad uno straordinario impegno di tanti si chiude un’epoca, ora nessuno ha più alibi – commenta il sindaco Leoluca Orlando – non avranno alibi i cittadini che dovranno pretendere ed impegnarsi per un servizio efficace, non l’avranno i lavoratori che hanno mostrato responsabilità e chiederanno efficienza, non avranno alibi l’amministrazione e l’azienda che dovranno dimostrare progettualità e capacità di rilancio”.

Il prezzo è di cinque milioni e 23mila euro, visto che dalla cifra sono stati scomputati i 700mila euro di affitto dal 23 luglio a oggi (100mila al mese), e come detto comprende beni mobili e dipendenti (tra cui anche quelli di Amia Essemme). Gli immobili restano invece alla curatela che dovrà tentare per quanto possibile di soddisfare i creditori, mentre lo smaltimento del percolato sarà responsabilità di Marco Lupo, nominato a suo tempo curatore giudiziale dal tribunale. La firma mette al riparo la città anche da eventuali nuovi scioperi, annunciati in caso di mancato accordo.

“Sono molto lieto – dice Mario Serio, uno dei curatori fallimentari – abbiamo rispettato i termini (l’affitto scadeva oggi, ndr), la curatela ha raggiunto un traguardo importante. Con la nuova società per la gestione dell’igiene ambientale si sta normalizzando una situazione ormai compromessa grazie all’azione congiunta e armoniosa di tutti i soggetti, tra cui il tribunale che ha manifestato sensibilità con un’opera di supplenza amministrativa specie negli anni scorsi attraverso coraggiose assunzioni di responsabilità. La nuova amministrazione ha avvertito l’esigenza di una interlocuzione proficua e con lungimiranza ha dialogato con noi”.

Non c’è dubbio che il capitolo Amia si porti dietro non solo i veleni del percolato, ma anche quelli delle inchieste giudiziarie sotto l’amministrazione Cammarata. Dal canto suo Leoluca Orlando può tirare un sospiro di sollievo per aver evitato un’altra Gesip, un’emergenza rifiuti difficilmente gestibile e licenziamenti di massa, lasciando peraltro alla curatela il peso dei debiti di cui il Comune si è sgravato col fallimento. Nemmeno tre anni di gestione dei commissari nominati dal ministero per lo Sviluppo economico (febbraio 2010 – aprile 2013) sono riusciti a risanare un’azienda destinata a chiudere i battenti, sotto la direzione della curatela (insediatasi il 22 aprile 2013).

“Siamo sicuramente contenti di ridare una prospettiva di serenità ai nostri lavoratori e certamente alla città – dice Dionisio Giordano della Cisl – non vogliamo guastare questo momento positivo, alcuni temi dovranno essere risolti ben presto ma godiamoci dopo anni di momenti pesanti per le maestranze questa firma che dà fiducia e prospettiva futura”. Adesso si aspetta il nuovo contratto di servizio, ancora non arrivato in consiglio comunale, e una soluzione per la vicenda caditoie con l’Amap, tanto spinosa da aver provocato lo scontro con il sindaco e le dimissioni “imposte” a due componenti del cda che è così decaduto. “Siamo contenti che l’amministrazione comunale si sia impegnata – continua Giordano – con l’accordo del 27 dicembre abbiamo fatto la nostra parte”. E in effetti la firma di oggi è il risultato anche di quell’accordo, raggiunto dopo settimane drammatiche, che prevede per i lavoratori un 2014 lacrime e sangue: congelamento degli effetti economici del verbale sindacale sul lavoro domenicale e rinuncia a incrementi contrattuali nazionali, premi di produttività e vestiario, oltre all’incentivo di accompagnamento all’esodo. Sono otto i dipendenti che godranno dell’Aspi fino alla pensione, un’altra cinquantina si aggiungeranno nel corso dell’anno. “L’impostazione che abbiamo dato è che è meglio soffrire per una ristrutturazione aziendale che ci dà una prospettiva futura, che morire di mancata ristrutturazione”, chiosa Giordano.

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Il contratto di cessione prevede che, per il momento, tutti i lavoratori transitino in Rap, anche quelli delle caditoie. Dopo lo scontro con Vincenzo Costantino, il Comune ha dovuto modificare l’ordinanza accettando che sia la Rap ad acquistare per il tempo necessario alla definizione del passaggio in Amap con una successiva cessione del ramo d’azienda. E proprio per affrontare il tema oggi, a villa Niscemi, si è tenuto un incontro tra gli assessori Luciano Abbonato e Cesare Lapiana e i sindacati Amap.

“Abbiamo frenato la velocità con la quale stavano facendo l’operazione – dice Maurizio Terrani della Uiltec – abbiamo chiesto un tavolo tecnico con tutti gli attori della vicenda, tra cui le organizzazioni sindacali di Amap, per analizzare numeri e conti. Non siamo contrari a fare certe operazioni, ma ci vuole un’analisi seria e un piano industriale per il rilancio. Quello delle dimissioni è un problema politico, non conosciamo le dinamiche. Siamo preoccupati per il futuro di Amap, ci vuole una copertura che passi in consiglio comunale, non bastano le promesse degli assessori”. “L’incontro è servito a chiarire che in questo momento non si fa alcuna operazione con Amap – dice Nino Musso, segretario provinciale Filctem Cgil – oggi viene tutto rinviato, l’amministrazione si è impegnata ad aggiornarsi con un tavolo tecnico alla presenza di azienda e organizzazioni sindacali. Noi sosteniamo che, quanto quantificato, non è sufficiente a coprire tutte le spese: parliamo di 155 operai e di dieci impiegati. Vogliamo dati alla mano sulla sostenibilità economica. Nel 2012 il consiglio comunale, con la delibera numero 49 del 27 marzo, ha deciso che il servizio di pulizia caditoie passasse definitivamente ad Amia. Per cui occorre un passaggio in consiglio con cui rivedere la delibera. Per quanto ci riguarda, vogliamo la garanzia oltre che dell’amministrazione anche del consiglio, cui spetta l’ultima parola sulle spese e i bilanci. Non vogliamo contributi una tantum”.

La prossima settimana il sindaco, tornato a Palermo, dovrà decidere se respingere le dimissioni del cda o nominare nuovi componenti. Nel frattempo il Comune ha congelato l’operazione in attesa di un accordo con i sindacati. “Abbiamo confermato – dice l’assessore al Bilancio Luciano Abbonato – l’irreversibilità del passaggio del ramo d’azienda caditoie ad Amap. Passaggio ormai ineludibile in quanto parte inscindibile del servizio idrico integrato. Nessuna delle organizzazioni sindacali presenti si è dichiarata contraria e questo è un ottimo inizio. Tutti concordiamo su una prospettiva di consolidamento e sviluppo dell’azienda e in tal senso l’amministrazione comunale ha dato ampie rassicurazioni. Abbiamo illustrato i numeri dell’operazione che ovviamente potranno essere approfonditi in un prossimo incontro dopo l’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione”.

“Orlando vuole salvare la Rap affossando l’Amap – attacca il consigliere comunale di Forza Italia, Angelo Figuccia, che oggi ha partecipato al vertice – il passaggio in blocco dei 155 lavoratori della Rap che si occupano della pulizia delle caditoie alla società di via Volturno non è fattibile, come giustamente ha sottolineato il presidente Vincenzo Costantino. Dietro le dimissioni dei due componenti del Cda di Amap, di fatto decaduto, potrebbe nascondersi un’operazione politica che Orlando sta portando avanti per mettere alla guida della società un presidente yes-man. Da parte nostra rinnoviamo la fiducia a Vincenzo Costantino, Michelangelo Salamone e Giuseppe Monteleone, che hanno dimostrato capacità manageriali e sono riusciti a mettere ordine nei conti di Amap. Non abbiamo nulla nei confronti della Rap. Certo è che i contratti di secondo livello, fatti negli ultimi vent’anni a funzionari e dirigenti, hanno creato una sacca di privilegi che adesso rende difficile il salvataggio della Rap”.

 

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28 Febbraio 2014, 20:35

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