Europee, l'ultima sfida di Leoluca Orlando: "Fa bene... Invece no..."

Europee, l’ultima sfida di Leoluca Orlando: “Fa bene… Invece no…”

Perché si è candidato? E come la pensano quelli che lo conoscono bene?
LA CANDIDATURA
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L’ultima sfida di Leoluca Orlando, con la candidatura alle Europee, non significa che sarà l’ultima e poi basta, solo la più recente in ordine di tempo. Il Professore è un cercatore di sfide, per cui di una cosa possiamo stare certi: dopo questa ne verrà un’altra.

Tuttavia, la presente battaglia elettorale merita un approfondimento per diversi motivi. Per l’ardua parete da scalare nell’esperienza con Alleanza Verdi e Sinistra, dopo il ‘gran rifiuto’ silente del Pd, circostanza che indica una scelta di principio, non legata, per forza, al risultato.

Per lo sguardo rivolto a un domani politico da parte di un personaggio che ha già la sua poderosa carriera tratteggiata in una forma praticamente definitiva. Cos’altro potrebbe aggiungere? Lunedì scorso, l’ex sindaco di Palermo, si è espresso, in occasione di un confronto pubblico.

Pd e polemiche

“Ho dato la mia disponibilità al Pd, facendo però una confessione: io ho consenso ma non ho correnti – ha detto -. Devo prendere atto che evidentemente nel Pd altre logiche presiedono alla scelta delle candidature. Ho trovato spazi enormi di libertà in questo dialogo con Verdi e Sinistra e ho avuto una garanzia, che non so se preoccupa qualcuno, continuerò a restare me stesso”.

Si tratta di un canovaccio orlandiano sperimentato: lui contro (quasi) tutti. Una singolarità del marchio di fabbrica, nel bene e nel male. Il Professore non si trova a suo agio nei contesti in cui non primeggia. E, se scrive un libro come ‘Enigma Palermo, il SinnacOllanno viene raffigurato come il protagonista assoluto, semmai è la città a fungere da comprimaria.

Come risuona l’eco della candidatura, alla luce degli interrogativi naturalmente sorti? Premessa: non esistono opinioni neutrali sull’argomento, ma simpatizzanti e antipatizzanti, a seconda della visuale, rispetto a una figura comunque ineludibile.

Chi è d’accordo e chi invece…

“Penso che sia uno sbocco normale – dice Alberto Mangano, già assessore di una delle giunte del ‘sinnaco’ – Orlando ha affrontato moltissime elezioni, quasi tutte andate bene. Parliamo di un politico che ha statura, esperienza e visione. Potrebbe dare un ottimo contributo in Europa”.

“Io gliel’ho detto e ripetuto da sempre – dice Giusto Catania, pure lui, più fresco, assessore – che il Pd non era la sua collocazione naturale. Il Pd che nicchia sulle guerre? Che c’entra Orlando con il Partito Democratico?”. Sulla questione ha scritto anche Pippo Russo.

Lo scrittore Roberto Alajmo ha vissuto con Leoluca Orlando una drammatica rottura, nei giorni dell’addio al Teatro Biondo, con scorie di polemiche e risentimenti multipli. Ma spiega che la circostanza non influenza il suo drastico giudizio.

“Siccome non c’è un ricambio generazionale nella classe politica progressista – dice Alajmo -, candidiamo chi ha impedito il ricambio della classe politica progressista. Per il resto, come diceva mio nonno: non piango quando mio figlio perde, piango quando mio figlio vorrebbe rifarsi”.

Diritti e bare

Sarà, come è logico che sia, il classico giudizio del campo a dare risposte all’Enigma Orlando, in termini materiali e simbolici, con un occhio alle ultime sindacature, lacerate tra la difesa dei diritti e le bare accatastate al cimitero dei Rotoli.

Sono giorni intensi per ‘Luca’, come lo chiamano quasi tutti, in privato. Giorni di campagna e di addii, tra la morte di Vincenzo Agostino e quella di Luigi Carollo. Capita di incontrarlo sovente. Se lo incontrate e lo chiamate: “Sindaco”, è probabile che si volti, sorridendo, come chi è convinto di tutte le decisioni prese, con pochi pentimenti. Se nasci Leoluca Orlando, tale resterai in eterno.


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