Amore malato e violenza: |stalker condannato a 7 anni

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23 Aprile 2018, 17:02

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CATANIA – Ha guardato il suo nome e cognome campeggiare sui muri davanti alla sua abitazione insieme agli epiteti più offensivi che si possano fare a una donna. Autore di quelle “orrende scritte” sarebbe stato il suo ex che nel 2016 non ha accettato la fine della relazione amorosa. Anche se parlare d’amore davanti a certi comportamenti non sarebbe consono. Allora è meglio parlare di amore malato. Inoltre, questa donna catanese di 40 anni, è stata perseguitata attraverso minacce e ingiurie della peggior specie. Per mesi e mesi. Soprusi che si sommano a quelli già subiti durante il loro rapporto: percosse e violenza, anche carnale. Perché il possesso di una donna, considerata un oggetto, passa anche da questo.

La salvezza arriva ad agosto 2016, quando il padre della donna riesce a buttarlo fuori di casa. Ma non basta. Perché le reiterate minacce e persecuzioni continuano inesorabili. Anche nei confronti dei genitori della ex.

Ad un certo punto la scelta è una sola: quella di prendere coraggio e denunciare. Senza se e senza ma. Mettere da parte la paura e raccontare ogni cosa. Spogliandosi di ogni armatura costruita dai retaggi culturali così difficili ancora da scardinare. Il racconto pregnante di violenza e soprusi è raccolto dall’avvocato Giovanni Magrì che deposita a febbraio 2017 alla Procura un’articolata denuncia da cui scatterà una delicata indagine condotta dalla pm Anna Trinchillo. A marzo 2017 arriva la misura cautelare in carcere per il reato di stalking. La Gip Flavia Panzano ha accolto la richiesta della Procura. N.L.C, 39 anni, volto già noto alle forze dell’ordine finisce in cella. Poi è arrivato il rinvio a giudizio.

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Il dibattimento si è aperto a settembre 2017. Nel processo si sono costituiti parte civile la donna e i genitori della vittima, tutti e tre assistiti dall’avvocato Giovanni Magrì. La prima udienza è stata quella più difficile. La donna ha dovuto ripercorrere le angherie, le violenze, le minacce, i messaggi. Poi sono stati esaminati gli investigatori e una testimone di parte. Alcuni giorni fa è arrivata la condanna per il 39enne. La quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduto da Fichera, ha comminato una pena a sette anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e interdizione della patria potestà per la durata della pena. Le motivazioni saranno depositate tra 60 giorni.

 

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23 Aprile 2018, 17:02

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