Amori, tradimenti e…. | Marte e Venere sul web

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04 Maggio 2014, 00:24

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Si è già avuto modo di trattare del pesante condizionamento che i media digitali esercitano sulle relazioni, da quelle solo virtuali, che mai evolveranno in nulla altro, a quelle occasionali ed effimere, destinate a bruciarsi in un unico appuntamento, foriero delle peggiori delusioni, o ancora a quelle che cercano caparbiamente di reiterare qualche incontro, solo per confermare che non vi è nulla in comune tra soggetti che l’anonimato (e tante bugie) avevano rivestito di qualche fascino. Ma mentre sul web abbondano siti dedicati a fornire istruzioni e persino sms preconfezionati da utilizzare in caso di bisogno, il problema che non presenta soluzione è, con le dovute eccezioni, l’omologazione dei contenuti espressi nei messaggi dall’universo maschile, opposta a quella femminile. Il primato della grafomania spetta alle donne; scrivono messaggi dettagliati, riflettono su frasi a effetto, compongono e scompongono. A tanto studio spesso non corrisponde che un monosillabo.

L’esempio più classico è “TI AMO PAZZAMENTE”, da lei digitato in enfatiche maiuscole, che ottiene come risposta “idem”, non per evocare il romanticismo del film Ghost, ma perché “anch’io” contiene un fastidioso apostrofo. Un brillante saggio di John Grey rivelava un’illuminante visione: nella notte dei tempi marziani e venusiane convivevano innamorati e felici perché accettavano le reciproche differenze. Caduti sulla Terra, dimenticarono di provenire da pianeti diversi. Il concetto è semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due disparati modi di pensare, di parlare, ma soprattutto di comportarsi nelle relazioni amorose, fino ad agire in modo diametralmente opposto. Ad esempio, quando l’uomo ha bisogno di ritirarsi nella sua caverna, la donna vuole condividere con lui i suoi sentimenti; detto in modo più crudo, quando, stanco dopo una giornata di lavoro, lui anela a divano-birra-tv, lei, nell’ordine, parla-viene ignorata-gli chiede se si è accorto che esiste anche lei-classicamente conclude “tu non mi ami più”.

Lui è semplice, lei è complicata? Sembrerebbe fin troppo evidente. Ma il profondo divario psicologico ed emotivo tra uomini e donne, che creava conflitti confinati all’ambito domestico, con l’uso del web, viene scandito nell’arco dell’intera giornata. E da quando la forma di interscambio più diffusa passa attraverso WhatsApp, è ancora più chiaro quanto siano diverse le modalità di comunicazione: le donne fedeli all’sms sono diventate “tardone tecnologiche”, mentre sono “uomap” tutti gli uomini che trovano più comodo e veloce esternare via chat. L’uomo “uozzappa” per rimorchiare; se viene rifiutato reagisce di solito bloccando lei in segno di protesta (quando preferisce insistere, sta in agguato finché non la coglie online e ne approfitta subito per inondarla di melense immagini floreali o di selfie di lui col gatto di casa).

Infine, l’uso facilitato rispetto all’sms si rivela suo fedele alleato ancora nel momento supremo, quello del lasciare, con frasette equanimi tipo “ci ho pensato bene ed è meglio se chiudiamo qua”. E mentre lei è attonita, e riflette su testi epici da inviare in risposta, lui la blocca. Chiuso. La donna che lascia non si perde, invece, l’occasione di lunghe tirate, a partire da “lo sai che ti dico?”, tragico errore tattico che dà a lui il tempo di scomparire in un nanosecondo prima che lei gli spieghi con voluttà “spero che il cuore ti regga: io non ti reggo più”; inoltre, ha un peculiare modo di litigare su Whatsapp. Guarda se lui è online e recrimina se non risponde. Deduce che se sta scrivendo (Sherlock!) non è a lei: a cosa son serviti i simultanei invii di diciotto emoticon gialli che soffiano il bacio rosso e ventitre testine unite dal cuoricino? Qualcosa non sta funzionando per il verso giusto, malnato gaglioffo… e passa in rassegna le amiche per vedere chi è online.

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La mania del web è la tomba dell’amore, anche di quello con la A maiuscola? Se è vero che la paura di essere traditi, così come la concretizzazione di tale timore, ovvero l’infedeltà, sono sempre esistite, rete e smartphone hanno reso più facili sia le occasioni di tralignare che l’esercizio del controllo; tuttavia anche in questo caso i comportamenti di uomini e donne non sono identici. Da resoconti di indagine di alcuni siti di investigazione, resi pubblici online, pur conservando l’anonimato dei protagonisti, si apprende che quando è la donna ad essere tradita, si accorge del cambiamento del partner dopo 4/5 mesi: nota che per lui il lavoro è passato in second’ordine, che si è iscritto in palestra, è più attento al suo fisico e ritarda sempre più spesso. E’ assente anche quando è a casa, non lascia mai il cellulare. A questo punto, lei coglierà ogni opportunità per leggere messaggi rivelatori e per predisporre “improvvisate”, grazie anche al fatto che lui neanche ricorda che, in tempi normali, le ha addirittura affidato le sue password per non dimenticarle.

Quando a tradire è lei, lui ne viene a conoscenza perché qualche anima pia lo informa. Piuttosto che carpirle il cellulare (pratica di difficile attuazione: lei lo difende a costo della vita), qualora decida immediatamente di far luce sui fatti (e non sempre è così), chiede con insistenza di leggere la sua posta, appare come un falco alle sue spalle ogni volta che lei ha gli occhi fissi su uno schermo, piccolo o grande che sia, per cogliere brani rivelatori, ma poi opta per il pedinamento. Le donne appaiono più ciniche e dissimulatrici, ma prive della doppia morale che spesso caratterizza il pensiero maschile. Sono invece più abili nel controllare email, messaggi sul social network e sullo smartphone del partner, e, duole dirlo, anche nell’inviare false risposte o messaggi-civetta tanto per vedere se l’interlocutrice reagisce, e in che modo.

E quando scatta l’errore? Dallo sbaglio di consonante alla parola mancante, che precipitano nel ridicolo proprio quando si vorrebbe far bella figura, al messaggio inviato per rabbia che si vorrebbe revocare, fino al fatal errore, ovvero l’invio ad altra persona rispetto al destinatario, sembrava proprio che dopo due secoli valesse ancora il verso di Metastasio “voce dal sen fuggita più richiamar non vale”. Un sito in inglese, Damn You Auto Correct, ne ha persino fatto una vetrina online per ridere degli strafalcioni (altrui). Ma per fortuna di ignoranti, impulsivi e/o semplicemente sfortunati, prendendo come spunto il “modifica commento” inserito da Zuckerberg per i post su Facebook, Apple ha depositato un brevetto per correggere i messaggi di iOS e O SX: il Transient Panel Enabling Message Correction Capabilities Prior to Data Submission garantirà ai possessori di iPhone, iPas e Mac di riparare agli errori commessi in un messaggio già arrivato al destinatario. Sembra arrivata, se non la fine, il rimedio a una serie di inter-gaffes. Spontaneità, addio, dunque. Viva invece la corsa al miglioramento per lo meno virtuale della propria immagine e delle proprie esternazioni.

Ma quanto il web può essere funzionale a una relazione? Dialogare con omologhi avatar avidi di attenzione, condividendo tutto per non condividere nulla, serve a mantenere le distanze, correndo il rischio di innamorarsi delle proprie proiezioni. Gli studi sulle relazioni via web mettono l’accento da una parte sulle limitazioni sensoriali e dall’altra sui pericoli di distorsioni della realtà rese possibili dal mezzo e dall’anonimato. L’ambiguità è protetta al punto che può trasformarsi in una maschera permanente, che consentirebbe persino di celare le attività di psicopatici o delinquenti. E se comunque una storia (o presunta tale), pur coltivata nell’ambito della massima correttezza, non supera la fase virtuale, si resta legati ad un desiderio univoco, privo del necessario confronto con l’altro: la chiave dell’incontro, il web in questo caso, non sarà servita a nulla.
Forse, sugli smartphone di coloro che anelano all’innamoramento dovrebbe campeggiare una lugubre scritta nera, sulla falsariga di quelle dei pacchetti di sigarette, che reciti “nuoce gravemente alla salute” o, più lapidariamente, “uccide”, come spesso dimostra la cronaca nera. O dovrebbero essere venduti con un bugiardino, come i farmaci, e come tali solo su prescrizione. Ci dicono davvero quanti danni possono provocare, o come per le auto, il mercato ha leggi ferree che nascondono la verità?

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04 Maggio 2014, 00:24

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