“Anche i carcerati devono mangiare” | L’importanza di chiamarsi Graviano

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24 Maggio 2019, 17:45

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PALERMO – Ricettazione, rapina, furto: è lungo l’elenco dei precedenti penali di Antonino Graviano arrestato stamani per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Antonino è figlio di Francesco Graviano, cugino di primo grado dei boss ergastolani Filippo e Giuseppe, ed anche di Nunzia e Benedetto. Essere parente di un mafioso stragista nulla rappresenta a meno che non si faccia pesare l’appartenenza familiare. Quando Graviano si presentò nel cantiere edile per chiedere il pizzo, così racconta l’imprenditore che lo ha denunciato, chiarì subito: “Sono di Brancaccio e anche quelli che sono dentro devono mangiare”.

Quattro operai convocati dai carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, su delega del sostituto procuratore Dario Scaletta, hanno confermato di essere stati avvicinati da Graviano. Raccomandava loro di posare il cellulare e di avvisare il titolare della sua richiesta di denaro. L’imprenditore doveva fare un regalo per i carcerati. Qualora alla prossima visita non avesse trovato né i soldi né il titolare gli operai avrebbero dovuto interrompere i lavori di rifacimento della facciata di un palazzo poco distante da via Oreto. Ed in effetti i carabinieri hanno visto gli operai allontanarsi impauriti per quelle minacce.

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All’inizio i lavoratori si erano limitati a descrivere fisicamente Graviano, “un uomo dalla corporatura tarchiata, basso di statura e di carnagione scura”. Erano le caratteristiche fisiche dell’uomo ripreso dalle telecamere di alcune attività commerciali e di una banca in via Oreto mentre transitava lungo la strada che lo avrebbe condotto fino al cantiere. Si è trattato di un’inchiesta lampo, visto che gli appostamenti dei carabinieri risalgono a poche settimane fa. Da qui la richiesta di arresto avanzata a fine aprile dal pm Scaletta e subito accolta dal giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio.

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24 Maggio 2019, 17:45

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