Ancora una notte di fuoco a Palermo| Si allarga l’inchiesta della Procura

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03 Aprile 2012, 10:49

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Ancora roghi a Palermo, dove nella notte si sono registrati una cinquantina di interventi dei vigili del fuoco, chiamati a domare le fiamme sprigionate dai rifiuti accatastati negli ultimi giorni e che producono diossina. Cumuli di immondizia hanno creato e creano non pochi problemi, anche di ordine sanitario, in ogni zona della città. L’Amia, l’azienda municipalizzata che si occupa della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, sta cercando di far tornare la situazione alla normalità, dopo il fermo per lo sciopero dei dipendenti. Un centinaio di loro, da ieri, risultano indagati dalla Procura di Palermo per interruzione di servizio pubblico e sono accusati di avere impedito l’uscita dei camion per il servizio di raccolta dei rifiuti. Sempre ieri, l’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, in una lettera inviata al commissario straordinario del Comune di Palermo, Luisa Latella, ha segnalato i rischi sanitari per la possibile diffusioni di malattie infettive.

AGGIORNAMENTI
Potrebbero diventare centinaia le persone coinvolte nell’inchiesta aperta dalla procura di Palermo sull’emergenza rifiuti scoppiata in città la scorsa settimana. Oltre ai 121 indagati per interruzione di pubblico servizio potrebbero essere iscritti, sempre con la stessa accusa , nel registro delle notizie di reato centinaia di altri operai dell’Amia, l’ex municipalizzata che gestisce la raccolta, in turno nei giorni del blocco dell’attività dell’azienda per la protesta dei lavoratori.

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I 121 già indagati sarebbero, infatti, solo i dipendenti in servizio duranti alcuni turni di lavoro, mentre i blocchi della raccolta sono durati giorni. I pm stanno valutando anche se agli inquisiti si possa contestare la violenza privata consistita nell’avere impedito ai colleghi di lavorare. Agli atti dell’indagine si stanno aggiungendo gli esposti di alcune associazioni ambientaliste che hanno raccolto le denunce, a cui sono stati anche allegati i referti medici, di cittadini che avrebbero accusato malori a causa dei cumuli di immondizia rimasti in strada per giorni. Se venisse provato il rapporto col blocco della raccolta la procura potrebbe ipotizzare anche il reato di epidemia colposa. Gli investigatori, infine, non escludono l’eventualità di richiedere misure cautelari a carico degli indagati in quanto l’interruzione di pubblico servizio è punita, nel massimo, fino a 7 anni.

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03 Aprile 2012, 10:49

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