“Loris strangolato e gettato nel canalone” | Smentita l’ipotesi della violenza sessuale

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02 Dicembre 2014, 07:08

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RAGUSA – Sequestro di persona e omicidio volontario, ma senza indagati; assenza di segni di violenza a scopo sessuale. Sono i punti fermi della Procura di Ragusa sull’uccisione di Loris Stival, il bambino di 8 anni trovato morto due giorni fa a Santa Croce Camerina. E’ stato strangolato e poi gettato nel canalone dove è stato trovato, dice l’autopsia. Ma il medico legale, Giovanni Iuvara, non è riuscito a stabilire se la caduta sia una concausa o se il ragazzino fosse già morto quando è precipitato, perché, spiega il procuratore Carmelo Petralia, potrebbe essere “avvenuta in un momento immediatamente successivo allo strangolamento, può rientrare tra le cause della morte o essere un fatto immediatamente successivo”.

Nessuna prova di una violenza sessuale subita da Loris. Ma “al momento”, scrive la Procura. Perché la pista esiste, assieme ad altre, ed è seguita con attenzione, anche su eventuali storie pregresse o tentativi non riusciti. “L’attività peritale continua, anche se quella propriamente autoptica si è conclusa, e quindi – sottolinea il procuratore – in questo momento non ci sono elementi per confermare l’esistenza di esiti di violenza sessuale. Finché non c’è certezza non c’è reato”. Non è, tuttavia, un’inchiesta al buio, sottolinea Petralia: “indaghiamo a 360 gradi, non trascuriamo alcuna ipotesi, ma ci sono delle piste privilegiate”. E tra queste quella della pedofilia: la Procura sta attivando una squadra di psicologi per realizzare un profilo di un eventuale orco. Una strada investigativa obbligata per i magistrati, visto il contesto del delitto. Ma, avvisa il procuratore Petralia, “il lavoro di magistrati, investigatori e dei giornalisti è di tenere conto che quello che fanno ha una ricaduta sociale, per questo occorre lavorare con sobrietà ed evitare allarmismi e tensioni”.

Resta il mistero del delitto di Loris, sequestrato, strangolato e gettato in un canalone a Santa Croce Camerina. Perché non è andato a scuola? Perché in classe non è arrivato e i sistemi di videosorveglianza dell’istituto non lo riprendono? Una ragazzina dice di averlo visto comprare un panino, dopo che la madre lo ha lasciato, nel chiosco vicino alla Falcone-Borsellino. Poi è scomparso. Eppure era un bambino introverso, che non dava confidenza agli estranei. Ed ecco che i sospetti virano in direzione di chi lo conosceva, di chi aveva già conquistato la sua fiducia. I cani ‘molecolari’ fiutano la sua presenza lontano dalla scuola, ma la ‘traccia’ poi scompare nel nulla. Loris sarebbe potuto salire su un’auto o una moto. Ma chi l’ha preso a bordo? Un amico, un parente, un conoscente stretto?

Sono i dubbi che gli investigatori, polizia di Stato e carabinieri, stanno cercando di risolvere continuando a interrogare diverse persone del paese e visionando le immagini di decine e decine di telecamere di sistemi di sorveglianza. Si intrecciano dati e tabulati, collegamenti tra telefonini e celle di trasmissione. Un lavoro per specialisti di alto livello. A Ragusa, annuncia il ministro Angelino Alfano, arrivano “i nostri migliori investigatori” e il responsabile del Viminale assicura che “ogni strada sarà battuta”. “Questo è un paese sereno, normale, un paese che all’ improvviso si riscopre fragile”, commenta il sindaco di Santa Croce Camerina, Franca Iurato. I genitori degli alunni che frequentano la scuola della piccola vittima hanno chiesto alla preside un servizio di vigilanza davanti ai cancelli, specie per chi deve lasciare i bambini in anticipo per recarsi al lavoro. Perché la paura dell’orco nel paese c’è. “Abbiamo paura – commentano dei ragazzini entrando a scuola – perché uno di noi è stato ucciso”. I suoi compagni di classe lo hanno ricordato con un mazzo di fiori sul banco dei pensierini. “Hanno scritto, hanno disegnato – dice la preside, Giovanna Campo – hanno reagito bene, penso che siano andati via abbastanza sereni”.

Reagisce anche Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il corpo sentito come testimone per oltre 4 ore da polizia e carabinieri che gli hanno anche sequestrato l’auto: “Rifarei quello che ho fatto non una, ma cento volte”. “Ho ricevuto – rivela – la solidarietà di tutta la cittadinanza per lo stress al quale sono sottoposto da giorni, la gente mi chiama per sapere come sto, ma io sto bene, bisogna pensare a capire cosa è successo veramente”. E il giallo non è ancora risolto.

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