Da Roma stangata alla Sicilia | Sanzioni e revoche, persi 80 milioni - Live Sicilia

Da Roma stangata alla Sicilia | Sanzioni e revoche, persi 80 milioni

Il Cipe ha deliberato sanzioni per 71 milioni alla Regione e revocato risorse per 41 milioni. Una parte potrebbe tornare in Sicilia. Ma l'assessorato al Bilancio chiede all'ufficio legale di impugnare la delibera statale. Ecco le opere interessate.

PALERMO – Ritardi nella spesa dei fondi Fas, e arriva la stangata dello Stato alla Sicilia. Una delibera Cipe di quest’estate, infatti, applica sanzioni alla Regione per più di 71 milioni di euro e revoca risorse per oltre 41 milioni, una parte della quali potrebbero tornare alla Sicilia per realizzare interventi concordati con Palazzo Chigi.

La nota del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione è stata protocollata all’assessorato al Bilancio il 30 luglio scorso. Comunicava le decisioni assunte dal Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, nella seduta del 30 giugno scorso. Lì, “a seguito della ricognizione concernente lo stato di utilizzo delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) 2007-2013”, il Cipe ha deciso “di salvaguardare tutti gli interventi per i quali l’assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti (in pratica gli impegni di spesa, ndr) è prevista entro il 31/12/2014 (termine esteso al 31/12/2015 per quelli finanziati con la delibera Cipe 60/2012 relativa a interventi nei settori ambientali e della depurazione)”. Per questi interventi è però prevista una sanzione del 10 per cento, che sarà posta a carico della prossima programmazione. Gli interventi per i quali l’assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti è prevista dopo le date sopra citate sono “da considerare privi di copertura finanziaria”. Infine, si è deciso di riassegnare sulla programmazione 2014-2020 le risorse sottratte alla disponibilità della Regione, ma con una decurtazione del 15 per cento, “destinandole a interventi concordati con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, le cui obbligazioni giuridicamente vincolanti dovranno essere assunte entro il 31/12/2015”.

Insomma, una bella stangata per la Sicilia, tanto che con una lettera datata 3 settembre il ragioniere generale della Regione ha scritto all’ufficio legislativo e legale della Regione chiedendo di “valutare la possibilità di proporre impugnativa” della nota del Dipartimento Sviluppo e Coesione.

La delibera, infatti, scrivono gli uffici di via Notarbartolo, “penalizza notevolmente la Regione in quanto applica sanzioni per 71,1 milioni di euro e revoca risorse per 41,4 milioni, di cui 35,2 potrebbero essere recuperati sulla programmazione Fsc 2014-2020”. Insomma, tra le sanzioni e le somme revocate, se tutto andasse nel miglior modo possibile (e una parte delle some sottratte tornassero alla Sicilia) andrebbero comunque persi quasi 80 milioni.

Il Fondo per lo Sviluppo e Coesione è quello che si chiamava Fas, il Fondo per le Aree Sottoutilizzate. Con queste risorse statali la Regione doveva attuare una serie di interventi, ma la delibera Cipe originaria, lamenta la nota del Bilancio, prevedeva che gli impegni giuridicamente vincolanti avrebbero potuto essere assunti fino al 30 giugno 2016. E adesso, si legge nella nota della Regione, sono stati anticipati.

Secondo il Bilancio i ritardi nel cronoprogramma delle opere “non possono essere imputati alla Regione siciliana” ma allo Stato e in particolare ai lunghi tempi necessari per le rimodulazioni a causa delle riduzioni operate dal Cipe o delle richieste effettuate dalla Regione di utilizzare parte dei vecchi fondi Fas per il concorso alla finanza pubblica (l’ultima relativa all’ultima manovra regionale è ancora all’esame del Dipartimento sviluppo e coesione e del ministro delle Infrastrutture). Ma lo Stato è evidentemente di diverso avviso, tanto che alla Regione non resterebbe altro da fare che aprire un contenzioso.

I progetti al centro della delibera Cipe contestata sono stati tutti finanziati tra il 2011 e il 2012. Per sei di essi, le somme vengono del tutto sottratte alla disponibilità della Regione. Si tratta dei lavori per la discarica di Bellolampo (il dipartimento competente è la Protezione civile) e di cinque progetti che riguardano l’Università di Palermo: la realizzazione di aule a Ingegneria, interventi di restauro allo Steri, la realizzazione di un campus per le Biotecnologie (due interventi da 17 milioni e mezzo, che vanno persi con tanto di sanzione) e un altro lotto di interventi da oltre 17 milioni che prevedeva anche il restauro dell’ex convento della Martorana.

Per altre 17 opere ritardatarie invece scatta solo la sanzione. La più salata è quella relativa al completamento del depuratore di Misterbianco (20 milioni e mezzo di stangata). Sanzioni anche per i lavori di realizzazione del depuratore di Acireale, il completamento di quello di Catania, e dell’impianto di Fondoverde Giardini (queste sono tutte opere finanziate con la delibera Cipe 60 del 2012 che dovrebbero avere un’accelerazione in quanto inserite nello Sblocca Italia). Altri interventi sanzionati sono quelli di adeguamento del Viadotto Ritiro, di consolidamento delle gallerie Tindari e Capo d’Orlando, i lavori sulla Camastra-Gela, altri lavori di restauro allo Steri, il recupero del complesso monumentale dell’ex convento di Sant’Antonino a Palermo, lavori di manutenzione all’Università di Messina, lavori all’Università di Enna, uno degli interventi relativi alla realizzazione del Campus di Biotecnologie all’Università di Palermo.

 


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