Appalto di piazza Botteghelle| Sei le richieste di giudizio

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13 Gennaio 2018, 15:52

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FIUMEFREDDO DI SICILIA – Si terrà il giorno di San Valentino l’udienza preliminare del processo scaturito dall’inchiesta condotta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Riposto sulle presunte irregolarità commesse nell’ambito dei lavori di realizzazione di un parcheggio sotterraneo e di ripavimentazione di Piazza Botteghelle a Fiumefreddo di Sicilia. Sei gli imputati che il 14 febbraio compariranno davanti al gup: Salvatore Patriarca, legale rappresentante dell’impresa di costruzioni “Patriarca Geom. Salvatore”, assistito dall’avvocato Luca Mirone; Daniele Filesi, legale rappresentante della Di. Fil. Srl, difeso dall’avvocato Santo Mario Monti; Rosario Russo, legale rappresentante della ditta “Edil Federica Russo srl”, assistito dal difensore Michele Pansera; Domenico Grasso, direttore dei lavori nominato dal comune di Fiumefreddo di Sicilia, difeso dal legale Salvo Sorbello; Salvatore Crimi, rup dei lavori, assistito dall’avvocato Maria Elisa Ventura; e Rosario Leonardi, responsabile dell’ufficio dei Lavori Pubblici del comune di Fiumefreddo di Sicilia, difeso dai legali Giuseppe e Giovanni Esterini. I reati contestati a vario titolo dal sostituto procuratore di Catania Alessandra Tasciotti sono frode nelle pubbliche forniture, violazione delle norme a tutela ambientale e abuso d’ufficio.

L’INCHIESTA. E’ il marzo del 2016 quando i militari della Guardia di Finanza ripostese perquisiscono gli uffici comunali di Fiumefreddo di Sicilia, la sede dell’azienda “Patriarca Geom. Salvatore” a Comiso e le abitazioni di alcuni indagati. I finanzieri sequestrano hard disk e supporti informatici di varia natura. Un’attività investigativa avviata quattro mesi prima dopo il rinvenimento nel cantiere di detriti contenenti amianto. Secondo l’accusa l’Associazione Temporanea d’Impresa, formata dalle aziende “Patriarca Geom. Salvatore” e “Di. Fil. Srl”, aggiudicataria dell’appalto pubblico, avrebbe utilizzato per i ricolmi degli scavi materiale, fornito dalla ditta “Edil Federica Russo Srl”, non previsto dal progetto.

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Nello specifico il materiale, descritto nella documentazione come “stabilizzato”, in realtà sarebbe risultato rifiuto speciale non pericoloso composto da terriccio, scarti di laterizi, mattoni forati e calcinacci. Non solo. I rappresentanti legali delle due imprese costituite in Ati sono accusati anche di non aver provveduto alla necessaria bonifica del sito dopo il rinvenimento dell’amianto, depositandolo invece nel sottosuolo. Rispondono delle stesse accuse in concorso anche il legale rappresentante della ditta fornitrice del materiale e il direttore dei lavori. Dovranno rispondere di abuso d’ufficio, invece, il rup, il responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici comunali e il direttore dei lavori, per non aver compiuto i previsti controlli, procurando così un ingiusto vantaggio patrimoniale all’azienda che, acquistando materiale non conforme ad un prezzo inferiore, avrebbe ottenuto un considerevole risparmio.

 

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13 Gennaio 2018, 15:52

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