Tradito dal telefono rimasto aperto | Il mega colpo e i mister X

di

06 Aprile 2018, 16:04

3 min di lettura

PALERMO – Il quadro indiziario era già chiaro. Poi, uno dei presunti protagonisti della maxi rapina al portavalori ci ha messo del suo per svelare le responsabilità nel colpo da un milione e 700 mila euro, il più grosso negli ultimi vent’anni di cronaca nera palermitana. Un commando di malviventi ripulì il carico di banconote di un’agenzia di sicurezza privata.

Il giudice per le indagini preliminari Annalisa Tesoriere ha ordinato l’arresto di Giovanni Giotti, Marco Marsala e Carmelo Balsameli. È il telefono di quest’ultimo che squilla il 9 settembre 2016. Dunque, un mese dopo l’assalto. Balsameli rifiuta la telefonata. O meglio, crede di avere chiuso la conversazione. Il telefono, però, resta aperto.

I poliziotti della sezione Reati contro il patrimonio della Squadra mobile, guidati da Rodolfo Ruperti e coordinati dal sostituto procuratore Federica La Chioma, registrano la conversazione a più voci. Secondo gli investigatori, ha il valore di una confessione. Balsameli entra nel dettaglio, tirando in ballo altre due persone che non sono state stata arrestate: “Allora dimmi una cosa, secondo te io, come faccio a sapere la dinamica che eravate in quattro?”. “Cinque… con quello nella macchina.. pure se quello non ha fatto niente…”, lo corregge uno dei presenti. E lui aggiunge: “… affari vostri… quello che è…”.

Articoli Correlati

Quindi parla della spartizione del bottino: “Dopo che ci sono i dieci di Giotti… dice senti, dice senti questo ragazzo è un metronotte… questi sono i soldi… Giotti pigghiò… io al metronotte gli ho levato quindicimila euro gli ho levato al metronotte io…”.

Balsameli dimostra di essere a conoscenza del colpo sin dalle fasi della pianificazione. Cita nomi e soprannomi di due personaggi ancora da identificare. Potrebbero rappresentare il livello superiore della banda. Un uomo del quartiere Noce di Palermo, soprannominato “u’ luongu” insieme a Giovanni “u’ Mussu”, l’anno precedente si era recato da lui in compagnia di un “metronotte”. “u’ Luongo”, però, aveva rifiutato “la situazione” rinviandola all’anno successivo, anche se il metronotte (“il picciotto”) aveva insistito: “Ricordati che tutti e due facevamo la fame e ci compravamo le sigarette queste…te le devi ricordare queste cose. Ricordati che noi ci facevamo la fame tutti e due – spiega Balsameli – non te lo scordare, ed io non ti posso tradire mai a te. Vedi che sono venute persone della Noce, u signor luangu, venne fin qua dalla noce… è venuto Giovanni u mussu da me a casa. Dice senti, dice senti questo ragazzo è un metronotte… poi ti dico una cosa, gli dici al signor lungo, che questa persona per come lo conosco io, davanti a me gli ha proposto da u luangu, questa situazione. E u luangu gli ha detto no, se ne parla tra un anno. Ed allora gli ha detto quel picciotto davanti a me, allora io vado avanti. E lui gli ha detto puoi andare avanti.

Infine, Balsameli confermerebbe di avere ricevuto la sua parte. Una cifra che ritiene irrisoria per il lavoro svolto: “ed io mi dovrei prendere trentaseimila euro io che ho fatto nottate ed ho buttato sangue dal cuore, a portare macchine, andare a prendere il furgone, rischiare la galera, sono andato a prendere le armi da mio padre.1 Ho dovuto garantire, gli ho tappato la bocca a quello a Rosario..”.

Pubblicato il

06 Aprile 2018, 16:04

Condividi sui social