Cronaca

Arresti e rivolta in carcere: chi è il siciliano coinvolto

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20 Febbraio 2022, 13:30

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ALCAMO – C’è anche un alcamese tra i protagonisti della rivolta avvenuta nel carcere di Melfi il 9 marzo del 2020. Si tratta di Vincenzo Campo, classe ’68. Campo è tra i destinatari di un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di 29 persone.

Il provvedimento

Il provvedimento è stato eseguito dalla Polizia. Gli arrestati sono indiziati di aver preso parte alla rivolta, nel più ampio contesto dei moti di protesta contro le misure restrittive imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per il contenimento del Covid-19. Durante la sommossa personale sanitario e diversi agenti della polizia penitenziaria, in servizio presso l’istituto melfitano, rimasero sequestrati per circa nove ore. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, attraverso la ricostruzione di tutte le fasi della protesta, hanno permesso di risalire all’identità di tutti i detenuti protagonisti della sommossa.

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Il siciliano coinvolto


Il nome di Vincenzo Campo, classe ’68, è legato all’operazione antimafia “Crimiso” conseguente ad una indagine della Squadra Mobile di Trapani coordinata dalla procura distrettuale di Palermo e che nel giugno 2012 portò all’arresto di dodici persone. Campo fu uno di questi, nella cosca era soprannominato “commendatore”, di professione “procacciatore d’affari”, destinatario poco tempo dopo l’arresto di una confisca di beni per oltre 800 mila euro e finì anche sotto inchiesta da parte della Guardia di Finanza per bancarotta fraudolenta e altri reati finanziari. L’arresto per l’operazione “Crimiso” lo ha portato ad una condanna a sette anni e otto mesi. Per i reati finanziari ha avuto inflitti quattro anni. Campo era la longa manus del nuovo capo della cosca mafiosa di Alcamo, Nino Bonura, che, sebbene sottoposto all’obbligo di dimora a Cinisello Balsamo, si era intestato la riorganizzazione delle famiglie mafiose di Alcamo e Castellammare del Golfo. Campo era un vero e proprio faccendiere al servizio di Cosa nostra, a lui la Squadra Mobile prima e la Guardia di Finanza dopo, hanno ricondotto un vero e proprio sistema di malaffare, attraverso la creazione di numerose società “fantasma”. Le imprese, tutte intestate a prestanomi, avevano il compito di acquistare delle merci di svariato genere dichiarando successivamente il fallimento dell’impresa e l’impossibilità di pagare i fornitori. La merce acquistata veniva successivamente venduta e rimessa nel mercato a prezzi ridotti generando dei guadagni illeciti per le società. Tra le merci acquistate dalle società si riscontrano condizionatori, notebook, pc, trattori e altra merce di vario genere. Il tutto si svolgeva senza presentare mai dichiarazioni fiscali eludendo, in questa maniera, sia i fornitori che il fisco. Introiti in nero che sarebbero stati utilizzati per riempire la cassaforte mafiosa alcamese. L’ impresa, dalla quale sono partite le indagini, è la società “Centro distribuzione merci alcamesi” . Tra i beni che furono sottoposti a sequestro vi furono alcune ville, immobili, auto di lusso, imbarcazioni, quote societarie e un locale nei pressi di Partinico.

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20 Febbraio 2022, 13:30

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