06 Febbraio 2024, 12:40
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MESSINA – Un blitz antimafia interforze ha portato all’esecuzione di 37 misure cautelari nei riguardi di appartenenti e indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa di Tortorici. L’operazione si è svolta, oltre che nel Messinese, anche nelle province di Siracusa, Enna, Rovigo, Catania e Gorizia. L’indagine è coordinata dalla Dda di Messina.
Il provvedimento eseguito stamattina segue gli esiti dall’operazione “Nebrodi” del gennaio 2020 che aveva fatto luce sulla fitta interconnessione di interessi criminali sui fondi europei e che aveva condotto all’arresto oltre 100 persone, 91 delle quali il 31 ottobre 2022. Il tribunale di Patti, nel processo di primo grado, ha emesso sentenza di condanna per complessivi 600 anni di reclusione e tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’appello di Messina. Avvalendosi anche delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, appartenenti al gruppo mafioso dei “Batanesi”, oggi è stato possibile ricostruire l’esistenza della “famiglia tortoriciana” composta dai Bontempo Scavo e dei Batanesi, accusati di estorsioni e truffe aggravate a danno dell’Unione europea e dell’Agea.
Gruppi che controllavano la coltivazione, l’acquisto e il commercio al minuto di droga che avveniva nel versante tirrenico della provincia di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone. Un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta e Santo Stefano di Camastra sarebbe stata costretta a consegnare 4mila euro per le festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e sino al 2018. Alcuni privati erano costretti a cedere terreni da destinare al pascolo. Eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze di sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali. Oltre alle msiure cautelari anche un sequestro preventivo di 349 titoli Agea, definiti “tossici” e di somme superiori a 750mila euro su conti di 8 società derivanti dalle erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020.
Le investigazioni confermano che le frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose (unitamente a estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti), più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi.
Le persone finite in carcere dopo l’operazione della polizia, dei carabinieri e della Finanza sui Nebrodi oggi sono 21: Carmelo Bontempo Scavo, 46 anni; Salvatore Bontempo Scavo, 56 anni; Sebastiano Bontempo Scavo, 31 anni; Sebastiano Bontempo Scavo, 52 anni; Antonino Calabrese, 71 anni; Alfio Cammareri, 50 anni; Paolo Cancelliere, 40 anni; Signorino Conti Taguali, 44 anni; Cesare Costanzo Zammataro, 32 anni; Giuseppe Costanzo Zammataro, 47 anni; Antonino Daniele Faranda, 48 anni; Leone Faranda, 34 anni; Carmelo Galati Massaro, 49 anni; Salvatore Giglia, 56 anni; Rosario Iuculano, 63 anni; Basilio Lionetto, 36 anni; Salvatore Roberto Parlagreco, 43 anni; Alessandro Taranto, 32 anni; Fortunato Taranto, 68 anni; Giuseppe Taranto, 43 anni; Marco Taranto, 36 anni. Ai domiciliari finiti due persone: Giuseppe Furnari, 60 anni e Giuseppe Giletto, 55 anni. Le accuse ipotizzate dalla procura di Messina sono di associazione a delinquere, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, truffa allo Stato, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falso ideologico (a carico di un pubblico ufficiale) e tentata violenza privata.
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06 Febbraio 2024, 12:40