05 Luglio 2021, 07:01
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PALERMO – L’indagine della Direzione distrettuale antimafia che ha portato al blitz con 81 arresti nelle province di Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro inizia nel 2017. I carabinieri della compagnia di Partinico puntano l’attenzione sul possibile legame d’affari fra Ottavio Lo Cricchio, imprenditore partinicese del settore vinicolo, e Michele Vitale, della famiglia “Fardazza”.
Secondo i carabinieri del Comando provinciale, cinque organizzazioni gestirebbero il grande affare della droga. Nella prima Michele Vitale opererebbe assieme a Lo Cricchio, Giuseppe Lombardo e Pietro Virga.
Nella seconda il ruolo chiave sarebbe di Michele Casarubbia, che al sua fianco avrebbe la moglie Tiziana Vaccaro, il padre Leonardo, la madre Antonina Vitale, Claudio Bommarito, Roberta La Fata e Vincenzo Palumbo.
Il terzo gruppo sarebbe guidato da Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà, ai cui ordini lavorerebbero Calogero Sicola, Roberto Lunetto, Ignazio La Fata, Filippo Vitale e Vincenzo Ferreri.
Il quarto gruppo sarebbe diretto dai fratelli Maurizio e Antonino Primavera con al fianco Federico Daniel Purpura, Giuseppe Imperiale, Biagio Imperiale e Simone Purpura.
Infine, il quinti gruppo promosso dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida con Massimo Ferrara e Angelo Cucinella, di cui farebbero parte Maria Guida (sorella di Gioacchino e Raffaele), Salvatore e Savio (fratello di Salvatore) Coppola, Margherita Parisi (madre di Gioacchino Guida), Roberta Pettinato (compagna di Gioacchino Guida), Filippo D’Arrigo, Fabio Giacalone, Edoardo La Mattina, Marco Marcenò, Salvatore Primavera (fratello di Maurizio ed Antonino), Rosario Stallone, Vincenzo Messina, Gianvito Inghilleri, Riccardo Biagio Sanzone.
La cocaina arriverebbe dal Lazio tramite i corrieri Alessio Antonacci e Stefano Carocci (referenti del gruppo Guida), e dalla Campania, dove i Guida hanno stretto accordi con i fratelli Giovanni e Raffaele Visiello, dell’omonimo clan camorristico di Torre Annunziata. Sempre i Guida comprerebbero l’hashish dal palermitano Marco Marcenò.
Le contestazioni per associazione mafiosa riguardano Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale, (classe 1967), mentre di concorso esterno risponde Giuseppe Tola. Lombardo è il genero dello storico capo mandamento di Partinico Leonardo Vitale. Il suo prestigio criminale viene invocato per dirimere questioni delicate: nell’agosto 2017 ad esempio intervenne per chiedere una punizione nei confronti del buttafuori di una discoteca che aveva picchiato un ragazzo la notte di Ferragosto. Un’altra volta intervenne per mettere la pace fra due imprenditori che gestiscono le macchinette del caffè, oppure per recuperare un mezzo agricolo rubato, ottenere un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo abusivo di animali. A Lombardo si sarebbero rivolti anche i titolari cinesi di un negozio per scoprire l’autore di un furto.
Cassarà, oltre ad essere il braccio destro di Lombardo, avrebbe mantenuto i rapporti con Francesco Nania, arrestato per mafia nel 2018. Dal carcere Nania avrebbe continuato a gestire gli affari. Le comunicazioni di Nania verso l’esterno sarebbero state mediate da Giuseppe Tola, titolare di un’agenzia immobiliare di Partinico. Sarebbe stato Tola a mettere i mafiosi in contatto con un agente della polizia penitenziaria in servizio al carcere Pagliarelli, accusato di corruzione aggravata. In cambio di informazioni sull’organizzazione della struttura carceraria e la consegna della posta avrebbe ricevuto generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante ad un prezzo inferiore a quello di mercato.
Nel luglio 2020 il Consiglio comunale di Partinico è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Il sindaco si era dimesso un anno prima. Ora si scopre che c’erano “documentare aderenze tra alcuni degli indagati e diversi politici locali: tali acquisizioni sono state valorizzate anticipatamente d’intesa con l’autorità giudiziaria per promuovere l’accesso ispettivo insieme ad altri elementi rilevati da altre indagini”.
Si sarebbe occupata di droga mentre era sotto programma di protezione. Giusy Vitale, la sorella dei capimafia che aveva scelto di collaborare con la giustizia, è ormai un’ex pentita. Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito il viaggio a Roma nel 2018 assieme al figlio Michele Casarrubia per trattare l’acquisto di un grosso carico di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, meglio conosciuto come “Claudio Casamonica”, personaggio di vertice dell’omonimo clan romano, poi deceduto per Covid.
Vitale, inoltre, avrebbe fatto affari con i fornitori calabresi di Milano e Bergamo. Risulta, scrivono gli investigatori, “pertanto assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da cosa nostra partinicese in particolare”.
Il blitz della Direzione investigativa antimafia si è sviluppato fra Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari. Sono in tutto diciannove le persone arrestate per associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione ed al traffico illeciti di sostanze stupefacenti. I ruoli chiave sarebbero quelli di Giuseppe Accardo, Pietro Canori, Vincenzo Cusumano, Marco Antonio Emma, Giuseppe Gaglio, Salvatore Leggio, Mustafà Rachid Madmoune, Maria Rita Santamaria, Giuseppe Toia, Antonino Tranchida e Michele Vitale (quest’ultimo è figlio del boss Vito Vitale).
La marijuana viene coltivata nelle campagne intorno a Partinico, mentre per la cocaina si rivolgono alla ‘ndrina dei Pesce di Rosarno (Reggio calabria), a cui apparterrebbero Pesce, Grasso e Canori, noto narcotrafficante romano che già nel 2021 era stato catturato in Spagna.
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05 Luglio 2021, 07:01