Arriva l’ecotassa sui rifiuti | Stangata per i Comuni in ritardo

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12 Marzo 2016, 13:39

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PALERMO – Un ‘ecoincentivo’ alla raccolta differenziata che rischia di diventare un fardello pesantissimo per i bilanci di molti dei 390 Comuni siciliani. E’ il ‘tributo speciale’ che le amministrazioni dovranno pagare per il deposito dei rifiuti solidi in discarica: una tassa già esistente ma che con la finanziaria appena approvata dall’Ars è quasi raddoppiata per quelle realtà rimaste inchiodate a percentuali minime di raccolta selezionata dei rifiuti. Dai 12,36 euro fissi per ogni tonnellata di immondizia versata in discarica, infatti, si è passati a un sistema a sei scaglioni che calcola l’aliquota da applicare in base ai risultati raggiunti nella raccolta differenziata. Un cambio di direzione, deciso dal governo regionale per fare fronte ai diktat dell’Europa, che per i soli nove comuni capoluogo di provincia porterà a un esborso complessivo di oltre undici milioni di euro aggiuntivi rispetto agli attuali 9,8. Il conto finale sarebbe di 20,4 milioni.

La vecchia versione dell’ecotassa, infatti, ha un peso di quasi dieci milioni di euro sui bilanci delle nove grandi città siciliane. Con il nuovo corso, se entro l’1 gennaio 2017 non dovessero alzarsi i livelli di differenziata, la spesa rischia di raddoppiare. Una batosta figlia dei numeri impietosi registrati dalla raccolta nelle nove città. In base ai dati del 2014, provenienti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Agrigento, Enna, Messina, Siracusa, Catania, Palermo, Caltanissetta e Trapani registrano dati di raccolta differenziata sotto al 15 per cento. Questi comuni, qualora il trend non dovesse cambiare, passeranno dai 12,36 euro a tonnellata a 21,52.

La sola città di Palermo vedrebbe lievitare il suo conto dai 3,9 agli 8,1 milioni di euro. Catania passerebbe da 2,3 a 4,8 milioni, Messina da 1,2 a 2,6. L’unica realtà che supera lo sbarramento del 15 per cento è Ragusa, che con il suo 17,19 per cento rientra nella seconda delle sei fasce stabilite dall’ultima finanziaria (dal 15 al 25 per cento di differenziata). In questo caso verrebbe applicata un’aliquota pari a 19,37 euro per tonnellata di rifiuti depositata in discarica. Al computo complessivo va aggiunta un’addizionale del 20 per cento sul tributo speciale, inserita anch’essa nell’ultima legge di stabilità, che fa lievitare il conto finale a 20,4 milioni.

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Numeri che turbano non poco i sogni degli amministratori locali, alle prese con bilanci asfittici e conti che faticano a quadrare. La terza fascia, dal 25 al 35 per cento di differenziata, porta il ‘tributo speciale’ a 15,06 euro per tonnellata. Il quarto scaglione, dal 35 al 45 per cento, porterà a un esborso di 12,91 euro. Il risparmio rispetto all’attuale tariffa unica di 12,36 euro scatterà soltanto al quinto scaglione: con una percentuale di differenziata tra il 45 e il 65 per cento, infatti, l’aliquota scenderà a 7,75 euro. Le percentuali più alte, oltre il 65 per cento, verranno ‘premiate’ con un tributo di 5,17 euro per ogni tonnellata conferita in discarica. La nuova versione dell’ecotassa ha assunto le sembianze di una tassa di scopo, con il 50 per cento dei proventi destinati ai Comuni e la restante parte che verrà reinvestita negli impianti. La legge prevede inoltre un meccanismo premiante: i Comuni che raggiungeranno un incremento annuo di differenziata del 10 per cento otterranno uno sconto del 30 per cento sul tributo speciale, per chi aumenterà la raccolta selezionata del 15 per cento, invece, otterrà uno sconto del 40 per cento.

C’è un anno di tempo per porre rimedio, ma intanto alla Regione hanno già fatto i calcoli e visti i Comuni con basse percentuali di differenziata si stimano entrate per 28,4 milioni di euro. “Alla fine, nel complesso, si sfonderà il tetto dei 40 milioni di euro”, è l’allarme di Paolo Amenta, vicepresidente di Anci Sicilia. “La Regione ha portato a termine soltanto una manovra per fare cassa, gravando sui Comuni – afferma -. Ad oggi il territorio siciliano è pressoché sprovvisto di impianti di compostaggio e inoltre non esiste un piano di impiantistica sovracomunale, eppure si cala dall’alto una riforma che pesa solo sulle spalle dei Comuni. Incentivare la raccolta differenziata – prosegue Amenta – è sacrosanto e giusto, ma bisogna prima fornire strumenti e direttive precise alle amministrazioni locali. Se anche domani i raggiungesse la quota del 65 per cento, non ci sarebbero neanche gli impianti per accogliere i rifiuti. Non si può scaricare tutto sui sindaci”.

“Nessuna manovra per fare cassa – replica l’assessore regionale all’Energia, Vania Contrafatto -. L’ecotassa spingerà i Comuni a svegliarsi dal loro torpore e a portare a termine ciò che avrebbero dovuto fare da tempo. Le risorse che verranno fuori, inoltre, andranno a premiare i Comuni virtuosi e saranno utilizzate per cofinanziare gli impianti, la cui costruzione spetta agli enti locali attraverso le Srr (Società di regolamentazione della gestione dei rifiuti, ndr). In questi anni i Comuni sono rimasti indietro, la situazione non è più sostenibile. Tutti devono arrivare alla soglia del 65 per cento di raccolta differenziata e per venire incontro alle esigenze degli enti locali abbiamo previsto un meccanismo graduale. I Comuni si muovano – ribadisce Contrafatto -, c’è tempo fino al 2017 e basta poco per aumentare le percentuali di differenziata. A Isola delle Femmine, ad esempio, in pochi mesi è stata raggiunta la soglia del 40 per cento. E’ la dimostrazione che chi vuole può riuscirci. Il Piano rifiuti? C’è dall’estate del 2015 – conclude -, basta soltanto che gli amministratori locali lo consultino”.

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12 Marzo 2016, 13:39

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