Ars, vitalizi per gli under 60: | Per 4 ex deputati “è un diritto”

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19 Gennaio 2013, 16:00

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PALERMO – Non a tutti sta bene il percorso di spending review tracciato dal nuovo consiglio di Presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana. Dal primo gennaio 2012 infatti è stato abolito l’istituto dell’assegno vitalizio dei deputati. Ora il sistema è quello previdenziale contributivo, infatti nella busta paga degli onorevoli di stanza a Palazzo dei Normanni c’è una trattenuta mensile pari dell’8,8% dell’indennità lorda. Bisogna però aver compiuto almeno 60 anni, ed aver svolto almeno due mandati parlamentari completi, per ricevere l’assegno pensionistico. Per coloro i quali sono stati deputati più di cinque e meno di dieci anni invece l’età minima per avere la pensione è di 65 anni.

All’ufficio di Presidenza sono però giunte le richieste di quattro ex parlamentari che hanno maturato la pensione secondo i vecchi criteri, ma non posseggono i requisiti anagrafici in questo momento. Si tratta di Innocenzo Leontini, Salvino Barbagallo, Nino Beninati e Camillo Oddo. Il primo, 53enne, è stato inquilino di Palazzo dei Normanni dal 1996 al 2012, eletto primo con Forza Italia e poi con il Popolo della libertà, anche assessore all’Agricoltura nel 2004. Il 55enne Barbagallo è stato invece deputato con la Democrazia cristiana e con il Ccd dal 1991 al 200, ricoprendo l’incarico di assessore agli Enti locali dal 1998 al 2000. Il 56enne Beninati ha frequentato gli scranni di Sala d’Ercole per ben quattro legislature, dal 1996 al 2012, a fianco del già citato Leontini.

Camillo Oddo di anni ne ha 56. Esponente del Pd, è stato vicepresidente dell’Ars e deputato dalla XII alla XV legislatura. Ora però è tornato a insegnare: “Non vivo di questo – dice a LiveSicilia –, per cui non ho bisogno della pensione. Secondo la legge però mi spetta. In Sicilia abbiamo abolito il vitalizio nel 2001, passando al sistema contributivo. Siamo stati addirittura dei precursori, nessuno però lo sottolinea”.

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Non la pensa allo stesso modo invece Francesco Forgione, oggi 52enne ma deputato regionale fra il 1996 ed il 2006. Il capolista al Senato per Sel è perentorio: “Non ci penso nemmeno a chiedere quei soldi, anche se mi spettano. Prima e più di me altrimenti ne avrebbero diritto quei lavoratori costretti a non andare in pensione prima dei 67 anni dalla riforma Fornero”. Forgione aggiunge anche: “Oggi vivo della cassa integrazione del mio giornale (Liberazione, ndr), e dei diritti d’autore dei miei libri. Credo però che rinunciare a quei soldi sia un atto di igiene politica a cui non era possibile sottrarci”.

Intanto riceveranno un assegno mensile che varia fra i 1023 euro ed il 2756 euro coloro i quali sono in pensione dal primo gennaio. Si tratta di Gugliemo Scamacca della Bruca, Giancarlo Confalone, Giuseppe Termine, Sebastiano Sbona, Ignazio Marinese, Roberto Ammatuna, Pino Apprendi, Giuseppe Limoli, Mario Ferrara, Giovanni Cristaudo e Giovanni Mercadante. Matureranno invece la pensione durante il 2013 Giovambattista Bufardeci e Giuseppe Gennuso. Se uno di questi deputati però venisse eletto come deputato nazionale, senatore o europarlamentare la sua pensione verrebbe sospesa.

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19 Gennaio 2013, 16:00

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