Cronaca

“Assaliti dalla folla allo Zen, il mio collega è ancora sotto choc”

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09 Ottobre 2024, 06:05

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PALERMO- “Non riesce più a dormire la notte, è molto provato”. Susanna Mineo, medico del 118, racconta l’aggressione subita da un soccorritore della sua squadra, intervenuta pochi giorni fa allo Zen dopo un incidente.

“Volevano aprire i portelloni”

Urla, insulti, minacce e violenza fisica hanno accolto l’ambulanza giunta sul posto sette minuti dopo la richiesta di intervento: “Una confusione incredibile – spiega – che ha sin da subito rallentato il soccorso della ragazza ferita. La folla ha aperto i portelloni del mezzo, qualcuno ha stretto le mani al collo dell’infermiere tentando di strozzarlo, poi sono stati lanciati oggetti di ogni tipo, compresa una bottiglia di vetro finita nell’abitacolo, che ha sfiorato il soccorritore”.

“E’ stato strattonato, tirato per la maglietta, volevano farlo scendere dall’ambulanza che è pure stata danneggiata”, aggiunge. Lividi, graffi, paura. Una situazione paradossale che si ritrova ad affrontare chi cerca di salvare una vita ed è invece costretto a salvare la propria.

“Episodio traumatico”

“Se quella bottiglia avesse colpito il soccorritore alla testa, sarebbe finita molto peggio”. Ma c’è anche l’aspetto e emotivo da non sottovalutare: “Adesso è molto deluso, amareggiato – aggiunge Mineo -. Episodi del genere sono traumatici, rischiano di vanificare il nostro impegno, la nostra passione. Decine di persone ci hanno braccato quel giorno”.

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E poi prosegue: “Io sono riuscita a soccorrere la ragazza e ad effettuare le manovre di primo soccorso, ma l’assalto all’ambulanza ha fatto ritardare le operazioni. Non ci si rende conto che noi interveniamo per aiutare, per salvare chi è in difficoltà. E anche a distanza di alcuni giorni non ci spieghiamo questa reazione assurda, che ci ha messo profondamente in pericolo”.

“Non possiamo vivere nella paura”

“Siamo consapevoli che le aggressioni verbali fanno ormai tristemente parte del nostro lavoro e che con esse dobbiamo quotidianamente scontrarci, ma quelle fisiche lasciano il segno nel corpo e nell’anima. Non è possibile rischiare a questi livelli ogni giorno – prosegue -. Non è possibile avere paura ogni volta che ci si reca nei quartieri più “caldi” della città”.

“Vogliamo soltanto fare il nostro lavoro”

“Si tratta di zone in cui abita anche tanta brava gente – continua Mineo – che rispetta il nostro lavoro e crede nella nostra missione. Le aggressioni però, rischiano di pregiudicare tutto, mettono in pericolo non soltanto noi, ma anche chi deve essere soccorso. Non vogliamo essere eroi. Vogliamo semplicemente fare il nostro lavoro in sicurezza, senza temere per la nostra vita ogni volta che parte una chiamata di emergenza”. Un grido d’allarme simile a quello che arriva dal responsabile della sala operativa 118 Fabio Genco: “Serve maggiore sicurezza”.

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09 Ottobre 2024, 06:05

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