Statuto, bilancio e ricorsi| Tutti i nodi della Super Camera

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19 Novembre 2017, 17:04

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CATANIA – Sono passati quasi due mesi dall’elezione della nuova giunta camerale e il nuovo statuto che disciplinerà le attività della Super Camera è quasi pronto – sono scaduti il15 novembre e senza novità, i termini per variazioni o emendamenti – per l’approvazione del Consiglio che dovrà dare il suo sta bene nella riunione già convocata per domani alle 14.30.

Lo statuto è un atto fondamentale per l’attività della nuova Camera che vede, dallo scorso 4 settembre, l’unione o meglio la fusione di tre enti fino ad allora rimasti autonomi e indipendenti. Si tratta delle tre Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa che rappresentano, adesso, una realtà così grossa da rientrare tra le cinque Camere di Commercio italiane più importanti in termini di aziende iscritte. E non solo per questo, la Super Camera, infatti, vanta circa 29 partecipazioni (il dato è aggiornato al 2015) in società anche fuori Sicilia, tra cui brilla la maggioranza in Sac SpA, società di gestione dell’aeroporto di Catania, con un 61,22%; valore riveduto al ribasso dopo l’ingresso del Comune di Catania tra i soci, con un 2,04%. Oltre alle partecipate la Super Camera del Sud Est dispone di un patrimonio immobiliare complessivo di  33.375.391,15 euro e di un patrimonio mobiliare e in titoli pari a  26.032.665,68 euro (dati 2016).

Anche se il valore sembra ed è cospicuo, non bisogna dimenticare che un immobile o dei titoli non sono facilmente utilizzabili per il pagamento degli stipendi o delle pensioni. Ed è questo il vero problema con cui si sta scontrando la Camera del Sud e non solo. Tutte le Camere di Commercio siciliane hanno, infatti, uno status particolare che le differenzia da quelle del resto d’Italia e le obbliga ad onorare questi due impegni mensili con risorse proprie. Uno status che è sfuggito sia al legislatore nazionale nella formulazione della Legge Madia e dei successivi decreti legislativi e persino a UnionCamere. Mantenendo, però e al contempo, la riduzione progressiva del contributo camerale versato dalle aziende che quest’anno ha raggiunto il dimezzamento del 50 per cento.

Solo per la Super Camera si contano 123 dipendenti che costano, in un anno, 9.277.424,82 euro e di 228 pensionati dal costo annuale pari a 7.655.872,42 euro. Cifre interessanti – e in difetto visto che si riferiscono al 31 dicembre 2016 – che fanno un po’ a pugni con i bilanci, non ancora unificati, dei tre enti. Ecco perché, in attesa dello statuto per mettere in moto l’attività della nuova Camera, l’unico gruppo di lavoro che è stato costituito è quello che si sta occupando del personale in quiescenza. Sei persone in tutto: Brancato, Linguanti, Romano, Giampiccolo e Truglio capitanati dal combattivo Peppino Giannone ultimo presidente della CCIAA di Ragusa. Ma un gruppo, da solo, non basta ad affrontare il problema. Negli ultimi giorni di ottobre si era ipotizzato un intervento del governatore uscente, Rosario Crocetta, tramite un decreto che ripristinasse in Sicilia il tributo camerale. Idea morta sul nascere per opportunità elettorali e di mandato.

Ma l’insostenibilità economico-finanziaria delle Camere siciliane è reale, tanto da giustificare una richiesta per iscritto di azioni immediate inviata, tra fine ottobre e i primissimi giorni di novembre, a UnionCamere. Due i destinatari: il presidente Ivan Lo Bello e il segretario generale Giuseppe Tripoli. La firma in calce è dei sei presidenti camerali siciliani, le tre accorpate e le tre accorpande, che promettono anche, in mancanza di un immediato riscontro, “di attivare tutte le iniziative opportune e consequenziali presso tutte le sedi competenti”.

Cosa si chiede in questa lettera è presto detto: immediata erogazione alle CCIAA siciliane di “16,5 milioni di euro per il 2017 e altrettanti per il 2018 da prelevare dal Fondo di Perequazione all’uopo costituito per ottenere il pareggio di bilancio e consentire agli organi delle Camere la regolare approvazione dei documenti previsionali per il 2018”.

Altrettanto facile è intuire anche cosa si rischia e nella missiva di questo non si fa mistero, “scongiurare l’ipotesi, ormai certa, di non poter, dal 2018, procedere al pagamento di stipendi e pensioni”. Apripista in negativo è la Camera di Commercio di Enna che rischia di non poter erogare gli stipendi di novembre “neppure ipotizzando un licenziamento complessivo del personale di ruolo”, eppure neanche Siracusa balla di felicità se è vero che per il pagamento degli ultimi stipendi deve dire grazie a questo benedetto, quanto contrastato, accorpamento senza il quale avrebbe dovuto utilizzare – come già fatto in passato – i soldi che si sarebbero dovuti accantonare per le pensioni.

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Insomma la situazione è seria e va affrontata subito, prima ancora di dover procedere alle candidature per la nuova presidenza di UnionCamere che scadono a fine dicembre e che sembrano escludere dalla corsa l’attuale presidente Lo Bello poiché non ricopre una presidenza camerale.

Anche se in discussione ci sono posti di lavoro e pensioni, qualcuno sembra avere il tempo – ma sono solo voci di corridoio – di girare in lungo e in largo l’ente di via Cappuccini per trovare la stanza di rappresentanza giusta in attesa dell’incarico da vicepresidente. Concludiamo con una buona notizia ancora ufficiosa: sembra che si voglia proporre il nome di Fabio Scaccia, componente della giunta camerale e amministratore unico di tre aziende catanesi che operano nel settore farmaceutico, per l’onorificenza di cavaliere del lavoro.

Tar, sentenze e Sac, ecco com’è finita 

Davanti al Tribunale amministrativo Regionale sono stati presentati due ricorsi che riguardano la vicenda camerale. Il primo riguarda la procedura di accorpamento applicata dal commissario ad acta Alfio Pagliaro e si trascina, ormai, da quasi due anni. Anche questa volta potremmo dire che l’udienza si è conclusa con l’ennesimo rinvio. “La parte difesa dallo studio Longo ha rinunciato all’istanza cautelare – ci ha detto l’avv. Agostino Cariola che difende Pagliaro -, in più sono stati presentati motivi aggiunti avverso l’elezione del presidente e della giunta. È bene precisare che che il giudice non si è preso nessun tempo, sono loro che hanno chiesto la sospensiva cautelare, cioè la sospensione degli atti in via cautelare – sottolinea Cariola -. Questa è la terza o la quarta volta che accade. Questo processo sta diventando un monstrum (prodigioso, nda) senza che il giudice abbia mai guardato una carta. Cosa che farà forse tra un anno o un anno e mezzo”. 

Il secondo procedimento era stato presentato contro la delibera 5/2016 del commissario straordinario della Camera di Commercio, Dario Tornabene, con cui si revocava la delibera consiliare del 17.06.2016 che a sua volta revocava la volontà della Camera aretusea di procedere all’accorpamento. I giudici del Tar (Antonio Vinciguerra presidente, Francesco Mulieri ed Eleonora Monica) hanno emesso la sentenza N. 02594/2017 con cui si dichiara inammissibile il ricorso contro quest’unica delibera e non anche a tutte quelle propedeutiche che hanno portato all’accorpamento della Camera del Sud Est. In altre parole, a fronte dei vari decreti, non contestati e ormai cristallizzati, emessi da Mise, dal commissario ad acta e dalla Regione Siciliana, la delibera di Tornabene si prospetta come un atto consequenziale e quindi non attaccabile. Le ricorrenti sono state condannate al pagamento delle spese legali di 3.000 euro oltre accessori a favore della CCIAA di Siracusa e altri tremila euro a favore del MISE.

Con l’ingresso del Comune di Catania tra i soci (2,14%) di Sac SpA c’è stato un rimpasto all’interno del Consiglio d’Amministrazione che risulterebbe così composto: Antonella Liotta, Giovanni Vinci, Rosario Dibennardo, Nico Torrisi e Daniela Baglieri. Il condizionale è d’obbligo perché la Liotta non ha ancora accettato l’incarico che poi andrebbe, comunque ed entro 30 giorni, sottoposto al vaglio dei requisiti previsti dall’art. 23 dello Statuto.

 

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19 Novembre 2017, 17:04

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