23 Febbraio 2015, 13:53
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Il vantaggio strategico della barbarie nei confronti della civiltà risiede nell’idea del limite. Quel confine che, secondo gli uomini civili, non potrà mai essere oltrepassato. Quella fragile linea tra orribile e indicibile che i barbari attraversano in fretta, perché il suo superamento sta inscritto nella natura di ciò che sono e fanno.
All’inizio della storia, l’Isis era un’ombra scura, confusa nel cromatismo emotivo dei telegiornali. Il profilo del rischio si è ingrossato, con una escalation che ha un evidente scopo di choc psicologico.
E vennero gli innocenti sgozzati mentre imploravano grazia – chi rammenta più i loro nomi? -, l’americano, il giapponese, l’occidentale, nell’atroce manuale delle barzellette del Califfato. Tutti protagonisti nel ruolo della vittima inginocchiata in attesa della fine. E venne il pilota bruciato vivo. E vennero i cristiani decapitati in riva al mare. E vennero i curdi, mostrati in gabbia, con tanto di speaker microfonato, come in un Festival di Sanremo dell’inumanità.
E venne, infine, la minaccia alla Sicilia e al suo gasdotto. L’orribile – l’orrore che almeno può essere detto – ce lo siamo già lasciati alle spalle; viaggiamo spediti verso l’indicibile. Tra le ultime aggressioni verbali in rete, dunque, non c’è solo il Colosseo deturpato e sormontato dalla bandiera nera di Al Baghdadi, spicca una mappa con il gasdotto siculo-libico che unisce Gela e Tripoli. Si chiama ‘Greenstream’; arriva dai giacimenti di Wafa. L’epigrafe di twitter recita: “Le onde ancora ci separano, ma questo è un mare piccolo, è una promessa al nostro Profeta. State attenti, ogni stupido passo vi costerà caro. Ogni stupido passo incendierà tutto il Mediterraneo”.
Due sono gli estremismi da rifuggire: né il panico, né l’indifferenza ci soccorreranno. Ogni ombra all’orizzonte esprime un suo funzionale codice del terrore. Le efferatezze in serie dell’Isis altro non sono che marketing e show. Servono per creare un’immagine associata alla paura, perciò bisogna mantenersi freddi. Ma non sarebbe nemmeno consigliabile fare spallucce al cospetto dei barbari: opera che sta superbamente riuscendo a questa nostra irresponsabile classe politica isolana che non ha mai messo la questione al centro del suo discorso pubblico. Si amministrano prebende e consulenze, ma a nessuno degli ottimati, tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni, è venuta in mente una approfondita riflessione sul problema.
L’Isis, intanto, pianta le sue bandiere. Ha mezzi, uomini e soldi. E’ incredibilmente vicino. E ha già passato quel limite che solo le nostre illusioni considerano invalicabile.
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23 Febbraio 2015, 13:53