Attivista di Libera, auto in fiamme |”Non fu un’intimidazione mafiosa”

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06 Luglio 2019, 06:10

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PALERMO – Il caso va archiviato perché non è possibile risalire all’identità di chi appiccò il fuoco. Secondo il pubblico ministero e gli investigatori, una cosa è certa: gli elementi raccolti portano ad escludere che Chiara Natoli, attivista di Libera, sia stata vittima di un’intimidazione, peggio ancora di stampo mafioso.

Lo scorso marzo va a fuoco la macchina di Natoli, parcheggiata sotto la sua abitazione nel rione Borgo Vecchio. In una terra in cui c’è la tendenza ad attribuire subito alle vicende una matrice mafiosa piovono gli attestati di solidarietà che spiazzano la stessa protagonista, che avrebbe preferito mantenere un profilo di riservato. Oltre al ruolo di Natoli, c’è anche la concomitanza dell’incendio con la manifestazione organizzata in quei giorni da Libera contro Cosa Nostra.

La polizia rintraccia una telecamera che ha immortalato la scena dell’incendio. Le immagini non sono nitide, ma si vede un uomo scendere in strada e dare fuco alla spazzatura che si è accumulata sull’asfalto. Le fiamme si propagano alla Nissan Pixo dell’attivista che non è il bersaglio dell’incendiario.

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C’è di più: due settimane prima quasi certamente la stessa persona, le caratteristiche fisiche sono simili, è stata immortalata mentre incendiava un cumulo di rifiuti a pochi metri dal luogo dove è avvenuto il secondo rogo.

Sono tutti elementi che fanno escludere al procuratore aggiunto Ennio Petrigni l’ipotesi dell’intimidazione. Il caso va archiviato. Le immagini e le testimonianze raccolte non bastano a risalire all’identità dell’uomo anche se è forte il sospetto, anche per il modo in cui era vestito, che fosse qualcuno che abitava nella strada.

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06 Luglio 2019, 06:10

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