Auguri al nostro Paese, a ogni suo lembo: tellurico e marino - Live Sicilia

Auguri al nostro Paese, a ogni suo lembo: tellurico e marino

Il significato di un gesto.
IL TEMPO FUTURO
di
5 min di lettura

Quando diamo gli auguri, ovviamente dimentichiamo, senza averne colpa, che in realtà augurare vuol dire fare uno sforzo di previsione sul destino della persona cui li diamo. Rimanendo generici, essi diventano un apparato di una buona educazione, ma senza alcun contenuto diverso da questo. L’Augure, infatti, presso gli antichi Italici e i Romani, era un interprete del volere degli dei, rivelato per mezzo delle traiettorie degli uccelli o da altri fenomeni naturali. Questa pratica, ovviamente, ormai non è più seguita, tranne che dagli Astrologi che, a fine d’anno, ci raccontano quello che sta per iniziare. Non è la stessa cosa, ovviamente. Io non sono un Augure. Credo di sapere, però, che quasi ogni cosa di ciò che ancora deve accadere, dipende soprattutto da altre cose già avvenute e avvenenti, e a maggior ragione da noi.

Dipende da noi, che abbiamo pensato di trasformare il mondo e siamo rimasti con la corda in mano mentre il nostro Aquilone scappava via. 

Dipende da noi, sia quando pensiamo, d’essere soli dentro quest’Universo, sia quando immaginiamo di non esserlo; sia quando crediamo di poter fare tutto ciò che ci viene in mente o sentiamo, sia quando siamo convinti d’avere solo dei compiti da eseguire; sia quando crediamo alla fine come a una conclusione, sia quando crediamo alla fine come a un nuovo e diverso inizio. 

Dipende da noi, burocrati macchine, da noi professori che ignoriamo il senso di quello che insegniamo, da noi politici senza il timore della responsabilità, da noi diplomatici senza diplomazia, da noi operai senza operosità, da noi agricoltori senza amore per la terra, da noi che professiamo antichi mestieri intellettuali come se fossero stati inventati appena ieri. 

Dipende da noi che dovremmo farci seguire, ma non sappiamo, dove andare; da noi che dovremmo seguire, ma preferiamo stare nell’unico posto che conosciamo, anche quando questo è un luogo degradato. 

Dipende da noi che crediamo nell’uguaglianza anche quando l’evidenza non ci rende uguali. Dipende da noi che non amiamo le differenze che ci dividono, e non crediamo a Re Artù e ai suoi Cavalieri. 

Dipende da noi che non crediamo che solo intorno ad una Tavola Rotonda noi compiremo ciò che dobbiamo: sederci da diversi intorno ad una circonferenza che ha un centro da cui siamo tutti equidistanti come dei pari. 

Dipende da noi, che davanti a un oggetto familiare non vediamo i secoli occorsi per il suo avvento e gli esseri umani che hanno vissuto senza poterlo utilizzare. 

Dipende da noi che non vediamo, dietro una lavatrice, l’acqua dei torrenti e le mani al freddo che lavano i panni; che non vediamo, dietro una lampadina, le ombre e le corte serate vissute dopo il calar del sole; che non vediamo, dietro una mail, la fatica dei cavalli e dei cavalieri al galoppo da un punto della Terra all’altro solo per trasmettere un messaggio. 

Dipende da noi, che non vediamo dietro ai nostri anni tutti quelli di prima e crediamo che il Mondo sia nato solo nei pressi della nostra data di nascita. 

Dipende da noi, che intendiamo la responsabilità come una riserva definita e circoscritta nel tempo e nello spazio, che abbiamo premure e spendiamo sacrifici solo per i viventi e i parenti stretti, e non immaginano che se esiste un Prossimo e una responsabilità verso di esso, questo Prossimo è composto dalle anime che sono già andate via e da quelle che ancora devono nascere, che non possono dire nulla, e non hanno modo di difendersi: dipende da noi chiedere anche il loro parere, quando facciamo o pensiamo qualche cosa.

Dipende da noi, che non amiamo le contraddizioni feconde e che non sappiamo che il tempo che vale la pena di vivere, quello che conta davvero e ha il peso di un’esistenza sicuramente spesa bene, è sempre un tempo da Grillo Parlante o da Formica, ma che quello che però la storia non dimentica mai, in bene e in male, è sempre un tempo da Cicala o da Lucignolo. 

Dipende da noi, quindi, se dopo quest’anno avremo la capacità di costruirne altri, più ambiziosi, maggiormente gratificanti, con maggiore entusiasmo e ritmo. Non è un auspicio, ma un aspetto della vita che conosciamo bene e che dovremmo non solo non dimenticare ma raccontare a chi non ha avuto ancora la fortuna di saperlo. La storia ci conferma che il tempo, per motivi non comprensibili, ha sempre in serbo momenti di grazia, ma che essi giungono inaspettatamente solo a patto che si prenda tempo, si resista, si riempiano di sforzi e di entusiasmo soprattutto i momenti complicati. Verrà un tempo, quindi, statene certi. Affinché esso arrivi, però, dobbiamo andare verso il futuro, senza evitare il continuo e ripetuto tirocinio con la vita e senza illuderci che si possa averlo senza compromettersi dentro una “Via Crucis” in cui ogni Stazione deve essere obbligatoriamente vissuta.

In ultimo, queste considerazioni, pur valendo per ogni essere umano dislocato sulla Terra, hanno un carattere di precetto, soprattutto per noi che viviamo nel Mediterraneo.

Il Mediterraneo è il campo da gioco privilegiato dei figli di Eolo. Puoi mandarli a giocare sull’Atlantico, sul Pacifico o finanche sull’Indiano, ma loro adorano il Mediterraneo. L’oceano è troppo vasto, poco divertente. Incontri una vela, un fumo, ogni tanto e anche ora, molto più solcato di un tempo, potresti annoiarti e non incontrare compagni di giochi per settimane, alle volte. I figli di Eolo amano il Mediterraneo, perché è un luogo contenuto, una grande piazza d’acqua, dove incontri gente sempre nuova con cui giocare, oppure amici di vecchia data, con cui ricordare. Avere questo privilegio geografico di centralità, vuol dire avere più responsabilità sul futuro di quanto non lo abbiano gli abitanti della periferia, di altre parti del Mondo.

Auguri al nostro Paese. Auguri a ogni suo più piccolo lembo, tellurico e marino. Auguri, perché chissà quanto aspettiamo, prima di vivere per una volta sola. Una sola e unica, però così utile e fondamentale per l’eternità da impegnarci a non scherzare con la libertà, con le convenzioni; a non ripararci, in modo vile, dietro principi e preconcetti, d’ogni genere e tipo, senza affrontare da umani, invece, i dubbi delle contraddizioni. “La vita è qualche cosa che prende, porta e spedisce”. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI