11 Febbraio 2024, 06:40
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LEP, un acronimo con cui dovremo imparare a convivere. E a farci i conti. Soprattutto al Sud. LEP, che sta per “livelli essenziali di prestazione”, è difatti la parola chiave dell’autonomia differenziata e potrebbe costare anche 100 miliardi al Sud. La riforma così fortemente voluta dalla Lega, che in questo modo sancirebbe la distanza tra Nord e Sud nei livelli di prestazione – soprattutto per sanità e scuola – si fonda su una parola odiosa, anche solo a scriverla: differenziare. Una parola in evidente contrasto con uno dei principi fondamentali della Costituzione, quello che riguarda l’uguaglianza di tutti i cittadini.
In virtù del meccanismo iniquo di differenziazione previsto dal ddl Calderoli, infatti, si compromette il principio fondativo della democrazia e si marca – con il bollino di legge – la distanza tra i cittadini che vivono al Nord e quelli che vivono al Sud. Ne viene fuori un’Italia divisa a metà. Eppure la Costituzione su questo punto è chiara: l’Italia è una e indivisibile. Ed il risultato sarà inevitabile: l’incremento della migrazione da sud al nord, di medici, di giovani, di cittadini. Almeno di quelli che se lo possono permettere. Perché anche migrare ha un costo.
Si avrà così lo spopolamento delle aree interne lasciate al totale abbandono: esattamente il contrario di quello che la politica di coesione persegue: ricucire i territori partendo proprio da tre assi fondamentali: mobilità, scuola e sanità. I campi in cui sono possibili autonomie differenziate tra le Regioni, ovvero le competenze a legislazione concorrente previste dall’art 117 della Costituzione, sono molteplici, e vanno dalla salute, all’istruzione, al governo del territorio, alle professioni, al governo del territorio, alla tutela dell’ambiente, all’ordinamento sportivo, etc…
Considerando il tema della Salute dei cittadini, quello che viene minato dalla riforma proposta è il diritto alla salute di tutti i cittadini, il mantenimento in essere di quel sistema sanitario pubblico equo ed universalistico fortemente voluto e creato da Tina Anselmi grazie al quale ‘siamo tutti uguali’ davanti alla malattia. E invece uguali rischiamo di non esserlo più dopo l’approvazione del testo ora all’esame della Camera. Avremo 21 servizi sanitari profondamente diseguali, con i cittadini delle regioni del Sud che non avranno garantito nemmeno i LEA, ovvero le prestazioni ed i servizi minimi di assistenza. Minimi, che significa che senza non si sopravvive, se non si hanno mezzi alternativi.
Dal monitoraggio del Ministero della Salute emerge con tutta evidenza la ‘frattura strutturale’ tra il Nord ed il Sud del Paese, con tutte le regioni meridionali (al netto di Abruzzo, Puglia e Basilicata) ben al di sotto del livello minimale. Saranno invece favorite quelle Regioni che già oggi garantiscono un più performante livello di prestazione, e che hanno maggiori capacità di risposta, come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. Ed è di tutta evidenza che soprattutto dove il sistema pubblico sanitario è in difficoltà, ad essere favorito sarà il sistema privato che potrà garantire quelle prestazioni che il sistema pubblico non può più garantire. Ma ‘a pagamento’. E quindi non accessibili a tutti. O non a tutti negli stessi tempi.
L’autonomia finirà certamente per incidere anche sul sistema tariffario, mettendo a rischio gli strumenti di governance del Sistema sanitario nazionale ed aumentando le diseguaglianze nell’offerta di servizi. Ed ancora, l’autonomia inciderà sulla contrattazione integrativa regionale per i dipendenti della sanità e sulla regolamentazione dell’attività libero professionale, dando ulteriore spinta alla migrazione del personale sanitario e parasanitario verso le Regioni ‘a saldo positivo’. Con la conseguenza del depauperamento delle strutture isolane già in evidente sofferenza per carenza di medici e di personale infermieristico.
Ai Siciliani toccherà sperare di non ammalarsi o armarsi di pazienza anche solo per affrontare l’incubo dei pronto soccorso dove per mancanza di personale le attese infinite sono state – purtroppo – anche letali. Con il rischio che poi magari le regioni del Sud si troveranno costrette ad ‘acquistare’ i sevizi che non riescono a garantire ai cittadini dalle Regioni del Nord. L’autonomia differenziata è un colpo mortale al Mezzogiorno, perché renderà le regioni del Sud ancora più dipendenti dalle economie del Nord. Non a caso, è la riforma ‘bandiera’ della Lega, che in questo è pienamente coerente con il proprio nome; ricordiamo che nasce come Lega Nord.
Insomma, l’autonomia differenziata, oltre ad annullare una delle cose meglio riuscite in Italia, che è il servizio sanitario universalistico e la garanzia del diritto alla Salute per tutti, mina i principi di democrazia e coesione sociale scritti nella nostra Costituzione. Eppure al Senato l’hanno approvata e tra qualche settimana – passato il vaglio della Camera – rischia di diventare legge.
*l’autrice è responsabile Pnrr del Pd Sicilia
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11 Febbraio 2024, 06:40