26 Febbraio 2019, 16:52
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PALERMO – La famiglia rimasta senza una casa potrà rientrare nell’abitazione costruita nei pressi del fiume Eleuterio. Il Tar ha deciso di sospendere l’ordinanza di sgombero del sindaco del Comune di Bagheria Patrizio Cinque accogliendo la richiesta di sospensiva nel ricorso patrocinato dagli avvocati Giovanni Puntarello e Giuseppe Marcellino, partner dello studio Legalit avvocati associati.
Il 9 novembre, dopo l’esondazione del fiume Milicia e la tragedia di Casteldaccia, il sindaco di Bagheria ha ordinato con un ‘atto contigibile e urgente’ lo sgombero di circa quaranta villette costruite vicino a letto dei torrente. Cinque ha vietato in via cautelativa e temporanea la permanenza negli immobili dal primo di ottobre al 31 di marzo e ogni qual volta si registri un’allerta meteo.
Oggi però i giudici della sede palermitana del Tar Sicilia bloccano uno dei quaranta provvedimenti di sgombero e invitano il Comune a rivedere la propria posizione. Per i magistrati infatti ci sarebbero numerosi motivi che lasciano pensare che l’ordinanza non sia legittima.
Secondo l’ordinanza il Comune aveva disposto lo sgombero dopo una “complessa attività di controllo e di sopralluogo” nelle zone a rischio idrogeologico. I giudici però mettono in dubbio questi sopralluoghi. Scrivono: “Non viene indicata né la data né il numero di protocollo del verbale di sopralluogo effettuato”. Mancano poi i motivi che avrebbero portato a indicare come critiche le condizioni della villetta così da ordinarne lo sgombero.
Per il Tar, poi, l’atto non è temporaneo. Le ordinanze contigibili e urgenti dei sindaci infatti non possono durare per sempre. I primi cittadini devono piuttosto stabilire un limite di tempo oltre cui l’ordinanza non è più in vigore. Invece, stando a quanto si legge nelle decisione giudiziaria lo sgombero disposto da Cinque“presenta il carattere di stabilità, perpetuando periodicamente il divieto di permanenza del proprietario nella propria abitazione per ben sei mesi ogni anno”. Insomma se si impedisce di entrare in una casa per sei mesi ogni anno è come se si impedisse l’uso dell’abitazione per sempre .
I giudici amministrativi rimproverano poi al Comune di essersi riparato dietro l’esistenza di un pericolo permanente per giustificare la mancanza di interventi. Bisogna piuttosto che nell’ordinanza risultino “specificate quali siano le misure ordinarie adottate dal Comune per fronteggiare detta situazione di pericolo, che con tutta evidenza non è nuova”.
Ultima critica dei giudici all’operato dell’ente locale arriva poi quanto alla “proporzionalità” del provvedimento che ha lasciato senza casa la famiglia che ha presentato ricorso. Nel 2008 il Comune di Bagheria ha dato prima il parere tecnico di compatibilità idraulica e poi la concessione in sanatoria. In quest’ultima pratica però è stato riportata la pericolosità elevata del luogo in cui sorge il fabbricato. Ma le norme consentivano comunque la realizzazione dell’edificio proprio a seguito della concessione di questo parere.
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26 Febbraio 2019, 16:52